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Passeri condannato per droga a 25 anni in Egitto: la sinistra contro la Farnesina

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Pena massima in Egitto, al Cairo, per l'italiano Giacomo Passeri. "Siamo ancora sotto choc: ci hanno comunicato che mio fratello è stato condannato all'ergastolo, con 25 anni da scontare in Egitto". A parlare è Andrea Passeri, fratello del giovane pescarese arrestato un anno fa in Egitto per possesso di droga e ritenuto colpevoli oggi da un tribunale del Cairo. Nelle scorse settimane molti esponenti della sinistra italiana, Laura Boldrini in testa, avevano difeso Passeri paragonando in qualche modo la sua vicenda alla incarcerazione in Ungheria di Ilaria Salis, l'attivista antifascista oggi tornata in libertà ed eletta all'Europarlamento con Alleanza Verdi e Sinistra.

Ora la famiglia proverà a chiedere l'estradizione e a fare ricorso. I familiari tornano a lanciare un "appello forte alle istituzioni, affinché si impegnino per far tornare il giovane in Italia" i familiari del pescarese trovato in possesso di marijuana in quantità limitata all'uso personale, secondo quanto riferiscono i familiari, e condannato oggi con l'accusa di traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Nei mesi scorsi la famiglia del giovane pescarese aveva lanciato l'allarme sulle condizioni di Giacomo, il quale aveva anche iniziato uno sciopero della fame per protestare contro i tempi del processo è il trattamento ricevuto.

"Nonostante i continui rinvii delle udienze nel corso dell'anno, quella dell'altro giorno sarebbe stata decisiva", dice Marco Antonio Passeri, uno dei fratelli. "Attendiamo le motivazioni scritte della sentenza", dice ancora Andrea Passeri. "25 anni, praticamente l'ergastolo, per non aver fatto nulla. Lo scorso anno i poliziotti egiziani lo hanno arrestato con il sospetto che nostro fratello potesse nascondere della droga. Vi sono persone che hanno commesso omicidi e che hanno trasportato quantitativi enormi di cocaina e hanno avuto meno anni. Ora, però, ci preme farlo tornare nel suo Paese. Il governo italiano deve fare qualcosa, anche perché le condizioni psicofisiche di Luigi non sono affatto ottimali. Subisce aggressioni da quando è stato arrestato e si trova in uno dei carceri più duri del Cairo".

Originario della Sierra Leone Passeri e arrivato a Pescara con la famiglia nel 1997. Si sono interessati al caso anche alcuni parlamentari, come Marco Grimaldi (Alleanza Verdi e Sinistra Italiana) e Riccardo Magi (Misto + Europa), che hanno depositato delle interrogazioni indirizzate al ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani. "La condanna all'ergastolo, con la previsione di passare 25 anni nelle carceri egiziane di Giacomo Passeri per possesso di sostanze stupefacenti non è accettabile. Nelle scorse settimane avevamo sollevato il caso attraverso una interrogazione ricevendo dal governo una risposta dai toni rassicuranti minimizzando la situazione. La partnership tra Italia ed Egitto sui temi economici, energetici e migratori non può ignorare questo ulteriore episodio giudiziario sproporzionato e intollerabile nei confronti di un cittadino italiano. La Farnesina dovrebbe convocare l'Ambasciatore egiziano", dichiarano oggi Magi e il deputato di +Europa, Benedetto Della Vedova.

La Farnesina sta seguendo "con la massima attenzione" il caso. "Lo scorso 19 agosto ha avuto luogo al Cairo l'udienza di primo grado sul caso Passeri, cui il Capo della Cancelleria Consolare dell'Ambasciata d'Italia, accompagnato da un interprete, ha assistito in qualità di osservatore - recita una nota del Ministero degli Esteri - lo stesso giorno, l'avvocato ha informato la sede che il Signor Passeri è stato condannato a 25 anni di detenzione (quindi non ergastolo). Le autorità egiziane accusano il Signor Passeri di averlo trovato in possesso di un importante quantitativo di stupefacenti tra cui anche numerosi ovuli, da lui ingeriti, contenenti anche essi stupefacenti e, per tale motivo, lo hanno condannato per traffico internazionale di droga". "In attesa della pubblicazione del dispositivo della sentenza, il legale ha comunque già informato l'Ambasciata dell'intenzione di presentare ricorso. L'Ambasciata - in stretto coordinamento con la Farnesina - sta continuando a seguire il caso con la massima attenzione, attraverso costanti contatti con il legale del connazionale e ha richiesto alle competenti autorità egiziane di autorizzare una visita consolare in carcere con la massima urgenza, per prestare ogni necessaria assistenza", conclude la nota. 

Grimaldi e il segretario regionale di Sinistra italiana Abruzzo Daniele Licheri esprimono invece "preoccupazione, indignazione e sconcerto" per le sorti di Passeri. "Abbiamo visto la vicenda Regeni, la vicenda Zaki, non ci fidavamo di chi diceva che in Egitto andava tutto bene. È stato detenuto senza traduttori, sottoposto a un interrogatorio senza avvocati. Non c'è bisogno di sapere di che cosa Luigi Giacomo Passeri sia stato accusato. A noi bastava sapere che, in base al diritto internazionale (risoluzione Onu del 17 dicembre 2015 sul trattamento dei detenuti, le cosiddette 'Regole Mandela'), tutti i prigionieri devono essere trattati rispettando la loro dignità, senza mettere in atto trattamenti inumani o degradanti; che a tutti deve essere garantito l'accesso a informazioni scritte sui loro diritti e sull'accesso alla consulenza legale; che tutti i detenuti hanno diritto a comunicare con la loro famiglia; che diverse categorie di detenuti devono essere tenute separate tenendo conto di genere, età, precedenti penali, la ragione giuridica per la loro detenzione; che a ciascuno devono essere adeguatamente forniti acqua, cibo, indumenti e biancheria pulita; che ogni carcere deve garantire l'accesso tempestivo a cure mediche in caso di urgenza".

 

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