Usa, i maschi americani di mezza età senza lavoro: soli, malati e pigri
Malato, solo, disoccupato: eccolo l’uomo americano di mezza età, che anche quando ha un lavoro, è da remoto. Secondo l’indagine sulla popolazione corrente del Bureau of Labor Statistics (principale agenzia d’indagine del governo statunitense nel campo dell’economia e della statistica del lavoro) i maschi giovani e di mezza età oggi hanno meno probabilità di lavorare rispetto a qualsiasi altro momento della storia recente degli Usa: il tasso di partecipazione alla forza lavoro è sceso dal 97,1% nel 1960 all'89% nel 2023. La tendenza non sarebbe causata dal “girl power” né dalla “castrazione del macho” (forse ce ne siamo liberati), sembra piuttosto un’autoinferta coazione: l’economista Jonathan Rothwell, nel suo studio dal titolo Scarred Boys, Idle Men: Family Adversity, Poor Health, and Male Labor Force Participation («Ragazzi segnati, uomini pigri: difficoltà familiari, scarsa salute e partecipazione maschile alla forza lavoro»), sostiene che alla radice del fenomeno ci sia la salute.
I POSTI NON MANCANO
Rothwell smonta le spiegazioni dei Democratici: già l’amministrazione Obama, infatti, aveva pubblicato un documento nel quale le cause venivano individuate nella tecnologia e nell’automazione. Eppure, coloro che cercano lavoro lo trovano: i posti di lavoro vacanti per adulti in età lavorativa si aggirano intorno ai massimi storici (e il trend si protrae dal 2016). Insomma, la domanda di lavoro non manca e per la maggior parte degli impieghi non è richiesta un’istruzione universitaria. A contestare i liberal è stato anche un altro economista, Nicholas Eberstadt: gli uomini sono in fuga dal lavoro per la nuova struttura familiare, dice. Non c’entrano shock commerciali o tecnologici: le donne lavorano di più, hanno stipendi migliori e questo permette agli uomini di non lavorare. Allo stesso tempo aumentano i single e i divorziati, che sono più inclini ad essere disoccupati.
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Nel 1965, circa l’85% degli uomini in età avanzata era sposato. Nel 2015 la percentuale è diminuita di circa 30 punti. Ma anche questa tesi, dice ancora Rothwell, non sarebbe sufficiente per spiegare la complessità del problema. E qui entra in scena la salute, fisica e mentale: i dati indicano un peggioramento della salute degli americani bianchi non ispanici di mezza età e un aumento del tasso di mortalità correlato a un aumento dei dolori articolari cronici e dello stress (la dipendenza da oppioidi è un’epidemia che ha causato 800mila morti da inizio secolo: a raccontarlo c’è la serie Dopesick, su Disney+). Tra coloro che sono fuori dalla forza lavoro, il 44 per cento assume antidolorifici e quattro su dieci dicono di non lavorare per motivi di salute. In conclusione, gli uomini godono oggi una salute peggiore di trent’anni fa, chiude Rothwell, tanto che è la prima ragione per cui dichiarano di non cercare lavoro.
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MARITI DA REMOTO
E quelli che il lavoro ce l’hanno? «Remote husband» è l’etichetta che l’Economist ha assegnato alla categoria: sono i mariti che lavorano da remoto. Quando al mattino le mogli escono per andare in ufficio, a scuola, in ospedale, in tribunale, i mariti restano in ciabatte e si siedono davanti al pc. Non è un revival degli anni Cinquanta con un’inversione di ruoli (anche perché gli uomini non cucinano, non rassettano, non si occupano di più dei figli), ma è la nuova tendenza della classe media americana, benestante, con un alto livello di istruzione. Uomini e donne sono specializzati in lavori diversi, spiega il settimanale britannico: l’insegnamento e le professioni mediche sono ormai dominati dalle donne, che sono sulla corsia di sorpasso anche nelle professioni legali. Tutti mestieri che richiedono la presenza fisica. Al contrario degli ambiti, quelli con una maggiore flessibilità lavorativa, che registrano ancora una netta prevalenza maschile: ingegneria, architettura, informatica, finanza e consulenze annesse. Circa la metà delle donne ha dichiarato infatti di non essere in grado di lavorare da remoto, percentuale che cala al 39 per cento tra gli uomini. Malati, soli, disoccupati; e pigri.