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Tsipras fatto fuori, chi mettono al suo posto: la fine dei comunisti

Carlo Nicolato
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Figlio di armatori greci, e lui stesso armatore di successo, ex dipendente di Goldman Sachs con esperienze successive al prestigioso American Center for Strategic and International Studies (CSIS), che ogni giorno fornisce interpretazioni della guerra in Ucraina, elegante e belloccio, emigrante negli Usa e di ritorno, nonché gay dichiarato, fidanzato e in lieta attesa surrogata, il 35enne cretese Stefanos Kasselakis ha un profilo perfetto da candidato alla guida del governo di una democrazia moderna e occidentale come quella greca. Per il momento, tuttavia, le sue aspirazioni sono più contenute anche se decisamente sorprendenti visto che per arrivare a quella posizione cui aspira per innata vocazione Stefanos si è improvvisamente candidato alla guida di un partito radicale di sinistra, cioè Syriza, favorito insomma a succedere, attraverso discusse primarie, al fondatore Alexis Tsipras. Con quel curriculum infatti appariva più adatto a un partito centrista aperto e avanzato, vicino ai cosiddetti poteri forti, non a uno che in passato ha perfino preso le parti di Maduro, tanto da proporre nel suo programma punti in comune con il Partito Socialista Unito del Venezuela.

Ma va anche detto che il suo probabile predecessore non era affatto nuovo a grandi e so prendenti giravolte, tipo quella che l’ha portato a essere il soldatino della Troika, e di fatto un Goldman Sachs ad honorem, dopo essere stato l’apologeta dell’“oxi”, cioè del “no” alla stessa triade Ue-Bce-Fmi al referendum tradito del 2015. Eppure i duri e puri del partito non ci stanno. Per essi Goldman Sachs rappresenta il peggio del capitalismo, «l’organizzatore di tutte le principali crisi del 20° secolo e un beneficiario di quelle crisi», ha scritto il noto commentatore di sinistra, nonché membro del comitato centrale di Syriza, Dimitris Konstantakopoulos. È la banca «che ha svolto un ruolo di primo piano nella distruzione economica e sociale e nella riduzione in schiavitù della Grecia do poil 2010». Kasselakis dice di averci lavorato per soli tre anni, sufficienti a conoscere più da vicino i mali del capitalismo. Tutto studiato e pianificato insomma, ma i suoi critici non ne sono troppo convinti. Come non sono convinti di quella vantata collaborazione con il CSIS che lo stesso Konstantakopoulos ha definito «uno degli istituti più centrali del complesso militare-industriale statunitense, la base operativa della figura più criminale della politica internazionale del 20° secolo, Henry Kissinger».

Alcuni insomma sospettano che Kasselakis sia stato mandato dagli Stati Uniti per infondere a Syriza l’atlantismo, altri insinuano che sia stato preparato da Goldman Sachs per minare la sinistra dall’interno e suggeriscono che dietro ci sia addirittura l’attuale premier Mitsotakis. Altri ancora dicono sia un imbonitore da TikTok con quel suo accento «greco-americano» e i modi studiati fino al minimo particolare, lo accusano di essere perfino un truffatore, di aver presentato la sua candidatura con firme false. C’è pure un certo disagio per i suoi risultati economici e professionali (un armatore come Onassis alla guida di un partito di sinistra!), il suo background cosmopolita con base a Miami e il suo impressionante curriculum che vanta, oltre ai punti già citati e a una laurea alla University of Pennsylvania, un periodo di volontariato nell’amministrazione del presidente Biden. Insomma Kasselakis non piace a Syriza ma in qualche modo va a genio ai suoi simpatizzanti, cioè quelli che domani potranno votarlo alle primarie. Bastano due euro. 

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