"Non perdere Trump” passa in secondo piano rispetto alla priorità di Mosca, cioè vincere in Ucraina e mettere all'angolo il suo leader, Volodymyr Zelensky: questo quanto sostiene Mikhail Rostovskij, editorialista caro al presidente russo Vladimir Putin. Il giornalista, prima ancora che il presidente americano definisse lo zar "impazzito", scriveva ancheche il piano di pace di Trump stava "morendo di morte lenta", che l’offensiva sarebbe continuata e che i colloqui “Istanbul 2025” sarebbero finiti nello stesso modo in cui si sono conclusi i negoziati di tre anni fa, ovvero in un nulla di fatto.
E questa tesi - vincere a ogni costo anche se questo significa perdere gli Usa - è condivisa da tanti commentatori e blogger in Russia. Per il Cremlino, però, sarebbe preferibile mantenere un certo tipo di rapporto con l'America di Trump, inetnsificando nel mentre la sua offensiva in Ucraina. Anche per questo i media statali avrebbero preferito ignorare l'appellativo "impazzito" attribuito dal capo della Casa Bianca a Putin.
L'unica eccezione è stata rappresentata dal deputato Mikhail Sheremet, che a Trump ha intimato di "scegliere bene le parole e mordersi la lingua per non fare la stessa fine della disgustosa coppia formata da Biden e Zelensky". Dure anche le dichiarazioni del commentatore falco Dmitrij Popov, che si è rivolto al tycoon in maniera assolutamente informale dandogli del “tu”: "Trump non smette di ripetere: 'Questa non è la mia guerra'. Beh, se non è la tua guerra, allora fatti da parte".