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Javier Milei? Così ha riportato l'Argentina dentro al mondo civilizzato

Maurizio Stefanini
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Si insedia il 10 dicembre alla Casa Rosada Javier Milei, e ha iniziato a indicare gli elementi chiave del suo governo non appena tornato in Argentina dopo il suo viaggio a Washington, dove ha avuto un colloquio con Jake Sullivan, consigliere alla Sicurezza nazionale dell’amministrazione Biden, e a New York, dove ha visitato la tomba dell’ultimo Rebbe del movimento Chabad-Lubavitch.
Javier ha espresso l’intenzione di convertirsi all’ebraismo, finito il suo mandato.

Innanzitutto l’ex presidente della Banca centrale Luis Caputo, che con Mauricio Macri era stato ministro dell'Economia, occuperà di nuovo quella carica con l'incarico di gestire due riforme chiave, ma indicate da Milei come essenziali per abbattere una inflazione attorno al 140%: la dollarizzazione e l'abolizione dello stesso Banco Centrale.

Caputo ha fatto fare uno studio alla sua società di consulenza Anker, che a maggio giudicò la dollarizzazione fattibile. In particolare, lo studio spiegava che «è importante capire che i problemi economici che il Paese soffre da decenni hanno la loro origine nel fatto che lo Stato spende più di quanto incassa. L’inflazione, il dollaro o la crisi del debito sono le conseguenze del modo in cui viene finanziato il deficit». Dunque, «l’abuso di finanziamento del deficit fiscale attraverso l’emissione monetaria avvenuto durante l’attuale amministrazione ha portato all’accumulo di uno stock di passività remunerate nel bilancio della Banca Centrale che rappresenta una minaccia per l’economia».

Quanto alla dollarizzazione «lungi dall’essere una soluzione magica», resta però una soluzione a un problema estremo: «rinunciare ad avere una propria moneta è la conseguenza della perdita di ogni credibilità a causa della costante e degradante subordinazione delle nostre politiche economiche alle priorità politiche».

 

LA SQUADRA
Indicato spesso come un estremista, Milei ha peraltro fatto una scelta distensiva col confermare ambasciatore in Brasile Daniel Scioli: non solo quello del governo precedente, ma il già vicepresidente di Néstor Kirchner e poi candidato kirchnerista alla presidenza sconfitto da Macri. Un esponente dell'attuale governo imbarcato è anche Guillermo Francos, che da rappresentante presso la Banca Interamericana di Sviluppo passa all'Interno. Gerardo Werthein, già presidente del Comitato Olimpico argentino, sostituirà invece Jorge Argüello nell'ambasciata argentina negli Stati Uniti.
A parte Caputo, altri esponenti importanti del centro-destra di Macri al governo saranno i due candidati arrivati terzi, e il cui appoggio è stato determinante per la sua vittoria: alla Sicurezza la candidata alla Presidenza Patricia Bullrich, già alla Sicurezza anche con Macri; alla Difesa il candidato alla vicepresidenza, il radicale Luis Petri.

Nicolás Posse, stretto amico che ha accompagnato il neopresidente negli Stati Uniti, sarà capo di gabinetto. Guillermo Ferraro, manager e dirigente del suo partito, sarà responsabile delle Infrastrutture. Sandra Pettovello, giornalista e altra dirigente del partito, andrà al Capitale Umano. Dirigente del partito anche Diana Mondino, agli Esteri, la quale ha ribadito il no all’ingresso nei Brics. Alla Giustizia va Mariano Cúneo Libarona, che aveva avuto la stessa carica con Menem. La scommessa di Milei è anche quella di ridurre le spese tagliando i ministeri al massimo. Nelle Infrastrutture, in particolare, saranno conglobati Lavori Pubblici, Trasporti, Energia e Miniere. Nel Capitale Umano Sanità, Educazione, Lavoro e Sviluppo Sociale.

 

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