Temu-Shein, smascherato l'e-commerce cinese: "Articoli economici ma pericolosi"

di Luca Puccinimercoledì 23 luglio 2025
Temu-Shein, smascherato l'e-commerce cinese: "Articoli economici ma pericolosi"
3' di lettura

Una bicicletta elettrica da corsa per uomo a 32,01 euro (con spedizione gratuita). Un orologio da polso in acciaio inossidabile, col quadrante al quarzo e dentro la scatolina di pelle che pare uscito da una gioielleria: però costa appena 10,34 euro. Una lavatrice portatile a 1,56 euro, uno zaino da viaggio per le cappelliere degli aerei a 2,43 euro, un set di cinque pantaloncini estivi a 5,83. Poi un computer portatile a 167 euro. Uno smartphone a 51,01. Un drone con la telecamera integrata a 16,79.

Promozioni e affari imperdibili che, per la verità, invece sarebbe il caso di perdere. C’è e-commerce e e-commerce e c’è, soprattutto, una regola aurea che vale nel negozio sotto casa e nello store on-line delle piattaforme multimilionarie del globo: quando una compera è troppo vantaggiosa per essere vera, probabilmente di vantaggioso ha pochissimo.

SISTEMA DI ALLERTA
Che l’Unione europea avesse messo sotto osservazione i colossi dello shopping digitale cinesi (il generalista Temu e l’azienda specializzata in abbigliamento Shein, tanto per fare i nomi) lo si sapeva: per quanto riguarda il comparto non alimentare, l’ultimo rapporto Ue sul safety gate (che è quel sistema comunitario di allerta per i prodotti che importiamo) conteneva il record di 4.137 segnalazioni, di cui il 40% per articoli sbarcati dal Dragone. Bruxelles, tra l’altro, sta conducendo, tramite la sua Commissione, un’indagine specifica basata su quella che è stata ufficialmente descritta come «un’ampia operazione di acquisti in incognito» i cui risultati devono ancora essere pubblicati. Epperò è filtrata qualche “anticipazione”.

Michael McGrath, che è un irlandese, è stato ministro delle Finanze nel suo Paese, è un politico di centrodestra e attualmente fa il commissario europeo per la Giustizia, in un’intervista al quotidiano britannico Guardian, si è lasciato sfuggire che è «scioccato» e che «abbiamo il dovere di proteggere i consumatori europei» dato che sui su per giù dodici milioni di pacchi di basso valore che ogni anno entrano nel territorio del Vecchio Continente e che sono venduti da siti stranieri molti «infrangono palesemente la legge».

E non è (solo) una questione di concorrenza sleale dovuta ai prezzi stracciati, stracciatissimi. E', anzitutto, un fattore di sicurezza. McGrath racconta, per esempio, che tra il materiale “a rischio” ci sarebbero dei ciucci per bebè composti da perline che si staccano un po’ troppo facilmente dal resto del silicone e che, in aggiunta, non hanno manco i fori della grandezza regolamentare per consentire il passaggio dell’aria qualora un bimbo le ingerisca accidentalmente. Oppure si noterebbero degli impermeabili (anche questi destinati ai più piccoli) il cui tessuto presenta tracce di sostanze chimiche. O ancora occhiali da sole senza il filtri Uve pantaloncini per ragazzini coi lacci più lunghi di quelli definiti dagli standard regolamentari (in un caso come nell’altro si tratta di merce “pericolosa”, non proteggono realmente dai raggi solari e aumentano il rischio di inciampo). Tra gli avvertimenti più turbati rientrerebbero alcuni cosmetici che conterrebbero il cosiddetto “lillal”, nome (scientifico) in codice butyl phenyl methylpropional, che è una fragranza sintetica che da noi è vietata da almeno tre anni perché sarebbe tossica per quanto riguarda la fertilità e lo sviluppo fetale (meglio non inalarla, insomma, men che meno meglio non lo facciano le future mamme).

Una tariffa contenuta (spesso parecchio) non è garanzia di maggiore qualità. Anzi. È, semmai, vero a parti inverse: chi (e per trovare un responsabile dovremmo attendere la chiusura dell’inchiesta Ue) chiude un occhio sulla sicurezza riesce ad abbattere i costi, ma, alla fine, il gioco vale la candela? Oggi compriamo (quasi) tutto su internet: sono transazioni veloci, comode. Sono anche sicure?

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ECONOMIA E SALUTE
«Sono determinato a intensificare l’applicazione delle nostre leggi sulla sicurezza dei prodotti e delle norme a tutela dei consumatori», specifica il battagliero McGrath, «non si tratta solo di proteggere le persone, ma c’è un problema molto serio di parità di condizioni per le imprese europee».

Economia sì, certo: ma pure salute. Mica è secondario. Le spedizioni sotto i 150 euro dirette in Europa, nel 2024, sono state circa 4,6 miliardi, praticamente il doppio di quelle dell’anno prima e tre volte quelle del 2022. Dazi o non dazi (i dazi qui pure c’entrano perché tra le misure a cui sta pensando l’Ue c’è quella di abolire la tassazione zero alla merce di poco conto e di introdurre un costo di gestione “a pacco”, praticamene sul modello americano), la domanda è un’altra: come fa un tablet a costare qualche euro? Va bene la promo di lancio, ma non facciamoci abbindolare. Non così almeno.

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