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India, schiaffo al premier cinese: "Quella valigia non entra"

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Come riporta Dagospia, fonti dei servizi segreti indiani hanno fatto trapelare la notizia di un momento di forte tensione vissuto giovedì scorso all'arrivo della delegazione cinese per il G20 nell'hotel a Delhi. Gli agenti indiani, predisposti al controllo dei bagagli diplomatici, hanno impedito a membri del gruppo che accompagnava il premier Li Qiang di trasferire nelle loro stanze alcune valigie di dimensioni sospette, che i cinesi si rifiutavano di far esaminare dai controllori.

I servizi di sicurezza indiani sospettavano che dentro bagagli potessero esserci degli strumenti per intercettare i canali di comunicazione. Dopo 12 ore di stallo, la delegazione cinese ha accettato di portarli nella sede dell'ambasciata di Pechino. Secondo gli ufficiali indiani, non è comunque stato possibile esaminare il contenuto delle valige. E il mistero resta perciò irrisolto.

 

 

Non si tratterebbe della prima volta che il governo cinese tenta di acquisire informazioni da un paese straniero. Era accaduto, per esempio, con gli Stati Uniti quando lo scorso febbraio un pallone spia del Dragone sorvolò per alcuni giorni i cieli degli USA, salvo poi essere abbattuto dal presidente Joe Biden. O, restando nel nostro Paese, alle presunte 11 stazioni di polizia cinesi clandestine installate per monitorare, intimidire e in alcuni casi rimpatriare i cittadini cinesi che vivono in Italia. Insomma, se queste non sono strategie da "guerra fredda", ci assomigliano davvero tanto.

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