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Ucraina, anche Biden dà l'ok ai bombardamenti in Russia

Maurizio Stefanini
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La Russia spaventata cerca di spaventare, minacciando addirittura rappresaglie nucleari dopo che alcuni Paesi Nato stanno autorizzando l’Ucraina a usare anche in territorio russo le armi fornitele. Anche la Danimarca e la Finlandia hanno autorizzato l’Ucraina a usare armi in Russia. Secondo Politico, avrebbe così deciso anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz, rovesciando la posizione presa poco fa. Nel frattempo Antony Blinken ha visitato una base militare prima del vertice della Nato, annunciando «un milione di proiettili per l’Ucraina». Il segretario di Stato americano, incontrandosi alla periferia di Praga con il ministro della Difesa ceco, ha inoltre sottolineato l’addestramento di 9.000 soldati ucraini in quel Paese, nonché la mobilitazione di più di 6 miliardi di dollari in forniture.

ASSENTI ILLUSTRI
A questo punto, sono già 12 i Paesi Nato che hanno dato l’autorizzazione agli ucraini di colpire in Russia: Regno Unito, Francia, Canada, Paesi Bassi, Danimarca, Svezia, Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca. Germania a parte, non c’è ancora la Norvegia, quando è il norvegese Jens Stoltenberg a spingere in questo senso. E anche Biden, scrive Politico, ha «segretamente autorizzato l’Ucraina a colpire in territorio russo con armi Usa ma solo nell’area vicino a Kharkiv e non a lungo raggio a scopo di controffensiva». Quindi, i Paesi potrebbero presto diventare 15 sui 32 totali. Gli Usa sarebbero anche vicini a firmare un patto di sicurezza bilaterale con l’Ucraina. Lo sostiene il Financial Times citando funzionari statunitensi, secondo cui i presidenti Biden e Zelensky dovrebbero firmare l'intesa in Italia a margine del G7 alla vigilia del vertice di pace del 15-16 giugno in Svizzera. Mostrando i denti ma ancora restando sul piano della democrazia, il ministro degli Esteri russo in una intervista all’agenzia statale Ria Novosti dice che «l’attuazione da parte degli americani dei piani di dispiegamento di missili terrestri a medio e corto raggio non rimarrà senza la nostra reazione», ha detto. «Non escludiamo ulteriori passi nel campo della deterrenza nucleare».

 

Nell’agosto 2019 gli Stati Uniti guidati da Donald Trump si erano ritirati formalmente – dopo averlo annunciato a febbraio – dal Trattato Inf (Intermediate-Range Nuclear Forces) con la Russia, siglato nel 1987 da Ronald Reagan e Mikhail Gorbaciov per mettere al bando i missili balistici e da crociera a corto e medio raggio, accusando la Russia di non averlo rispettato. In quell’occasione Mosca aveva proposto e, a suo dire, adottato una moratoria sullo sviluppo di missili nucleari a breve e medio raggio in Europa, il territorio più esposto al venir meno del Trattato, nonostante il venir meno dell’intesa.
Ora minaccia di ritirare la moratoria. «Gli Stati Uniti e la Nato sono pienamente coinvolti nel conflitto in Ucraina e non si fermeranno davanti a nulla», ha poi aggiunto Lavrov. “Tuttavia, speriamo che le esercitazioni russe e bielorusse in corso sull’uso di armi nucleari non strategiche diano ai nostri avversari una pausa di riflessione, ricordando loro le conseguenze catastrofiche che potrebbero derivare da un’ulteriore escalation nucleare.

E qui c’è anche un articolo a firma di Dmitri Suslov, vicedirettore dei programmi di ricerca del Centro di studi europei e internazionali presso la Scuola superiore di Economia di Mosca, diretto dal politologo Serghei Karaganov. In un’analisi uscita sulla testata Profil, sostiene che se non si procederà con una tale mossa, «una vera e propria guerra non fredda tra Russia e Nato diventerà inevitabile» e «arriverà sicuramente al livello nucleare» a causa della superiorità degli Usa e dei loro alleati nelle armi convenzionali. Suslov ha osservato che i Paesi dell’Alleanza atlantica sono già pronti a «cancellare una delle linee rosse più chiare consentendo a Kiev di attaccare la Russia con armi occidentali. E presto si potrebbe arrivare al punto che la Nato schiererà truppe regolari in Ucraina».

 

VLAD TIRA LA BOMBA
Dunque, «per confermare la serietà delle intenzioni e convincere i nostri oppositori che siamo pronti a un’escalation», secondo Suslov «vale la pena considerare di condurre un’esplosione nucleare dimostrativa (cioè non un combattimento)», «l’effetto politico e psicologico del fungo atomico, che sarà trasmesso in diretta su tutti i canali televisivi del mondo», riporterà i politici occidentali alla «paura della guerra nucleare». Successivamente, in un commento alla testata russa Rbc, Suslov ha chiarito che l’ «esplosione nucleare dimostrativa» dovrebbe essere effettuata sul territorio russo o in una zona neutrale. Come possibile opzione ha suggerito Novaya Zemlya, dove l’Urss testò tali armi fino al 1990. Il portavoce del presidente russo Dmitri Peskov ha avvertito che gli interessi dei Paesi che «i Paesi della Nato, subiranno gravi danni». 

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