Macron, il siluro di Marion Maréchal: "Adottiamo il modello Meloni"

mercoledì 27 agosto 2025
Macron, il siluro di Marion Maréchal: "Adottiamo il modello Meloni"

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Il destino del primo ministro francese, François Bayrou, è appeso a un filo. Lunedì, nel corso di una conferenza stampa per presentare la cura d'austerità di cui la Francia ha bisogno nei prossimi anni per ritrovare il controllo delle sue finanze, ha annunciato di aver chiesto al presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, di convocare una sessione straordinaria all'Assemblea nazionale per l'8 settembre: in quell'occasione, il capo del governo solleciterà la fiducia e in caso di fallimento sarà costretto a farsi da parte. «Sembrano delle dimissioni mascherate. Bayrou sa perfettamente che non avrà la maggioranza per ottenere la fiducia», dice a Libero Marion Maréchal, leader del partito Identité-Libertés e eurodeputata nel gruppo dei Conservatori e dei riformisti (Ecr) presieduto da Giorgia Meloni.

Qual è la strategia di Bayrou?
«Rifiuta chiaramente di assumersi la responsabilità delle sue scelte di bilancio e spera sicuramente, in questo modo, di uscirne bene passando per vittima sacrificale, con l'obiettivo di preservare il suo futuro politico».

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Quali sono gli scenari possibili per la Francia in caso di caduta del governo il prossimo 8 settembre?
«Scenario 1: un nuovo governo improvvisato sulla base di accordi tra partiti minoritari, che sarà quindi condannato all'illegittimità e all'impotenza. Ci saranno sempre alcuni centristi o socialisti in cerca di notorietà pronti a colmare i vuoti. Scenario 2: il presidente della Repubblica decide di sciogliere nuovamente l'Assemblea nazionale per cercare di costruire una nuova maggioranza. Fino all'8 settembre, si farà di tutto per intimidire coloro che, come noi, rifiutano di votare la fiducia in queste condizioni. I decisori politici e gli analisti che denunciano la “mancanza di responsabilità” di fronte al rischio di “essere messi sotto tutela dal Fondo monetario internazionale” si stanno già facendo sentire».

Lunedì, Marine Le Pen, capogruppo dei deputati del Rassemblement national all'Assemblea nazionale, ha dichiarato che «solo uno scioglimento consentirà ai francesi di scegliere il proprio destino». È d'accordo con lei?
«Quando non c'è una maggioranza chiara, si torna alle urne. Non si costruiscono accordi contronatura tra partiti alle spalle dei popoli. Emmanuel Macron ha già lasciato intendere che “non vuole un nuovo scioglimento”, ma che non rinuncerebbe a priori a questo potere costituzionale: il famoso en-même temps macroniano. Ciò che mi preoccupa, tuttavia, è che la destra e il centro-destra non sono ancora uniti. Il Rassemblement national rimane molto isolato ei Républicains (il partito gollista, ndr) sono aggrappati al campo macroniano. Senza una coalizione di destra, rischiamo nuovamente di uscire da un eventuale nuovo scrutinio senza maggioranza, a vantaggio del centro-sinistra e dell'estrema sinistra».

Jean-Luc Mélenchon, leader della France insoumise, ha annunciato che il suo partito avvierà una procedura di destituzione nei confronti del presidente Macron il 23 settembre. Qual è la sua opinione su questa iniziativa?
«Quella di Mélenchon è soltanto un'operazione di comunicazione. La procedura di destituzione, che richiede il voto dei due terzi dei parlamentari dell'Assemblea nazionale e del Senato, non ha alcuna possibilità di successo.

“Scommetto che nei prossimi quindici giorni pagheremo il nostro debito più dell'Italia”, ha profetizzato ieri mattina il ministro dell'Economia francese, Éric Lombard, in un'intervista a France Inter, ricordando che il differenziale con Roma si riduce ormai a tre centesimi. Se così fosse, la Francia “si ritroverebbe in coda ai 27, una posizione difficilmente sostenibile per la seconda economia dell'eurozona”, ha aggiunto Lombard, evocando persino la possibilità di un intervento del Fmi. Come si è arrivato a questo punto?
«La Francia è dipendente dal debito, rovinata dall'immigrazione, appesantita dall'assistenzialismo. Troppi francesi non lavorano abbastanza, mentre tutti gli altri si alzano la mattina per un lavoro che non viene sufficientemente pagato... Nel frattempo, il tenore di vita dell'amministrazione statale continua ad aumentare tra la moltiplicazione delle agenzie e dei funzionari, lo spepero dei sussidi, ecc. Ma la prima reazione dei governi che si sono succeduti è sempre quella di aumentare ulteriormente le tasse piuttosto che ridurre la spesa in un paese che ha già il record mondiale di prelievi obbligatori...

» Secondo lei, c'è la possibilità di elezioni presidenziali anticipare? E come dovrebbe prepararsi il campo sovranista a questo scenario?
«Dipende dalla volontà di Emmanuel Macron. La sua psicologia sembra lasciare poco spazio a questa ipotesi. È un uomo che da tempo si è rassegnato a essere il presidente più impopolare della Quinta Repubblica. Da tempo invoco una grande alleanza che vada dal Rassemblement national ai Républicains. Credo inoltre che si debbano cercare dei punti in comune anche con alcuni membri del partito di centro-destra Orizzonti. Mi sono sempre ispirata al modello di alleanza delle destre italiane che Giorgia Meloni ha portato al governo. Il mio obiettivo politico è riuscire a importare questo modello anche in Francia».

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