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Hamas, mossa degli Usa: esilio per i leader, ecco dove

Mirko Molteni
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Funzionari americani e israeliani, secondo il Wall Street Journal, stanno studiando un piano per espellere da Gaza tutti i miliziani di Hamas. L’ipotesi prevede una Gaza “Hamas free” guidata da un governo sostenuto da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Ai terroristi, esclusi gli autori e i responsabili delle stragi come Yahya Sinwar e Mohammed Deif, sarebbe offerta la possibilità di rifugiarsi all'estero, sulla falsariga del trasferimento nel 1982 della base dell’Olp) di Yasser Arafat da Beirut a Tunisi.

Frattanto, un’estensione del conflitto è sempre dietro l'angolo, considerato il ruolo di Qatar e Iran, in misure diverse, nel supportare Hamas. E' noto che a Doha opera il capo politico del movimento, Ismail Haniyeh. Così si spiegano le parole del vice direttore Affari strategici del ministero degli Esteri israeliano, Joshua Zarka: «Israele regolerà i conti con il Qatar una volta che si sarà esaurito il ruolo dell’emirato nelle trattative sul rilascio degli ostaggi da Gaza. Il Qatar ha svolto un ruolo negativo ospitando e legittimando attività di Hamas».

 

Ciò tocca un nervo scoperto della strategia americana in Medio Oriente, dato che l’emirato si colloca astutamente a metà fra integralismo e alleanza con l’Occidente. In Qatar gli Stati Uniti contano una delle loro maggiori basi aeree nel mondo arabo, quella di Al Udeid, da dove in questi giorni operano bombardieri pesanti Rockwell B-1B dell'US Air Force.

Inoltre, lo scorso 24 novembre è stato reso noto che una squadriglia dell’aviazione qatariota, il 101° Squadron da trasporto, equipaggiato con i grossi velivoli C-130 comprati dall'America, ha superato brillanti esercitazioni venendo dichiarata «interoperabile con la NATO». Il Qatar, dunque, da un lato ospita Hamas, dall’altro flirta con l'Alleanza atlantica.

 

 

Intanto, la portaerei americana Eisenhower, entrata dallo stretto di Hormuz, stava pattugliando il Golfo Persico, quando è stata sorvolata, ieri, da un drone iraniano, di tipo non divulgato, che si è avvicinato all'enorme nave USA fino a meno di 1500 metri, «con una manovra rischiosa e non professionale», secondo il comando Centcom americano. Le immagini filmate dal drone, molto da vicino, della Eisenhower, sono state strombazzate dalla propaganda degli ayatollah, in particolare dall’ammiraglio iraniano Alireza Tangsiri, che ha presentato l’azione come un monito a Washington: «Una portaerei USA entrata nel Golfo è stata costretta a cambiare rotta e a far atterrare i suoi elicotteri dopo un diretto avvertimento delle nostre forze».

Un altro drone iraniano, un Samad KAS -04 lanciato dai ribelli Huthi dello Yemen, armati da Teheran, ha volato verso una nave USA nello stretto di Bab el Mandeb, tra Mar Rosso e Oceano Indiano. L'unità, il cacciatorpediniere Carney, ha sparato sul drone, forse usando la mitragliera radar -assistita Phalanx da 4500 colpi al minuto e portata di 5 km, disintegrandolo prima che causasse danni o vittime. 

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