Il Trump giapponese punta al governo: lo accusano già di essere filorusso

di Matteo Legnanidomenica 20 luglio 2025
Il Trump giapponese punta al governo: lo accusano già di essere filorusso
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Potrebbe essere un piccolo partito di estrema destra a scardinare, per la prima volta in 70 anni, gli equilibri fin qui granitici della politica giapponese, dove dal 1955 regna incontrastato il Partito Liberal Democratico dell’attuale primo ministro Shigeru Ishiba.

Oggi, i cittadini del Paese del Sol Levante sono attesi alle urne per eleggere 125 membri della camera alta della Dieta giapponese, la Camera dei Consiglieri (che viene rinnovata per metà ogni tre anni). E tra i candidati in lizza per un seggio ce ne sono 54 che corrono per Sanseito, il partito del fai da te fondato nel 2020 da Sohei Kamiya e che oggi conta due rappresentanti (incluso lo stesso Kamiya) alla Camera dei Consiglieri (che ha 248 seggi) e tre alla Camera dei Rappresentanti (che di seggi ne ha 465). Ma la “formichina” Sanseito potrebbe trasformarsi in un Davide per il Golia liberal-democratico perché i sondaggi lo danno tra i 10 e i 15 seggi nella rinnovata Camera dei Consiglieri.

Un numero che potrebbe mandare in minoranza anche alla camera alta del parlamento la coalizione tra Liberal Democratici e Komeito che sostiene il premier Ishida e che governa pur avendo il 48% dei seggi alla Camera dei Rappresentanti. Se ciò accadesse, Ishida avrebbe grosse difficoltà a restare in sella, in un Giappone in cui il malcontento delle fasce deboli della popolazione aumenta di settimana in settimana per la debolezza dello yen, per l’aumento dell’inflazione e soprattutto dei prezzi dei beni alimentari.

L’incremento è stato tale da aver spinto il governo, la scorsa settimana, a sbloccare le riserve di riso del Paese per calmierare il costo del principale ingrediente della tavola giapponese. Kamiya, che sostiene apertamente di ispirarsi alla «coraggiosa azione politica» del presidente degli Stati Uniti Donald Trump e che ha fatto suo il motto “America First” declinandolo in “Japanese first”, non si accontenta dei sondaggi incoraggianti: nelle sue ultime uscite di campagna elettorale ha lanciato ai suoi sostenitori l’appello a raggiungere i 20 seggi, spiegando che ciò darebbe al partito la facoltà di «proporre leggi con budget. Per cui, vi esorto a darci 20 seggi», ha detto. Fondatore e Segretario generale di Sanseito, il 48enne Sohei Kamiya vanta una laurea in Lettere e un dottorato in Legge conseguiti all’università Kansai di Osaka. In politica è entrato nel 2007, come consigliere comunale a Suita, nella prefettura di Osaka. Per alcuni anni ha militato nell’ora suo acerrimo nemico Partito Liberal Democratico, nelle file del quale ha tentato per due volte senza successo di entrare in parlamento. Nel 2020 ha costituito Sanseito e due anni più tardi è stato eletto alla Camera dei Consiglieri.

Nel suo manifesto, Sanseito chiede un ritorno ai valori tradizionali della famiglia, l’abrogazione della Legge per la Promozione della Comprensione verso le persone Lgbt, la protezione del patrimonio culturale giapponese e l’erogazione di un assegno universale mensile per i figli pari a 100mila yen (circa 700 euro), interrompendo al contempo l’assistenza sociale ai non giapponesi. Pur traendo ispirazione dallo stile politico di Trump e del MAGA, lo stesso Kamiya ha accostato il suo partito alla tedesca AfD e all’inglese Reform UK. E come stanno facendo Alice Weidel in Germania e Nigel Farage in Gran Bretagna, anche Sanseito sta cavalcando il tema dell’immigrazione (che pur in Giappone costituisce appena il 3% degli abitanti), in una fase storica in cui, con l’invecchiamento della popolazione, le maglie per l’ingresso di lavoratori stranieri nel Paese si sono allargate, suscitando incertezza e inquietudine soprattutto nelle fasce più deboli della popolazione. Nelle ultime ore prima del voto, Kamiya ha dovuto difendersi dall’accusa di essere filo-russo in seguito all’intervista concessa da uno dei suoi candidati all’agenzia di stampa statale russa Sputnik, censurata sia dall’Unione europea sia dagli Stati Uniti. «Non ne sapevo nulla ed è stato un errore», ha spiegato il leader di Sanseito, ribadendo tuttavia che «la Russia non è la sola responsabile della guerra».

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