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Casa Bianca nel caos: il figlio di Biden fa causa al padre del governo Joe

Matteo Legnani
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Biden contro Biden. Se la scorsa settimana era stata una caporetto per la famiglia del presidente degli Stati Uniti, con il figlio Hunter rinviato a giudizio (prima volta di un figlio di presidente in carica) per l'acquisto illegale di una pistola, la richiesta di avvio della procedura di impeachment per il padre Joe che era pure stato umiliato dalla richiesta del Washington Post di non ricandidarsi alla Casa Bianca, quella appena iniziata (di settimana) non è partita meglio. Ieri, infatti, Hunter Biden ha avviato una causa contro l'IRS (Income Revenue Service, l'equivalente della nostra Agenzia delle entrate), rea, secondo lui e i suoi legali di aver illegalmente diffuso dati circa le sue entrate e le tasse dovute al fisco. Così facendo, ledendo la sua privacy di normale cittadino, hanno scritto i suoi avvocati.

Di fatto, Hunter ha fatto causa a una agenzia federale che è, in quanto tale, parte dell'amministrazione del padre. Ha, cioè, fatto causa a quelli che lavorano con e per il padre Joe. Sotto accusa, Hunter e i suoi hanno messo le dichiarazioni rese al Congresso da due agent dello stesso IRS che, agendo come talpe, avevano riferito a parlamentari membri dello House Oversight Committee particolari circa il ritardo con cui il figlio del presidente aveva pagato una parte delle tasse dovute negli anni 2020 e 2021 e di come avesse detratto dalle tasse anche i pagamenti ad alcune prostitute e per l'iscrizione a uno strip club.

 

 

 

Le rivelazioni erano poi trapelate ai media e anche la copertura dei due whistleblowers era saltata: Gary Shapley e Joseph Ziegler erano divenuti nel giro di poche ore due superstar intervistate da giornali e televisioni. Stando alla tesi difensiva dei legali dei due agenti, «i particolari relativi all'evasione fiscale» di Hunter Biden erano stati riferiti al Congresso perché «potevano rilevare un fenomeno di corruzione a livello governativo» visti i contatti tra Joe Biden e il figlio Hunter circa gli affari poco trasparenti di quest'ultimo in Cina e in Ucraina negli anni tra il 2015 e il 2017 (quando il primo era il vice di Obama).

Dopo l’incriminazione riceuta la scorsa settimana in merito alla vicenda della pistola, quello di Hunter sembra un tentativo per gettare fumo in una questione, quella dell’evasione fiscale (si parla di 2,2 milioni di dollari) per la quale, dopo il fallimento del patteggiamento con il Dipartimento di Giustizia, potrebbe essere in ogni momento rinviato a giudizio. Nella speranza invece, così facendo, di arrivare magari a un nuovo accordo o anche solo (qualora vincesse) di raggranellare un po’ di grana.

 

 

 

Nelle stesse ore della causa intentata da Hunter all’amministrazione del padre, Donald Trump è tornato ad attaccare il presidente. Lo ha fatto spiegando, in una intervista alla Nbc, di essere contrario a una limitazione dell’età per candidarsi a presidente, ma sostenendo che ognuno dei contendenti dovrebbe «sottoporsi a un test cognitivo. Io stesso ne avevo sostenuto uno, di mia iniziativa, nel 2020 – ha aggiunto l’ex presidente – e ne sono uscito in modo brillante». Il problema di Biden (che nel 2024 avrà 82 anni) «non è l’età – ha spiegato ancora il tycoon – ma la sua totale incompetenza». Due settimane fa, un sondaggio della Cnn aveva mostrato come due terzi degli americani siano fortemente preoccupati dall’età avanzata del presidente in carica e dalla possibilità che si ricandidi per un secondo mandato. 

 

 

 

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