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Vladimir Putin si divora l'Ucraina, ecco la mappa: per Zelensky è quasi finita

Mirko Molteni
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L’Ucraina ha ancora nelle ultime ore inflitto singoli smacchi alla Russia, azioni eclatanti che hanno utilità tattica, cioè a livello locale, e non strategica, ossia non influenti sul totale della guerra. Azioni che possono sostenere il morale interno e mostrare agli alleati occidentali che conviene ancora aiutare Kiev. Ma gli ucraini sono sempre più carenti in munizioni e truppe. Sta diventando un problema presidiare un fronte di guerra che, dal Lugansk fino al retroterra dell’istmo di Crimea, corre per 1.200 km. Senza contare i confini settentrionali con Russia e Bielorussia, compresi i quali sale a 2.450 km la linea di contatto con gli avversari. Ieri gli ucraini hanno centrato con l'artiglieria di confine la stazione ferroviaria russa di Gluchkovo, nella regione di Kursk, hanno colpito con un drone aereo il deposito di petrolio di Dolgoye, nella regione di Belgorod, e, soprattutto, hanno colpito, e a detta loro affondato, una nave da guerra russa in Crimea. Si trattava del pattugliatore Sergeij Kotov, modernissimo, in servizio dal 2022, che già nel 2023 era stato danneggiato da un drone marittimo ucraino. Ieri, un altro drone marittimo, un motoscafo-robot Magura V5, lo ha centrato. Secondo la Marina di Kiev, nell’affondamento della nave russa, costata 65 milioni di dollari, ci sono stati 7 morti e 6 feriti. La vittoria tattica è indubbia, ma il danno per il colosso russo è marginale.

Sul fronte di terra, quello davvero importante, il generale ucraino Oleksandr Tarnavskyi, comandante del gruppo operativo Tavria, sconfitto ad Avdiivka lo scorso 17 febbraio e attestatosi su posizioni più arretrate, ha scritto su Telegram che «la situazione nella zona del gruppo Tavria resta dura ma gestibile». Poco prima, il segretario della Commissione parlamentare Difesa di Kiev, Roman Kostenko, ha ammesso che «le forze ucraine hanno dovuto ripiegare su posizioni impreparate alla difesa, dopo la ritirata da Avdiivka». I russi stanno negli ultimi giorni effettuando puntate su diversi settori del lunghissimo fronte, al duplice scopo di saggiare le difese nemiche e porre agli ucraini il dilemma di dove concentrare le forze, il che significa sguarnire altre zone. Vicino Avdiivka le truppe russe erano date in avanzata fra 2 e 4 marzo nel vicino villaggio di Tonenke, ma anche a Sudovest di Donetsk, a Novornyakailivka. Ciò per ampliare la fascia di sicurezza per l’area secessionista filorussa. Sempre ad Avdiivka, hanno concentrato cannoni semoventi cingolati Msta-S da 152 mm, che possono battere le posizioni ucraine fino a 29 km dietro la linea del fronte.

 


Secondo la TASS, nella stessa zona ieri un soldato russo ha distrutto «il terzo carro armato americano M1 Abrams», finora perso in Ucraina. Sparando un missile anticarro da 6 km di distanza, il russo lo ha centrato appena poche ore dopo che, sempre oltre Avdiivka, un altro Abrams era stato distrutto da un drone tattico Upyr, che porta una granata perforante. Il primo Abrams distrutto in Ucraina datava invece al 27 febbraio. Poiché gli americani hanno fornito 31 carri Abrams, si può dire che i russi ne abbiano annientati finora il 10% in una settimana.  A Nord, i russi mantengono la pressione a Kupyansk e oltre Bakhmut. La città-simbolo presa dai russi nel maggio 2023 grazie ai mercenari Wagner e ai paracadutisti VDV, la volevano poi circondare gli ucraini, ma hanno fallito. Ora i russi stanno facendo di Bakhmut un trampolino da cui procedere verso ovest, per ora investendo Ivanivske, come mostrano le relazioni dell'istituto americano ISW. Nella regione di Zaporizhia, entrati a Rabotino, i russi guadagnano posizioni verso Orikhiv, mentre a valle del fiume Dnepr, nel Kherson, stanno eliminando la testa di ponte ucraina sulla sponda Est, a Krynky. La strategia russa sembra consolidare e, se possibile, espandere, l'area occupata, che supera 100.000 km quadrati, un sesto del paese.

 

 


 

LA MAPPA DI MEDVEDEV
È da capire se il disegno finale si possa intravedere nella mappa mostrata dal vicepresidente del consiglio di sicurezza russo Dimitri Medvedev, che mostrava un'Ucraina smembrata, con la sola regione di Kiev indipendente, il resto spartito fra Russia e Romania, Ungheria e Polonia, la quale da sempre rivendica Leopoli. Simile sorte sarebbe possibile solo in caso di un collasso generale dell'esercito ucraino, un “tutti a casa” che dipenderebbe da imponderabili umori. Più plausibile è che i russi, aspettando l'aggravarsi dell'indebolimento di Kiev, rispolverino piani di annessione di tutta la costa di Odessa, appoggiandosi a Ovest sulla Transnistria che ha chiesto protezione a Mosca. Il tempo lavora a favore dei russi e la NATO dovrebbe accelerare di alcuni ordini di grandezza, l'entità e la velocità degli aiuti, per poter sperare di ribaltare la situazione. Nel confronto con l'Alleanza Atlantica, specie durante le attuali manovre militari occidentali “Nordic Response”, il ministro della Difesa del Cremlino, Sergeij Shoigu ha annunciato ieri che «la Russia ha avviato iniziative per rafforzare il suo schieramento nei settori strategici nord-occidentale e occidentale in risposta al crescente potenziale militare della NATO». Poi, Mosca ha reso noto che un suo aereo da caccia Sukhoi Su-27 è decollato per intercettare e far allontanare dai confini russi sul Mar Nero tre aerei militari francesi, ossia due caccia Rafale e un ricognitore radar E-3. 

 

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