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Islam radicale, a forza di farci la guerra ci siamo scordati il vero pericolo

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Mauro Zanon
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Il terribile attentato commesso venerdì sera nella sala concerti Crocus City Hall di Krasnogorsk nella periferia di Mosca, costato la vita a più di 140 persone, ci ha ricordato che il terrorismo islamico è una delle più grandi minacce della nostra epoca. Una minaccia sottovalutata negli ultimi tempi, e “oscurata” dalla guerra in Ucraina e il conflitto a Gaza tra Israele e Hamas, ma che è tornata a palesarsi in tutta Europa e oltre i suoi confini. Il “Bataclan russo”, come lo ha definito il Figaro, è l’emblema di un jihadismo che ha rialzato la testa e vede nello scontro tra i due blocchi, occidentale e russo, un terreno fertile per imporre il suo regime del terrore. Le accuse reciproche tra Kiev e Mosca all’indomani dell’attacco giocano a favore del terrorismo islamico, che punta sulle divisioni e le fragilità di Europa e Russia per perseguire i suoi scopi.

Il presidente russo, Vladimir Putin, è convinto che dietro la strage islamista ci sia la mano dell’Ucraina. In questo senso, ieri, durante il suo discorso alla nazione, ha voluto sottolineare che gli autori dell’attentato sono stati arrestati nella regione di Bryansk mentre tentavano una fuga verso il confine ucraino. «Hanno cercato di nascondersi e si sono diretti verso l’Ucraina, dove, secondo i dati preliminari, è stata preparata dal lato ucraino una finestra per attraversare il confine di Stato», ha detto Putin, prima di aggiungere: «Il Servizio di sicurezza federale russo e altre forze dell’ordine stanno lavorando per identificare e scoprire l'intera base complice dei terroristi: coloro che hanno fornito loro il trasporto, hanno delineato le vie di fuga dalla scena del crimine, hanno preparato depositi di armi e munizioni».

 

ACCUSE INCROCIATE
Quasi in contemporanea con il capo del Cremlino, la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha rincarato la dose contro l’Ucraina, accusandola di aver già condotto «attività terroristiche attive e sistematiche contro i cittadini russi, bombardamenti programmati di aree residenziali, compresi asili, scuole, istituti medici, attacchi a importanti infrastrutture civili, compresi i trasporti e gli impianti energetici, attacchi contro personaggi pubblici e giornalisti».

L’agenzia russa Ria Novosti ha riportato inoltre le dichiarazioni dell’ambasciatore russo in Bielorussia, Boris Gryzlov, che ha definito «neonazisti rianimati dall’Ucraina e dal suo regime nazista» coloro che hanno colpito il Crocus City Hall. Indignata dalle accuse di Putin, che, secondo quanto riportato dal media indipendente Meduza, avrebbe incaricato i media finanziati dal Cremlino di enfatizzare la pista ucraina, Kiev ha risposto con insinuazioni altrettanto pesanti: l’attacco terroristico di venerdì sera sarebbe «una provocazione deliberata da parte dei servizi segreti di Putin», secondo le parole del portavoce dell’intelligence militare ucraina Andriy Yusov. «Il tiranno del Cremlino ha iniziato la sua carriera con questo e vuole finirla con gli stessi crimini contro i suoi stessi cittadini», ha aggiunto Yusov.

Anche Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha ribadito che «ovviamente l’Ucraina non ha nulla a che fare con le sparatorie e le esplosioni al Crocus City Hall», e che Kiev non usa questi metodi, «a differenza della stessa Russia, che utilizza gli attacchi terroristici nell’attuale guerra contro l’Ucraina».

MINACCE IN FRANCIA
Ma appunto, dietro questo scontro, dietro questa pericolosa escalation, a trionfare è soltanto il terrorismo islamico. Che si riaffaccia anche in Europa. È di due giorni fa la notizia di una lettera di minacce di decapitazione indirizzata a diverse scuole francesi, e di ieri un’informazione della polizia secondo cui centinaia di istituti degli Hauts-de-France, dipartimento alle porte di Parigi, hanno ricevuto messaggi minatori.

«Lunedì 122 scuole esploderanno», si legge nel messaggio inviato ai genitori degli alunni di una scuola media di Lille. L’autore ha anche minacciato di attaccare il canale televisivo CNews, la rete all-news di orientamento sovranista di proprietà del magnate bretone Vincent Bolloré. Dieci giorni fa, l’antiterrorismo belga ha fermato quattro jihadisti che si preparavano a far saltare in aria la Tour Eiffel e a colpire una sala concerti di Bruxelles, La Botanique, come hanno fatto i loro correligionari estremisti a Krasnogorsk. Non solo il terrorismo islamico non se n’è mai andato, ma sembra aver trovato nuove energie dalle debolezze di un’Europa in crisi di identità e spaventosamente vulnerabile.

 

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