Iran e Ucraina "sono la stessa guerra". E per questo Donald Trump dovrebbe studiare una strategia comune per affrontare Vladimir Putin così come ha osato sfidare l'ayatollah Khamenei. L'editoriale di Thomas Friedman sul New York Times, il quotidiano più prestigioso e influente non solo d'America, è destinato a produrre conseguenze clamorose tanto sul dibattito quanto, probabilmente, sulla politica di Washington.
Friedman, tre volte premio Pulitzer, è tra i massimi esperti di Medio Oriente al mondo e opinion leader conclamato, tanto a destra come a sinistra. Ecco perché le sue parole subito dopo l'operazione Midnight Hammer che ha mandato in cenere le centrali nucleari iraniane sono pesantissime. Sul NY Times premette subito: ci troviamo di fronte a un "dramma molto, molto grande, e non è limitato al Medio Oriente". Perché la premessa è l'invasione dell'Ucraina da parte di Putin nel febbraio del 2022, "con l'unico obiettivo di cancellare la sua democrazia dalla carta geografica e assorbirla nella Russia", Si passa poi agli "attacchi a Israele nel 2023 da parte di Hamas e dei procuratori dell'Iran in Libano, Yemen e Iraq". Episodi eclatanti di "una lotta globale tra le forze dell'inclusione e le forze della resistenza".
Pizza Index, il segnale che ha anticipato l'attacco Usa all'Iran
Sì, sapeva tutto. Anche dell'attacco degli Usa all'Iran. Il cosiddetto "Pentagon Pizza Index" h...Detta in maniera brutale: una guerra tra quella parte di mondo che crede nel commercio, nella cooperazione contro le minacce globali e una governance "più dignitosa, se non addirittura democratica" e i leader che "prosperano nel resistere a queste tendenze, perché il conflitto permette loro di mantenere i loro popoli a terra, i loro eserciti forti e il furto dei loro tesori facile". Non è un caso che la guerra in Ucraina esploda nel 2022 proprio quando Kiev si stava avvicinando all'Unione europea, rischiando di far finire dall'altra parte della barricata "un'enorme potenza agricola, tecnologica e militare". Un pericolo che Mosca non poteva correre.
In Medio Oriente l'alleanza di sicurezza tra gli Usa e l'Arabia Saudita aveva aperto alla "normalizzazione" dei rapporti tra il mondo islamico e Israele, l'incubo del regime sciita di Teheran. "Che cosa è successo? - sottolinea Friedman - Putin ha invaso l'Ucraina per fermare il primo movimento e Hamas e gli altri proxy dell'Iran hanno attaccato Israele per fermare il secondo. Pertanto, la mia prima domanda all'indomani dell'attacco di domenica mattina è la seguente: Il Presidente Trump capisce da che parte sta Putin in questa lotta globale?".
Questo il passaggio cruciale dell'editoriale: "L'Iran e la Russia sono stretti alleati per un motivo. L'Iran ha fornito alla Russia i droni che ha usato per uccidere più efficacemente i soldati e i civili ucraini. Non chiedo a Trump di sganciare una bomba sulla Russia, ma gli chiedo di fornire all'Ucraina il sostegno militare, economico e diplomatico di cui ha bisogno per resistere alla Russia, proprio come gli Stati Uniti stanno facendo per Israele per sconfiggere Hamas e l'Iran".
Iran, attacco Usa. "Obiettivi legittimi", chi finisce nel mirino di Teheran
Gli Stati Uniti di Donald Trump attaccano. Nelle prime ore di domenica 22 giugno, intorno alle 2 del mattino in Italia, ...Perché, appunto, Ucraina e Iran sono "la stessa guerra", "Putin e gli ayatollah vogliono lo stesso tipo di mondo. Un mondo sicuro per l'autocrazia, sicuro per la teocrazia, sicuro per la loro corruzione; un mondo libero dai venti delle libertà personali, dello Stato di diritto, della libera stampa; un mondo sicuro per l'imperialismo russo e iraniano contro i vicini dalla mentalità indipendente". In questo scenario, c'è l'enigma Cina, un gigante che "ha sempre avuto un piede in ogni campo. La sua economia dipende da un mondo di inclusione sano e in crescita, ma la sua leadership politica ha anche mantenuto forti legami con il mondo della resistenza. Così Pechino gioca in entrambe le leghe: compra petrolio dall'Iran ma è sempre preoccupata che se l'Iran ottenesse una bomba nucleare, potrebbe un giorno darne una copia ai separatisti musulmani dello Xinjiang".
"Non faccio previsioni su cosa accadrebbe in Iran se il regime cadesse - conclude Friedman -. Potrebbe essere caos su caos. Potrebbe anche contribuire a liberare il popolo iraniano e i suoi vicini dall'instabilità prodotta dall'Iran". In uno scenario ricco di contraddizioni e di verità solo in apparenza opposte e inconciliabili, con le dovute critiche tanto a Netanyahu quanto a Trump, l'editorialista e saggista del NY Times però arriva a sostenere che "il vero colpo di grazia all'Iran e a tutti i resistenti […] è che Trump dica a Netanyahu: esci da Gaza in cambio di un cessate il fuoco da parte di Hamas e della restituzione di tutti gli ostaggi israeliani. Lasciate che una forza di pace araba si trasferisca lì, benedetta da un'Autorità palestinese riformata, e poi iniziate quello che dovrà essere un lungo processo di costruzione di una struttura di governo credibile da parte dei palestinesi, in cambio di uno stop a tutte le costruzioni di insediamenti israeliani in Cisgiordania. In questo modo si creerebbero le condizioni migliori per la nascita di uno Stato palestinese".