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Emmanuel Macron, asse con la Turchia per lasciare Gaza ad Hamas

Carlo Nicolato
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C’è un primo risultato tangibile al Cop 28 di Dubai, forse l’unico che verrà fuori da quell’inutile consesso, ma non riguarda il clima. Riguarda piuttosto i terroristi palestinesi le cui sorti evidentemente premono a più di un partecipante, da Erdogan a Macron.

“Salvare Hamas” è il loro obiettivo, il presidente francese ha detto infatti che ci potrebbero volere anche 10 anni per eliminare il gruppo terroristico dalla faccia della terra, come Israele ha dichiarato di voler fare, lasciando intendere che sarebbe meglio lasciare perdere e battere strade alternative. Macron di fatto è in sintonia con il presidente turco secondo cui è impossibile escludere Hamas in quanto «ha vinto le elezioni», tantomeno è impensabile eliminarlo fisicamente. 

SOLUZIONI PRONTE
«Che cos’è la distruzione totale di Hamas, qualcuno pensa che sia possibile?», ha chiesto Macron in una conferenza stampa a margine del Cop. «Se così fosse», si è subito risposto, «la guerra durerebbe dieci anni e non credo che nessuno possa definire seriamente questo obiettivo, che quindi deve essere specificato”. “La giusta lotta al terrorismo non è un bombardamento sistematico e permanente», ha poi aggiunto le président che sembra avere le idee chiare in proposito, e perfino una soluzione pronta, a parole ovviamente. 

Quale? «Questa situazione ci impone di raddoppiare gli sforzi per raggiungere un cessate il fuoco duraturo, per garantire il rilascio di tutti gli ostaggi ancora detenuti da Hamas e per fornire alla popolazione di Gaza gli aiuti di cui ha urgentemente bisogno, e per dare a Israele la certezza che la sua sicurezza è stata ripristinata». Sembra così facile che viene da chiedersi perché non sia stato fatto prima.

 

Sempre “a margine” il presidente Erdogan si è di fatto dimostrato in perfetta sintonia con il francese sottolineando che «Hamas è una realtà della Palestina» e «pensare di escluderla o eliminarla non è realistico». «Possono continuare a tirarmi fango addosso», ha quindi aggiunto, «ma non dirò che Hamas è un’organizzazione terroristica». «Si tratta», ha spiegato Erdogan, «di persone che dal 1947 lottano per difendere un pezzetto di terra», dimenticando che anche i curdi contro cui combatte e che affollano le carceri turche stanno facendo lo stesso per il loro pezzo di terra. Il sultano va oltre, definisce ancora una volta Israele «Stato terrorista» e attacca «il silenzio dell’Occidente», con la significativa eccezione della Spagna socialista che infatti è in rotta con Gerusalemme. «Il massacro di Gaza è destinato a rimanere una macchia nella storia» ha detto il turco, «una vergogna che non riguarda solo Israele, ma anche coloro che hanno assicurato un sostegno incondizionato a Netanyahu. Il prezzo di tutto questo sarà pagato dalle prossime generazioni». Erdogan sembra anche convinto che il tribunale dell’Aia ascolterà la sua richiesta di incriminare Netanyahu, definito «macellaio» e «autore di un genocidio».

UNA SPINTA DA ANKARA
Anche per il presidente turco la soluzione passa da un cessate il fuoco che è fallito solo in quanto «Israele non rispetta il diritto». «Per la Turchia cambia poco», ha insistito Erdogan, «abbiamo perso le speranze e i nostri contatti continuano per giungere alla pace. Valuteremo ogni spiraglio, coglieremo ogni singola possibilità«. Il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi, ma non tanto quelli israeliani bensì quelli palestinesi, è la chiave per la soluzione del conflitto anche per l’Iran. L’ambasciatore a Roma Mohammad Reza Sabouri sostiene inoltre che l’unico modo per avere una pace duratura sia quello di «indire un referendum tra tutti i palestinesi che vivono dentro e fuori la Palestina e istituire uno Stato palestinese indipendente in quelle terre». 

Equivale a un’altro sottinteso endorsement ad Hamas che vincerebbe a mani basse, un’accortezza inutile da parte dell’Iran, ma soprattutto una chiara bocciatura all’autorità palestinese rappresentata da Abu Mazen. «Crediamo che soluzioni diverse da questa non possano funzionare poiché ignorerebbero i diritti del popolo palestinese la cui terra è stata invasa e occupata», ha aggiunto il diplomatico iraniano, in perfetta comunione con Macron, Erdogan, e Sanchez.

 

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