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Hamas, "benzina finita a Gaza"? Le immagini che svelano la menzogna

Carlo Nicolato
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Gaza sta finendo la benzina, l’Unrwa- l’agenzia dell’Onu per la Palestina- sostiene che già oggi non ce ne sarà più a sufficienza per alimentare i generatori che fanno funzionare le attrezzature salvavita negli ospedali e mantengono in funzione gli impianti di desalinizzazione dell’acqua. Serve la benzina anche per far funzionare la flotta di veicoli dell’agenzia stessa, compresi i camion autorizzati ad entrare nella Striscia attraverso il confine egiziano con aiuti alimentari e medici. «Molto probabilmente finiremo il carburante disponibile per le operazioni umanitarie tra stasera e domani» (cioè ieri, ndr), ha dichiarato un portavoce dell’Unrwa. «Per noi questo significa che dovremo fare scelte molto difficili fin da ora su ciò a cui dare priorità».

USATA PER I TUNNEL - L’elettricità a Gaza proviene da due fonti: 120 MegaWatt da Israele, canale che come è noto è stata bloccato il 9 ottobre scorso, e altri 70 MegaWatt dalla centrale elettrica di Gaza, che ha esaurito il carburante l’11 ottobre e successivamente è stata spenta. Secondo Israele, però, di benzina a Gaza ce n’è in abbondanza, solo che è tutta nelle mani di Hamas. L’Idf sostiene che i terroristi stiano utilizzando grandi quantità di carburante per il sistema di ventilazione dei loro tunnel, e lo stanno utilizzando direttamente anche per i loro attacchi, che si tratti di mobilitazione o di attacchi missilistici. 

 

 

«Non possiamo lasciare che il carburante passi attraverso Israele per finire nelle mani di queste persone, questi macellai» ha rimarcato il colonnello Peter Lerner, portavoce dell’esercito.

I serbatoi sarebbero sparsi in tutta l’area della Striscia e una serie in particolare - vicino al valico di Rafah, al confine con l’Egitto contiene qualcosa come 350.000 litri di diesel e 500.000 litri di benzina. Abbastanza per far funzionare tutti i 35 ospedali di Gaza, compresi i 6 che l’Oms sostiene siano già stati chiusi. Di questi serbatoi l’Idf ha pubblicato sul suo account di X dettagliate fotografie aeree. «Questa menzogna dimostra quanto il portavoce dell’esercito israeliano sia di mentalità ristretta e incapace di fare affermazioni credibili», ha risposto Hamas in un comunicato.

Il portavoce della Sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha invece descritto le preoccupazioni di Israele come legittime, ma ha anche aggiunto che in un modo o nell’altro «il carburante deve poter arrivare alla popolazione di Gaza».

 

 

FIUME DI SOLDI - D’altronde, l’Unrwa vanta un rapporto privilegiato con gli Stati Uniti, specie con l’ultima amministrazione democratica, e l’intervento di Kirby fa supporre ci sia stata una pressione specifica in proposito. Buona parte del budget di 1,6 miliardi di dollari (secondo gli ultimi dati disponibili relativi al 2022) arriva proprio da Washington, che è con 343 milioni il maggior contributore dell’agenzia. Seguono la Germania (202 milioni), l’Unione Europea (114 milioni) e la Svezia (60 milioni). Questi stati insieme forniscono il 61% dei fondi, mentre il 44% arriva dall’Unione Europea e i singoli Stati che la compongono.

Da notare che invece gli Stati islamici sono molto restii ad aiutare i palestinesi attraverso l’Onu: nel 2022 la ricca Arabia Saudita ha donato 27 milioni, la Turchia 25 milioni. Poco più dell’Italia che all’Unrwa ha inviato 18 milioni.

ISTRUZIONE - L’agenzia della Nazioni Unite conta qualcosa come 13.000 dipendenti nella sola Gaza, di questi 125, tra medici ed infermieri, lavorano a turni nei centri sanitari, mentre centinaia di altri si occupano dell’istruzione dei giovani. Un rapporto delle ong UN Watch e IMPACT - SE (Institute for Monitoring Peace and Cultural Tolerance in School Education) del marzo scorso accusa 133 educatori dell’Unrwa e altri 82 operatori affiliati di promuovere attraverso il loro insegnamento l’odio per Israele. Ma questo è un altro discorso. O forse è lo stesso.

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