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Gaza, il comandante Cohen: "Sotto l'ospedale operava la Spectre dei terroristi"

Ariel P. Warschauer
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Quando il comandante dell’Unità 401 e il commando del Battaglione Givati, pesantemente armati sono riusciti a entrare nel bunker di Hamas nelle viscere di Gaza City a trenta metri di profondità, non credevano ai propri occhi: il bunker, sotto l’ospedale Al Shifa è uno dei luoghi più importanti finora scoperti e funzionava fino a poco prima dell'arrivo dei soldati israeliani, da vero e proprio centro operativo e di comando in grado di controllare i terroristi islamici in tutta la Striscia di Gaza.

Gli israeliani hanno operato all’interno dell’ospedale in modo chirurgico, in un’area ben delimitata della struttura sanitaria, proprio sotto il pronto soccorso, grazie alle informazioni di intelligence che hanno messo in luce le comunicazioni dell’organizzazione terroristica Hamas provenienti da un centro nascosto a trenta metri di profondità. Ciò che è emerso in modo evidente, è la sofisticatezza della struttura militare impenetrabile e del tutto simile alla “fossa” dell’Idf, il Centro Comando israeliano costruito sotto il quartier generale di Kirya a Tel Aviv.

Il bunker rinvenuto sotto l’ospedale è un’opera di ingegneria militare costata decine di milioni di dollari, e comprende anche un pozzo speciale che scende fino alla profondità di oltre 30 metri sotto il livello del suolo, con un montacarichi che non si limita a scendere a tre o a cinque metri, come quelli scoperti finora, ma raggiunge i 30 metri di profondità e può ospitare fino a sette persone e due carrelli pieni di munizioni. All'interno dei tunnel sotterranei, anche un ufficio adibito alle Comunicazioni e una stanza dotata di impianti per le telecomunicazioni criptate e maxi schermi al plasma.

 

 

Qui gli specialisti dell’IDF hanno riscontrato anche tracce della presenza del capo militare di Hamas a Gaza, Mohammed Deif e del capo dell'ala politica, Yayha Sinwar; tracce ancora fresche, presumibilmente di soli due giorni fa. Questo bunker e i suoi tunnel di collegamento sono anche dotati di impianti di aria condizionata e di speciali filtri anti gas in grado di proteggere le stanze del comando strategico. Gli impianti di comunicazione sono giudicati dai militari israeliani come più sofisticati rispetto a quelli finora trovati nei mini centro di comando sotterranei sparsi da Nord a Sud della Striscia di Gaza.

Comandante Itzak Cohen, lei dirige la 162 esima Divisione, cosa avete scoperto sotto l'ospedale Al Shifa?
«Abbiamo rinvenuto il bunker dove fino a pochi giorni fa si nascondeva il capo di Hamas, uno degli ultimi rifugi rimasti a disposizione di Mohammed Deif. Adesso la sua cattura è molto più vicina, ma mi lasci aggiungere che con questa scoperta abbiamo posto le condizioni che potrebbero presto portare a smantellare l'intera struttura militare e operativa di Hamas a Gaza».

Da quanto tempo operate a Gaza?
«Siamo sul terreno fin dall'inizio delle operazioni militari: abbiamo smontato uno per uno e demolito pezzo per pezzo, tutti i centri operativi e di comunicazione dei terroristi. Oggi i nostri genieri hanno anche distrutto il cosiddetto “Parlamento” di Hamas. Stiamo smantellando l’intera rete logistica e le infrastrutture che hanno richiesto anni ai terroristi per la loro costruzione».

Calarsi all'interno dei bunker e delle gallerie richiede coraggio e personale altamente motivato. Avete trovato molta resistenza da parte dei terroristi palestinesi?
«Sì e anche ieri ne abbiamo catturati più di una ventina, asserragliati a trenta metri di profondità.
Sono già stati incarcerati nelle nostre strutture militari. Scendiamo nei pozzi e nelle gallerie utilizzando anche una speciale unità cinofila. Dall'inizio dell'invasione, i nostri uomini hanno ucciso più di 1.000 terroristi di Hamas. Abbiamo raggiunto e demolito almeno l'80 per cento delle infrastrutture militari e distrutto l’80 per cento delle rampe di lancio di razzi e missili con le quali i terroristi colpivano città e kibbutz israeliani».

 



 

Quali sono stati i vostri primi obbiettivi?
«All’inizio ci siamo concentrati sulla distruzione dell'arsenale a lungo raggio di Hamas, individuando e distruggendo i depositi dei loro missili; poi abbiamo individuato i bunker contenenti i missili anticarro Kometd. Tutto questo ha richiesto un lavoro di precisone con bombardamenti mirati sia da parte dell'aviazione che da parte dell'artiglieria.
Adesso stiamo cercando di individuare i depositi contenenti lanciagranate a corto raggio».

Quanti altri bunker avete trovato e distrutto?
«Uno dei centri di comando più importanti di Hamas demolito dai miei uomini é quello di Al Atatra, un quartiere nord-occidentale della città di Beit Lahiya, a Nord di Gaza: qui abbiamo bombardato il quartier generale noto come Comando 17, e smantellato la sua vasta rete sotterranea; poi abbiamo colpito il centro del comando navale di Hamas a Badr, da cui sono partiti i barchini che il 7 ottobre hanno cercato di assaltare le spiagge di Askelon. Con la caduta dei bunker di Hamas a Shaati, i terroristi non controllano più nemmeno la punta meridionale di Gaza City. L’intelligence militare ha poi individuato il centro di comando sotto l'ospedale Al Shifa e qui siamo intervenuti nella giornata di ieri e dopo furiosi combattimenti anche all'interno dell'ospedale, con i terroristi che colpivano nascondendosi tra i pazienti dei diversi reparti dell’ospedale, abbiamo finalmente preso il controllo della struttura».

Cosa avete trovato dentro questi bunker?
«Premesso che per conquistare il quartiere di Shaati, abbiamo dovuto impiegare qualche migliaio di uomini, il bunker del comando navale aveva al suo interno armi e informazioni sensibili custodite dentro stanze blindate a più di 20 metri di profondità. Abbiamo trovato tracce del passaggio di alcuni ostaggi e perfino una lavagna con segnati i turni di guardia per la sorveglianza dei prigionieri. Sotto l'ospedale Al Shifa invece, oltre a una vera e propria armeria, in una stanza c’era una sedia utilizzata per torturare i prigionieri e poi carte con i dettagli dell'attacco del 7 ottobre, e in un computer i nomi e i cognomi dei palestinesi che sono stati premiati da Hamas per aver catturato civili e militari israeliani: accanto a ciascuno nome, l'indicazione del premio tanto ambito e riscosso nei giorni successivi alla strage del 7 ottobre: un premio di 10 mila dollari in contanti» . 

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