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Israele, conto da oltre 1 miliardo: la spesa in una notte per difendersi dall'Iran

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Mirko Molteni
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Per Israele, quella fra sabato e domenica è stata “la notte più lunga”. L’attacco in massa di droni e missili, sparati direttamente dall'Iran e non più solo da suoi alleati come gli Hezbollah del Libano e gli Huthi dello Yemen, anche se ha causato danni limitatissimi rappresenta una svolta, quasi paragonabile, vittime a parte, alla strage del 7 ottobre 2023 perpetrata da Hamas. Infatti gli israeliani, dopo annidi allarmi di intelligence e confronto indiretto, toccano con mano il riarmo dell'Iran, che ora colpisce dal suo territorio e che un giorno potrebbe avere ordigni nucleari, annullando il monopolio atomico di Israele in Medio Oriente. In tre ondate, il raid ha totalizzato 320 ordigni. Fra essi, 170 droni, 30 missili da crociera, cioè i missili che volano in orizzontale come un aereo, e 120 missili balistici, che compiono traiettoria parabolica. Il portavoce israeliano, contrammiraglio Daniel Hagari, ha sostenuto che «è stato abbattuto il 99% degli ordigni».

I CACCIA ADIR
La maggior parte dei droni e dei missili sono decollati dall’Iran, ma alcuni sono partiti dai territori delle milizie filoiraniane, innervate da istruttori pasdaran, in Libano, Iraq e Yemen. La massa dei droni, tipi economici come gli Shahed 136, è partita per prima, allo scopo di distrarre le difese. I droni, molto lenti, sono stati tutti abbattuti da caccia prima che varcassero i confini israeliani. Anche i missili da crociera sono stati tutti neutralizzati, ben 25 dai soli caccia israeliana F-35I Adir (“Il Potente”), versione locale, equipaggiata con elettronica e armi d’origine israeliana, dell’F-35 americano in forza anche all’Aeronautica italiana. Gli americani hanno contribuito coi caccia F-18 della portaerei Eisenhower, con i missili antiaerei Patriot di basi in Iraq e con navi antiaeree AEGIS.

 

 

Gli USA avrebbero da soli abbattuto 70 droni e tre missili balistici. La Gran Bretagna ha usato caccia Eurofighter Typhoon, mentre la Francia ha contribuito fornendo dati radar e la Giordania attuando uno sbarramento antiaereo. Ospitando il generale americano Michael Kurilla al consiglio di guerra di ieri pomeriggio, il generale israeliano Herzl Halevi ha detto che «la cooperazione ha portato la scorsa notte alla creazione di una forte coalizione difensiva». Gli unici che hanno eluso le difese, grazie alla loro velocità, sono stati alcuni missili balistici. Il grosso dei balistici potrebbe essere stato della serie Shahab, più vecchia, per fare numero, mentre i pochi giunti al suolo sarebbero i moderni Kheibar Shekan, accreditati di una testata manovrabile. Israele ha sfruttato il suo scudo antimissile in tre strati. Il sistema Arrow 3 arriva alle porte dello spazio, oltre 100 km di quota, per fermare i missili all'apogeo della parabola.

 

 

Il sistema Fionda di Davide arriva nella bassa stratosfera, oltre 15 km di quota. Infine, per le quote medio-basse e bassissime, l’Iron Dome, sotto i 10 km d’altezza, per la fase terminale degli ordigni ostili. Israele dispone inoltre di Patriot. Relitti di missili balistici iraniani sono stati trovati sulle sponde del Mar Morto. Il dispendio è stato però enorme. Ram Aminach, ex -consigliere finanziario dell'esercito, stima che «il costo della difesa della scorsa notte è stato di 1,35 miliardi di dollari». Un solo missile Arrow costa 3,5 milioni di dollari, mentre ogni munizione Tamir dell'Iron Dome costa 50.000 dollari. Nuovi missili Tamir devono venire dall’America, dato che, pur essendo un’arma israeliana, la sua maggior linea produttiva è negli USA.

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