Parigi. Sono passate da poco le 21 quando il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, si presenta davanti ai suoi concittadini, e in diretta dall’Eliseo, alla luce dei risultati nefasti del suo partito, Renaissance, alle elezioni europee, e del trionfo del Rassemblement national (Rn) di Marine Le Pen e Jordan Bardella, decide di sciogliere l’Assemblea nazionale, la Camera bassa del Parlamento d’oltralpe. È il 9 giugno del 2024 e Macron decide di indire elezioni legislative anticipate per una «chiarificazione democratica».
Ma qual è il bilancio a un anno da quella che l’intellettuale francese Raphaël Llorca ha definito la prima «dissolution Netflix» della storia? «C’est le chienlit», come direbbe Charles de Gaulle, il fondatore della Quinta Repubblica, il caos e l’incertezza regnano sovrani, Macron e il suo primo ministro, François Bayrou, sono deboli e senza maggioranza, l’Assemblea nazionale è divisa in tanti arcipelaghi come evidenziato dal sondaggista Jérôme Fourquet, e la Francia è tra i paesi più indebitati e coi conti più in disordine d’Europa. «È stato un anno di stagnazione», ha commentato François Ruffin, deputato ecologista, elencando le “grandi sfide” fiscale, demografica ed ecologica, cui l’inquilino dell’Eliseo non ha saputo dare risposta. Il gollista Vincent Jeanbrun, deputato della Droite Républicaine, ha parlato di una decisione «brutale», che ha portato a un’Assemblea «quasi improduttiva». «Lo scioglimento è stata un’arma nucleare. Ha prodotto delle radiazioni e fanno male», ha commentato Jeanbrun. Persino tra i macronisti, a un anno dalla “dissolution”, c’è chi manifesta tutta la sua perplessità ricordando quel gesto.
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«Non troverete molte persone che difenderanno lo scioglimento dell’Assemblea», ammette Pierre Cazeneuve, deputato macronista. E c’è chi si spinge più lontano, come il deputato Renaissance Ludovic Mendes, secondo cui Macron, il 9 giugno 2024, ha commesso «l’errore più grave della Quinta Repubblica». Per il vicepresidente di Rn, Sébastien Chenu, il presidente della Repubblica ha condannato il Paese all’immobilismo. «La realtà è che, sciogliendo l’Assemblea nazionale, Macron ha portato il Paese a un punto morto, con un Parlamento incapace di raggiungere le maggioranze per approvare leggi importanti», ha affermato Chenu.
Ieri, Rn ha organizzato a Mormant-sur-Vernisson “la fête de la victoire”, la festa della vittoria, del sussulto dei francesi contro «l’Europa di Macron», con il premier ungherese Viktor Orbán come ospite speciale. Dopo aver salutato i militanti giunti fino al «centro geografico e morale del Paese», il presidente di Rn, Jordan Bardella, ha celebrato il primo anniversario del «risveglio», di «una vittoria storica». «I popoli europei hanno fatto sentire la loro voce, la voce della Storia ha ripreso il suo corso», ha sottolineato Bardella, ringraziando tutti gli ospiti giunti nel Loiret e gli elettori «per questo successo». «Senza la vostra mobilitazione, nulla sarebbe stato possibile», ha affermato il delfino di Marine Le Pen. «Come ci ha ricordato Marine, non stiamo rifiutando l’Europa (...). Rifiutiamo l’Europa di Macron a favore di un’Europa delle nazioni, di un’Europa delle identità e delle libertà. Oggi il vento sta cambiando direzione ovunque nel continente (...) e presto, sono sicuro, cambierà direzione anche in Francia», ha proseguito Bardella. Orbán, davanti ai militanti Rn, si è detto pronto a «bere molti magnum di champagne» in caso di vittoria di Marine Le Pen.
Il tutto mentre l’ex capogruppo dei macronisti all’Assemblea nazionale, Gilles Le Gendre, fischiava la fine dell’èra Macron: «Il Presidente è stato legittimamente eletto e il suo mandato dura fino al maggio 2027. Ma come per il meteo, c’è una temperatura politica reale e una temperatura percepita. Lo scioglimento del 2024 ha segnato la fine del regno e l’inizio dell’impotenza». Il de profundis del macronismo.