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Un graffito sulla metro "spaventa" Singapore

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Uno svizzero elude la sicurezza, ora rischia la fustigazione

Paolo Franzoso
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A Singapore l'ordine regna. Tutto è sorvegliato, le strade sono linde e la criminalità (quasi) non esiste. Però un vagone della metropolitana è stato imbrattato dai writer qualche settimana fa. La sicurezza salta – cose che capitano – ma i ligi cittadini riprendono con i telefonini il colpevole in flagrante, un consulente informatico svizzero di 32 anni. Il complice, un giovane inglese, riesce invece a fuggire a Hong Kong. A Singapore non si scherza, sono vietate addirittura le gomme da masticare: troppo alto il rischio che finiscano per terra o sui sedili della metropolitana come accade un po' ovunque nel mondo. La giustizia della città-stato prevede anche la fustigazione. Nel 1994 un americano subì la pena per aver danneggiato alcune auto in sosta. Il graffito è già sparito, cancellato, come se non fosse mai stato verniciato. Però il governo s'interroga: come hanno fatto i due a scavalcare la recinzione del deposito treni e raggiungere indisturbati i vagoni? Questa è una falla dei servizi di sicurezza in un paese dove non sfugge nulla all'occhio sempre vigile (e alle orecchie) delle forze dell'ordine. Ci si è messa pure la polizia indonesiana, che nei giorni del fatto ha ritrovato una mappa della metropolitana di Singapore nella casa di un terrorista islamico ucciso a Giacarta.

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