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Javier Milei, le 10 misure per ribaltare l'Argentina

Maurizio Stefanini
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C’è una sorpresa nel piano economico del governo di Javier Milei: il presidente diventato famoso per il simbolo della motosega con cui prometteva di tagliare la spesa pubblica alla fine ha addirittura aumentato i sussidi alle famiglie! Ma soldi appunto versati direttamente alle famiglie: non spese occasione di clientela e ruberie. I 10 punti sono stati spiegati dal ministro dell’Economia Luis Caputo con un discorso registrati di circa 17 minuti. «Preferisco dirvi una verità scomoda che una bugia confortevole: non si può continuare a spendere più di quanto entra», ne è la chiave. «Se continuiamo così, saremo inevitabilmente sulla strada dell’iperinflazione. Possiamo raggiungere livelli del 15.000% annuo. Per capirlo in numeri, parliamo di un latte che passa da 400 pesos a 60.000 pesos in un anno. La nostra missione è evitare questa catastrofe».

TAGLI ALLE SPESE

Misura numero uno: riduzione dei dipendenti pubblici. Milei ha promesso in campagna elettorale che licenzierà migliaia di dipendenti che considera “gnocchi”, come vengono chiamati in Argentina coloro che guadagnano uno stipendio ma non lavorano. Per ora il taglio riguarderà però solo chi ha meno di un anno di contratto. Secondo il ministro Caputo, per il colpire il malvezzo dei politici che a fine mandato assumono parenti e amici, si tratta di una pratica comune in politica che consiste nell'incorporare familiari e amici prima della fine del mandato.

 

 

 

Misura numero due: sospensione della pubblicità ufficiale. Il governo non farà pubblicità sulla stampa per un anno. «Durante il 2023, tra Presidenza e ministeri, sono stati spesi 34 miliardi di pesos. Non ci sono soldi per le spese che non sono strettamente necessarie, tanto meno per sostenerle con i soldi dei contribuenti medi, fattesolo per elogiare le virtù dei governi al potere».

Misura numero tre: riduzione del numero dei ministeri e dei segretariati. I ministeri passano da 18 a nove, e le segreterie da 106 a 54. «Ciò comporterà una riduzione di oltre il 50% delle posizioni gerarchiche in politica, e del 34% dei posti posizioni politiche complessive dello Stato nazionale».

Misura numero quattro: riduzione “al minimo” dei trasferimenti che lo Stato nazionale effettua alle province, che In molti casi dipendono dai fondi del governo centrale per pagare gli stipendi. Secondo il ministro, le risorse sono state utilizzate come merce di scambio per favori politici.

Misura numero cinque: sospensione di tutte le opere pubbliche. «La realtà è che non ci sono soldi per pagare altre opere pubbliche che, come tutti gli argentini sanno, spesso finiscono nelle tasche dei politici o degli imprenditori di turno. I lavori pubblici sono sempre stati una delle fonti di corruzione nello Stato e con noi finisce. Le opere infrastrutturali in Argentina saranno realizzate dal settore privato, poiché lo Stato non ha soldi né finanziamenti per realizzarle».

Misura numero sei: riduzione dei sussidi per l’energia e i trasporti. «La politica lo ha sempre fatto perché in questo modo inganna la gente facendogli credere di mettere soldi in tasca. Ma come tutti gli argentini avranno già capito, questi sussidi non sono gratuiti, ma si pagano con l’inflazione. Quello che ti danno nel prezzo del biglietto te lo fanno pagare con gli aumenti del supermercato. E con l’inflazione sono i poveri che finiscono per finanziare i ricchi».

 

 

 

STOP AI RINCARI

Misura numero sette: svalutazione. Martedì il peso argentino ha perso il 50% del suo valore rispetto al dollaro. Il prezzo ufficiale, fissato dalla Banca Centrale e utilizzato principalmente per il commercio estero, è passato da 400 a 800 pesos. «In questo modo, avvantaggiamo gli esportatori con un prezzo migliore e equalizziamo il carico fiscale per tutti i settori, smettendo di discriminare il settore agricolo».

Misura numero otto: eliminazione dei dazi all'esportazione. «Una tassa perversa che ostacola lo sviluppo dell'Argentina». Misura numero nove: fine del sistema Sira, con il quale lo Stato decideva quali importatori avevano accesso ai dollari o meno per pagare i propri pagamenti all'estero. «Ciò elimina la discrezionalità e garantisce la trasparenza del processo di approvazione dell’importazione. Chi vuole importare, ora può farlo, punto. Questa è la strada giusta. Se continuiamo lungo la strada opposta, inevitabilmente, andremo verso uno scenario di povertà molto maggiore, inflazione molto maggiore e sofferenza molto maggiore».

Misura numero dieci: aumento delle somme che lo Stato distribuisce attraverso programmi come l’Assegno Universale per i Figli e la Carta Alimentare, da cui dipendono milioni di famiglie. Per alleviare parzialmente l’impatto negativo delle nuove misure. 

 

 

 

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