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Donald Trump presidente? Ecco come cambierà la guerra in Ucraina

Trump

Carlo Nicolato
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La scorsa settimana il “segretario ombra” britannico della Difesa John Healey, ovvero il laburista probabile ministro dello stesso dicastero dopo le elezioni del prossimo anno, ha detto che qualora Trump tornasse alla Casa Bianca l’Inghilterra dovrà essere pronta a sostenere l’Ucraina senza l’aiuto degli Stati Uniti. È più o meno quello che pensano a Bruxelles e nelle cancellerie delle capitali europee, anche se non tutti ritengono sia di per sé un male.

Secondo Emmanuel Macron ad esempio potrebbe essere l’occasione perché l’Europa si svincoli dall’America e crei una propria potenza militare da sola, magari sotto la guida di Parigi; altri, come l’Ungheria e probabilmente la Germania, potrebbero ritenere che senza gli Usa non valga nemmeno più la pena provare a difendere l’Ucraina e spingerebbero per un accordo che metta fine alle ostilità. Nessuno però sa esattamente che cosa farà Trump se dovesse tornare alla Casa Bianca, se continuerà a sostenere la causa ucraina o effettivamente chiuderà i rubinetti degli aiuti militari ed economici.

 

 

TIMORI UCRAINI - A Kiev sono sicuri che la seconda sia l’eventualità più probabile, per tutti i trascorsi tra Trump e Putin, per le simpatie e gli aiuti reciproci, ma anche perché il Tycoon ha già dimostrato di essere capace di dietrofront improvvisi, come quello sull’accordo per il clima di Parigi o quello sul nucleare con l’Iran.

L’unica volta che ne ha parlato chiaramente è stato a maggio scorso in un’intervista alla Cnn durante la quale ha detto che non vuole più spargimenti di sangue e qualora fosse eletto chiuderà la guerra in 24 ore. Come non si sa, non lo ha spiegato nemmeno di fronte alla domanda specifica dell’intervistatore, ma è ovvio che gli Usa hanno il controllo solo della parte ucraina e di conseguenza è solo su Volodymyr Zelensky che possono fare pressione utilizzando appunto i rubinetti degli aiuti. A Kiev peraltro si fa notare che il tycoon nutre anche un certo rancore personale nei confronti del presidente ucraino in quanto i suoi vani tentativi di costringerlo a rilasciare una dichiarazione sull’indagine di corruzione contro Biden prima delle elezioni del 2020 gli hanno procurato il primo impeachment e in parte la sconfitta successiva. «Conosco bene Zelensky» ha detto Trump nella stessa intervista, «anche meglio di Putin».

 

 

Per quest’ultimo invece il ritorno del tycoon sarebbe solo una buona notizia. L’ex ambasciatore americano a Mosca Michael McFaul ha recentemente detto che «il presidente russo ha motivo di credere che grazie a Trump potrebbe concludere un accordo molto migliore con l’Ucraina», ragione per cui non ha alcun interesse a cercare un accordo prima.

BENZINA SU, JOE GIÙ - Meglio aspettare l’esito delle elezioni presidenziali americane, oppure fare in modo che tali elezioni vadano nella giusta direzione, un po’ come si dice abbia fatto in quelle del 2016, anche se non sono mai state trovate prove convincenti. Anziché gli hacker stavolta Putin potrebbe utilizzare l’arma del prezzo della benzina, una delle maggiori vulnerabilità politiche di Biden, come dimostrano i suoi indici di gradimento crollati quando il gallone alla pompa ha toccato i 5 dollari. Un gioco da ragazzi per la Russia che rimane, nonostante le sanzioni, il secondo produttore di petrolio del mondo. Non è detto però che l’Ucraina si convinca a scendere a patti perdendo ovviamente la Crimea e il Donbass, nel quale presumibilmente si terrebbe un referendum sotto l’egida internazionale (idea sul quale Trump si era già espresso quando era presidente). A questo punto diventerebbe esiziale il ruolo dell’Europa che sarebbe costretta a soccorrere Kiev colmando il gap lasciato dagli Usa. Uno sforzo impossibile date le attuali capacità militari europee ma in ogni caso necessario in prospettiva futura. La “separazione transatlantica”, come l’ha chiamata l’Economist, è già in atto. Anche con Biden l’America sta spostando i suoi interessi all’interno e nell’indopacifico, nella competizione che la contrappone alla Cina, fregandosene dell’Europ. Trump è semplicemente l’espressione più brutale di questa tendenza.  

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