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Israele, arrivano i commandos Usa. Perché ora può cambiare tutto

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Mirko Molteni
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Commandos delle forze speciali americane sono in Israele a collaborare con le truppe ebraiche nella ricerca e liberazione degli ostaggi rapiti da Hamas e portati a Gaza. Un'ammissione ufficiale è giunta da un vicesegretario della Difesa statunitense, Christopher Maier, secondo cui «elementi delle Special Operations Forces stanno aiutando gli israeliani a fare una serie di cose, fra cui identificare gli ostaggi, compresi quelli di nazionalità americana, è nostra responsabilità farlo».

Maier non ha detto quanti sono i commandos e nemmeno quali, se ad esempio possa trattarsi di Rangers, Berretti Verdi o Delta Force dell'Esercito USA oppure di SEAL della Marina. Altri funzionari del Pentagono, anonimi, hanno fatto trapelare al New York Times che porrebbe trattarsi di «molte dozzine», versione accreditata dalla televisione israeliana Kan, secondo cui FBI, Dipartimento di Stato USA ed esperti americani in trattative su ostaggi stanno facendo da consulenti agli israeliani.

 

 

Martedì Washington aveva reso noto l'invio di «300 militari aggiuntivi in Medio Oriente», ma non si sa comprendano forze speciali. L'impegno degli Stati Uniti cresce e ieri la base statunitense di Al Tanf, in Siria, è stata di nuovo colpita da due droni di milizie sciite alleate di Hezbollah e dell'Iran. Inoltre, stando alla stampa americana, come il Wall Street Journal, la CIA starebbe cercando di rimediare all'errore storico dovuto all’aver dimenticato di monitorare i terroristi di Hamas dopo l'11 settembre 2001, concentrandosi su Al Qaeda e poi sull'ISIS, ma lasciando Israele da sola ad affrontere la minaccia del gruppo sunnita legato all’Iran. 

 

 

 

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