Erdogan aiuta i siriani contro curdi e Stato ebraico

La Turchia dà il via libera alla collaborazione militare con il regime di Damasco. Obiettivi: contrastare Ypg e Idf
di Matteo Legnanivenerdì 22 agosto 2025
Erdogan aiuta i siriani contro curdi e Stato ebraico

2' di lettura

La Turchia vuole trasformare la Siria in uno Stato-cuscinetto da frapporre tra sé e Israele. Da quando il presidente Recep Tayyip Erdogan ha impresso una sterzata espansionistica e neo-ottomana alla politica estera del suo Paese, Ankara e Gerusalemme sono finiti spesso ai ferri corti.

Su Gaza e il Libano ma sempre più anche per quanto riguarda la Siria. Per questo il ministero della Difesa di Ankara ha dato il via a una collaborazione con l'esercito siriano che prevede addestramento, organizzazione logistica e fornitura di equipaggiamenti e mezzi, in quella che ha definito una «accelerazione del processo di rinnovamento delle forze armate di Damasco».

Una mossa che serve al governo di Erdogan sia per bilanciare l’influenza che Israele, con l’aiuto americano, sta costruendo in Siria, sia per raggiungere l'obiettivo di una Siria più forte, opzione che impedirebbe alle milizie curde dell'Ypg (Unità di protezione popolare) di conservare autonomia nelle province nel nord est.

Attraverso il proprio leader Mazlum Kobane, YPG aveva inizialmente accettato di integrare i propri uomini nell'esercito siriano, salvo poi fare marcia indietro. Allo stesso tempo si era affrancato dai “cugini” del Pkk, tirandosi fuori dall'accordo di pace raggiunto da questi con Ankara. Una circostanza, quest'ultima, che ha spinto il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan a dichiarare che il suo governo è pronto a valutare l'opzione di un intervento militare ai danni dei separatisti curdi in Siria.

Erdogan ha più volte sottolineato l’importanza di una Siria unita negli incontri avuti nei mesi scorsi con il presidente siriano Ahmed Al Sharaa, definendo «inaccettabile» l'esistenza all'interno del Paese di un'entità autonoma dominata da YPG. Le aspirazioni all'autonomia di quest'ultima sono state alimentate dagli scontri tra drusi e beduini avvenuti a Sweida un mese fa, che l'esercito siriano ha soffocato nel sangue (dei drusi).

L'intervento israeliano volto a tutelare la minoranza drusa ha accresciuto la percezione che Netanyahu intenda approfittare della debolezza politica e militare del nuovo Stato siriano per puntare a dividere il Paese. Prospettiva che Erdogan vuole in ogni modo scongiurare, usando l'addestramento e il riequipaggiamento dell'esercito siriano come deterrente.

Un esercito siriano forte è anche un mezzo per evitare che, come avvenuto a Swedia, i militari di Damasco rivelino incapacità nel riportare ordine. Per evitare il rischio che la Siria si sgretoli aumentando i rischi di un potenziale confronto diretto tra Turchia e Israele.