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Aereo russo abbattuto a Belgorod, "chi c'era a bordo": l'elemento decisivo sulla sciagura

Daniele Dell'Orco
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Avvolto in una palla di fuoco, si è schiantato ieri a pochi chilometri dal villaggio di Yablonovo, nel distretto russo di Korocha (regione di Belgorod), un aereo militare russo IL-76 decollato dall’aeroporto Chkalovsky di Mosca. L’incidente è avvenuto nella mattinata italiana e ha inaugurato una serie infinita di scambi di accuse tra russi e ucraini. Un video ripreso da una residente al momento dell’impatto al suolo mostra l’aereo perdere quota mentre, sospesa in aria, fluttua ancora una nuvola grigia che suggerisce l’impatto con un missile.

Negli istanti successivi allo schianto, media ucraini come Rbc Ucraina, hanno diffuso la notizia dell’abbattimento da parte dei sistemi di difesa di Kiev. Altri come Ukrainska Pravda hanno corretto il tiro: dopo aver citato a loro volta fonti delle forze armate secondo cui l’esercito ucraino era coinvolto nella caduta dell’aereo, hanno confermato «lo schianto» dell’aereo che secondo le informazioni di intelligence «trasportava missili per il sistema di difesa aerea S-300», salvo poi rettificare a seguito di una smentita da parte delle stesse fonti militari.

Nel frattempo, invece, i russi hanno fornito una versione completamente diversa, confermando l’abbattimento ma precisando che a bordo dell’aereo non ci fossero armi bensì 65 prigionieri di guerra ucraini, oltre a sei membri dell'equipaggio e tre accompagnatori russi, e che non ci fossero stati sopravvissuti. I prigionieri facevano parte di uno scambio effettivamente programmato per la giornata di ieri tra 192 russi e 192 ucraini. Dopo l’incidente, l’accordo è ovviamente saltato.

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha chiesto un’indagine internazionale: È ovvio che i russi giocano con la vita dei prigionieri ucraini, con i sentimenti dei loro parenti e con le emozioni della nostra società», ha detto nel suo messaggio serale su Telegram. «È necessario stabilire tutti i fatti», ha aggiunto spiegando che i servizi ucraini «stanno indagando tutte le circostanze». Zelensky ha incaricato il ministro degli Esteri «di informare i partner sui dati disponibili all’Ucraina».

Le zone d’ombra sulla tragedia, però, restano molte. Per logica, vista la posizione geografica di Korocha, a poche decine di chilometri dal confine ucraino, sarebbe stato davvero improvvido per la Russia trasportare armi su quella rotta, ormai da tempo dentro il raggio potenziale dei sistemi di difesa trasferiti in Ucraina dai Paesi occidentali (ad esempio gli Iris-T tedeschi, considerando che i Patriot americani sono schierati a difesa di Kiev). Difatti, per il trasporto aereo Mosca utilizza strutture raggiungibili tramite altre rotte, come quello di Rostov, per poi veicolare le armi pesanti su rotaia.

Con una dura nota, il Ministero della Difesa russo ha parlato di «attacco terroristico commesso da Kiev». Dal lato ucraino, dopo ore di silenzio, è stata rilasciata una nota da parte dello Stato maggiore in cui si conferma la paternità dell’attacco ma non si fa menzione del personale militare ucraino a bordo: «Al fine di ridurre la minaccia missilistica - si legge -, le forze armate ucraine non solo controllano lo spazio aereo, ma monitorano nel dettaglio i punti di lancio dei razzi e la logistica del loro rifornimento, specialmente con l'utilizzo dell'aviazione militare da trasporto. Tenendo presente questo, le forze armate ucraine continueranno ad adottare misure per distruggere mezzi di consegna e controllo dello spazio aereo per eliminare la minaccia terroristica, anche nella direzione Belgorod-Kharkiv».
In serata, l’intelligence militare (Gur) ha precisato che l'Ucraina «non è stata informata della necessità di garantire la sicurezza dello spazio aereo nell’area della città di Belgorod per un certo periodo di tempo, come è successo ripetutamente in passato». 

Pur non ammettendo apertamente la presenza dei 65 prigionieri ucraini a bordo, il Gur sembrerebbe confermare l’incidente che attribuisce a «un’azione deliberata della Russia che puntava a mettere in pericolo la vita e la sicurezza dei prigionieri». Un altro mistero riguarda la diffusione della lista dei soldati ucraini a bordo dell’IL-76 da parte della direttrice del canale televisivo Russia Today, Margarita Simonyan. Alcuni dei nomi compaiono infatti già su un'altra lista, che riassume lo scambio avvenuto il 3 gennaio ma durante il quale, sostengono i russi, una quarantina di prigionieri ucraini non furono più riconsegnati. Questa che sarebbe dovuta essere la volta buona è diventata invece tragedia. 

Il caso ricorda molto un’altra strage, quella del carcere di Yelenovka del 29 luglio del 2022. Allora sugli edifici di una prigione a una trentina di chilometri a sud di Donetsk passata da pochi mesi sotto controllo russo dopo l’offensiva del 24 febbraio, piovvero all’improvviso una serie di razzi: oltre 50 prigionieri di guerra ucraini che si erano arresi a Mosca dopo la fine dei combattimenti all’Azovstal di Mariupol rimasero uccisi. Anche allora le parti si scambiarono una serie di accuse reciproche. I russi mostrarono quelli che ritenevano essere frammenti di razzi Himars statunitensi, da poco in dotazione presso l’esercito di Kiev. L'Ucraina invece parlò di "false-flag" chiedendo un'indagine internazionale guidata dalla Croce Rossa Internazionale che però non avvenne mai.

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