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Pedro Sanchez umiliato, sgambetto catalano: governo a rischio e Spagna nel caos

Mirko Molteni
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L'amnistia per gli indipendentisti catalani accusati dalla Giustizia spagnola di eversione per il referendum secessionista del 2017 doveva sancire il sostegno del partito catalano Junts per Catalunya (“Insieme per la Catalogna”) al fragile governo PSOE -Sumar del premier socialista Pedro Sanchez. E invece la proposta di legge è stata ieri pomeriggio respinta dalla Camera del Parlamento di Madrid, che l'ha rimandata indietro alla Commissione Giustizia.

Ad appena un paio di mesi dalla formazione del nuovo esecutivo, il terzo, guidato da Sanchez, varato il 21 novembre scorso, la Spagna rischia di tornare ancora alle urne, a nemmeno un anno dalle ultime elezioni politiche, quelle del giugno 2023. L'amnistia è stata bocciata per 179 voti contrari a 171. Curiosamente, lo stesso divario, a parti invertite, che nel novembre scorso aveva segnato la nascita dell'attuale esecutivo. Junts due mesi fa aveva sostenuto Sanchez dietro l'accordo generico per evitare la galera ai maggiori dirigenti indipendentisti, a cominciare da Carles Puigdemont, ex presidente della regione autonoma spagnola della Catalogna, e dai suoi subalterni Toni Co min e Clara Ponsati. Ma anche a circa 1500 militanti indipendentisti indagati a vario titolo per «ribellione e tradimento». Dopo due mesi dall'intesa che aveva permesso la nascita del nuovo governo, la bozza uscita dalla commissione Giustizia s'è rivelata, agli occhi del fronte indipendentista, troppo moderata.

 

Così Junts ha votato insieme a opposizioni che di “amnistia” non vogliono nemmeno sentir parlare, specie i popolari del PP e la destra di Vox. I catalani contestano il fatto che «la misura non includa tutti gli interessati e non sia immediatamente applicabile». Inoltre hanno accusato «parti dell'apparato giudiziario di volerla boicottare e tenerne fuori gli indipendentisti». Negli ultimi tempi i magistrati che indagano sulla dichiarazione d'indipendenza della Catalogna del 27 ottobre 2017 stanno portando avanti indagini su accuse di terrorismo e perfino di connivenza con la Russia «allo scopo di destabilizzare l'Unione Europea». Inoltre hanno prorogato di altri due mesi le indagini, il che di fatto ritarderebbe l'entrata in vigore dell'amnistia.

 

Ora, se è vero che Junts punta a far riscrivere il provvedimento, lo stesso Sanchez potrebbe aver voluto mettere gli indipendentisti con le spalle al muro offrendo loro un aut aut, pensando che, alla meno peggio, si sarebbe potuti tornare alle urne nella speranza di uscirne con numeri più solidi, senza ricatti esterni. Quel che è certo è che il provvedimento, dopo una nuova rielaborazione in commissione, dovrebbe ripassare dalla Camera, ma poi andare all'esame del Senato, dove ha la maggioranza il PP, pronto in agguato.

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