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Joe Biden, fuoco amico: "Ha mentito, non si candidi"

Matteo Legnani
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La richiesta di avvio della procedura di impeachment deve aver a dir poco gettato nel panico la Casa Bianca, se è vero che l'ufficio stampa del presidente ha deciso di scrivere ai più importanti media statunitensi (tra cui il New York Times e la Cnn) una lettera in cui li invita a «potenziare il lavoro di scrutinio» delle accuse che accompagnano la richiesta di dimissioni del presidente formulata martedì dallo speaker della Camera dei Rappresentanti, Kevin McCarthy. Da questo punto di vista, McCarthy ha già ottenuto uno degli obiettivi dei repubblicani: accrescere le pressioni su una Casa Bianca che è già alle prese con i pessimi indici di gradimento di Biden e le polemiche sollevate in merito alla sua età, dopo che numerosi sondaggi hanno mostrato come la gran parte degli elettori americani, inclusi quelli di fede democratica, lo ritengano troppo in là con gli anni per ricandidarsi a “comandante in capo” per un secondo mandato.

LA MAZZATA
Ieri, una mazzata sulle ambizioni del presidente in carica è arrivata nientemeno che dal Washington Post, il quotidiano in assoluto più vicino ai democratici. In un editoriale di un suo columnist di punta, David Ignatius, il Post chiede senza se e senza ma a Biden di rinunciare a ricandidarsi perché un suo ticket con Kamala Harris nel 2024 verrebbe sicuramente sconfitto da Donald Trump. Tornando all’impeachment, i collaboratori del presidente hanno già bollato come «bugie» le accuse sulle quali si fonda la richiesta di dimissioni del presidente. McCarthy, da parte sua, ha spiegato che «le indagini da noi condotte in questi mesi dimostrano che il presidente ha mentito agli americani a proposito della sua conoscenza degli affari del figlio Hunter in Cina e Ucraina» e definito quello della famiglia Biden «il ritratto di una cultura della corruzione». Nello specifico, sono sette le accuse mosse dalle due commissioni d’inchiesta a maggioranza repubblicana Biden, relativamente al periodo in cui era il vice di Barack Obama alla Casa Bianca.





Nel 2019 l'attuale presidente disse di non aver mai parlato con Hunter dei suoi affari all'estero, cosa che i repubblicani non sono stati in grado di smentire, ma è provato che Biden incontrò alcuni dei soci in affari del figlio; Biden è accusato di aver fatto molteplici telefonate e aver avuto molteplici interazioni (comprese alcune cene) che hanno portato a guadagni per milioni del figlio e dei suoi soci; i registri bancari dimostrerebbero che una cifra di quasi 20 milioni di dollari è stata pagata ai membri della famiglia Biden attraverso varie società di facciata; il solo Dipartimento del Tesoro avrebbe registrato più di 150 transazioni finanziarie che sono state evidenziate come «sospette» dalle banche americane; un informatore affidabile dell'Fbi avrebbe confermato la consegna di tangenti alla famiglia Biden (su questo punto, il presidente dell'House Oversight Committee, James Comer, ha specificato a Fox News che la tangente ammonterebbe a 10 milioni di dollari, cinque pagati all’allora vicepresidente e cinque al figlio).




CHE BELLA FAMIGLIA
Biden, sempre secondo le accuse mossegli dai repubblicani, avrebbe anche utilizzato il suo ufficio di vicepresidente per dare direttive ai soci del figlio circa il ruolo di quest'ultimo all'interno di Burisma, il colosso ucraino dell'energia del cui consiglio di amministrazione Hunter è stato membro per alcuni anni; infine, nonostante la gravità delle accuse sollevate dalle indagini condotte nei suoi confronti (corruzione, abuso di potere, evasione fiscale), la famiglia Biden avrebbe ottenuto un trattamento speciale dall'amministrazione dello stesso Biden, e in particolare dal Dipartimento di Giustizia. 

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