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La corsa di Rishi Sunak resta in salita dopo il faccia a faccia con Starmer

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Dario Mazzocchi
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In vista delle elezioni parlamentari britanniche del 4 luglio, il conservatore Rishi Sunak e il laburista Keir Starmer mercoledì sera si sono affrontati per l’ultimo faccia a faccia davanti alle telecamere della BBC. Un confronto che per molti osservatori si è concluso con un pareggio e durante il quale un ospite tra il pubblico, il signor Robert Blackstock di Nottingham, ha rivolto ai candidati la domanda che racchiude l’umore dell’elettorato: «Siete davvero i migliori che abbiamo?».


Un dubbio che riguarda tanto lo sfidante Starmer quanto il Primo ministro in carica, per quanto ormai, sondaggi alla mano, il suo mandato sia agli sgoccioli. Sunak uscirebbe sconfitto dall’urna addirittura nel collegio dello Yorkshire in cui corre, rendendo ancora più drammatica la debacle dei Tories (e la sua: mai nessun primo ministro ha perso il seggio). Le proiezioni sulla nuova Camera dei Comuni si rincorrono, con dati contrastanti: c’è chi attribuisce all’attuale maggioranza tra i 50 e i 60 seggi, chi invece alza l’asticella a oltre cento. Lo spettro resta: la peggior sconfitta nella storia del partito con foschi presagi sulle possibilità di ripresa e di resistere all’ascesa del Reform UK. Il movimento trainato da Nigel Farage potrebbe infatti raccogliere più voti dei Conservatori, per quanto questi non si tramuterebbero in più seggi per via del sistema maggioritario secco uninominale: pesano più nelle singole circoscrizioni che lungo tutta l’isola. Ma intanto si registra una ricca defezione: Sir John Hall, ex proprietario del Newcastle United che ha devoluto ai Conservatori più di 500.000 sterline, è passato tra le fila del Reform UK. Anche i soldi pesano.


Un tema scottante del dibattito di mercoledì, legato direttamente alla credibilità dei leader, sono state le polemiche sulle scommesse effettuate da parlamentari e componenti dello staff conservatore sulla data delle elezioni: hanno fruttato un bel gruzzolo, grazie alle soffiate interne. Shunak è finito, una volta di più, al centro delle critiche per aver impiegato troppo tempo a ritirare i candidati beccati in flagrante. Tra le voci più contrariate c’è quella di Steve Baker, figura di spessore nel partito che già alla vigilia del confronto aveva espresso dubbi sulla gestione dello scandalo, ospite del programma di Robert Peston, commentatore politico molto noto Oltremanica. Ieri ha scoperto definitivamente le carte, annunciando che sfiderà la leadership di Sunak in caso della scontata sconfitta.


Starmer, da parte sua, è apparso più sicuro e deciso dopo le opache figure nei due precedenti. È forte degli oltre 400 seggi che vengono attribuiti al Labour Party: nella media elaborata dall’Economist arriva a 429, con un margine senza eguali. La sua sfida, come capo del governo in pectore, è di convincere i britannici che non è solo l’alternativa a 14 anni di mandato conservatore, concluso tra polemiche, lotte fratricide e logoramento, ma un riferimento affidabile per tutti. Ha ricordato a più riprese la sua carriera da procuratore per tranquillizzare i cittadini sulla sicurezza e marcare la sua vicinanza alle problematiche quotidiane, presentando Sunak come totalmente distaccato dalla realtà. Ha ribadito che il Regno Unito non tornerà nell’Ue («Non entreremo nel mercato comune e non ripristineremo la libertà di movimento») e che si impegnerà per migliorare l’accordo raggiunto nel 2020. Sunak ha ribattuto puntando sulla questione tasse: «Potete permettervi di pagare almeno 2.000 sterline in più all’anno?», ha chiesto a quelli in studio e a casa. Il manifesto elettorale laburista prevede un aumento delle imposte per le rette delle scuole private e una revisione delle esenzioni tributarie per privati e aziende. Il Primo ministro ha quindi punzecchiato il rivale sulla questione gender, sollevata la scorsa settimana dalla scrittrice J. K. Rowling che, da affermata elettrice laburista, non ha lesinato critiche alle posizioni di Starmer, più propenso a difendere i diritti della comunità trans che delle donne. «C’è un piccolo gruppo di persone nate con un genere in cui non si riconoscono: li tratterò con dignità e rispetto così come faccio con ogni essere umano», ha replicato. Applausi dal pubblico: quanto peseranno davvero?

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