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Hamas, il "super-tunnel"? Costruito coi soldi per scopi umanitari

Mirko Molteni
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Scende addirittura a 50 metri di profondità la galleria scoperta ieri dall’esercito israeliano nel Nord della Striscia di Gaza, a soli 400 metri dal valico di frontiera di Erez. Definito «il più grande tunnel di Hamas» trovato finora, è largo abbastanza da farci passare un autoveicolo. Un’opera costosa, concepita per l’assalto a sorpresa del 7 ottobre che ha scatenato il conflitto. Uno scavo a sezione tubolare rivestito internamente con elementi anulari. È lungo 4 chilometri e dotato di diramazioni, porte blindate, fognature, impianti elettrici per illuminazione e aerazione, oltre che linee di comunicazione. L’esercito israeliano ha diffuso immagini della galleria, ma non la sua mappa, tanto che il Times of Israel ha ammesso che i suoi reporter «hanno visto il tracciato, ma è stato loro vietato di pubblicarlo». Cautela forse dovuta al fatto che il mega-tunnel è tuttora collegato con gallerie ancora “infestate”. Il colonnello Haim Cohen, della Brigata Nord, ha spiegato: «Questo tunnel permetteva di far spostare veicoli carichi d’armi. La larghezza indica possa essere stato usato per attacchi con veicoli alle comunità civili sul confine». Tra questi, anche l’attacco del 7 ottobre.

 


OPERA FARAONICA L’esercito ebraico ha reperito a Gaza immagini che mostrano la costruzione del tunnel fatta da Hamas con macchinari contrabbandati nella Striscia. Il lavoro sarebbe stato eseguito da maestranze di “dozzine di terroristi” giunti da Khan Yunis. A progettare l’opera sarebbe stato Muhammad Sinwar, comandante della Brigata Sud di Hamas e fratello di Yahya Sinwar, il maggior capo di Hamas presente nella Striscia. Le dimensioni dell’opera indicano un investimento di milioni di dollari, reperiti dagli alleati storici- il Qatar in primis - e anche utilizzando i fondi che ogni anno, da decenni, convergono sul Gaza per motivi umanitari, ma che di fatto sono stati utilizzati non per miglioarre lavita alla popolazione ma per le infrastrutture militari di Hamas. In questo senso, finora sono stati «scoperti a Gaza 800 tunnel, fra grandi e piccoli, di cui 500 distrutti». Già prima del conflitto si stimava che la “Gaza Metro”, la rete complessiva dei tunnel, potesse estendersi per 500 chilometri. Non si sa quanto possa essere costata una simile campagna di scavo, ma forse più di 100 milioni di dollari, nell’arco di anni. Sforzo economico pazzesco per Gaza, che - come detto - ha così investito per la guerra soldi altrimenti utili per acquedotti e infrastrutture.

 


Tornando alle operazioni sul campo, i caduti israeliani sono arrivati a 122, con la morte ieri del sergente Boris Dunavetski, 21 anni, del 46° Battaglione della 401° Brigata Corazzata. La battaglia a Khan Yunis ha portato i soldati ebraici a perquisire le case di vacanza di vari capi di Hamas, fra cui Yahya Sinwar. Vi hanno trovato armi, documenti e sbocchi di tunnel. Nella vicina piazza di Bani Suheila «sono stati uccisi molti terroristi e scoperti accessi a 30 tunnel». Fervono proteste contro il governo di Benjamin Netanyahu, dopo l’uccisione per errore di tre ostaggi da parte delle truppe, pochi giorni fa. Ieri è stato confermato che i rapiti avevano alzato bandiera bianca. Ciò ha fatto infuriare i famigliari degli altri ancora in mano ai terroristi, che con cartelli e striscioni chiedevano: «Non vogliamo che i nostri cari tornino a casa in un sacco». Il generale Herzl Halevi, visitando ieri i fanti della 99° Divisione, li ha esortati a non ripetere simili sbagli e a non sparare a chi alzale mani. La situazione umanitaria a Gaza resta ardua. Stando all’Oms: «Il pronto soccorso dell’ospedale Al Shifa è un bagno di sangue e la struttura ha bisogno della rianimazione.
Decine di migliaia di sfollati usano l’edificio per ripararsi e c’è carenza di acqua e cibo». Nuovi dettagli sono emersi sull’attacco israeliano alla parrocchia cristiana della Sacra Famiglia. Stando al Vaticano, le due donne uccise, la madre Nahida e la figlia Samar, sono state centrate «mentre andavano al bagno» e lavoravano per le suore di Madre Teresa.

 

 


 

AIUTI SACCHEGGIATI Intanto alcuni camion di aiuti umanitari entrati dall’Egitto nella Striscia attraverso il valico di Rafah, sono stati saccheggiati dalla popolazione affamata. Ma Hamas non demorde e seguita a lanciare razzi su Israele. Come proseguono anche i suoi alleati Hezbollah dal Libano, sostenuti dall’Iran. Missili Hezbollah hanno colpito il kibbutz Sasa, al che l’aviazione ebraica ha inviato un caccia e un elicottero a bombardare per ritorsione varie basi degli sciiti. Mentre indiscrezioni della Cnn accreditano che il capo del Mossad David Barnea e il premier del Qatar Al Thani avrebbero fatto passi avanti per una nuova mediazione volta a far rilasciare gli ostaggi, il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin si prepara ad arrivare oggi in Israele per confermare il sostegno americano alla campagna contro Hamas. Austin proseguirà poi il tour in altri paesi del Medio Oriente allo scopo di lanciare un’operazione internazionale contro i ribelli yemeniti Huthi, anch’essi filoiraniani, che insidiano il traffico navale nel Mar Rosso con missili e droni. 

 

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