Starmer ha paura di Farage e nomina una ministra velata

di Mauro Zanondomenica 7 settembre 2025
Starmer ha paura di Farage e nomina una ministra velata

3' di lettura

Un anno fa era festa grande: il Labour trionfava alle elezioni con 174 seggi in più dei conservatori, spazzati via dopo 14 anni di governo, Keir Starmer si installava a Downing Street, e gli intellettuali della sinistra europea brindavano a Londra come la grande capitale del progressismo, argine contro l’ascesa dei partiti sovranisti. E oggi? Il Labour è in crisi di idee e di leadership, il primo ministro Starmer è costretto a un rimpasto d’emergenza, e Nigel Farage, il leader trumpiano di Reform Uk, vola nei sondaggi.

Le dimissioni venerdì della vicepremier Angela Rayner, la regina rossa del Labour e portavoce dell’ala sinistra del partito accusata di irregolarità fiscali legate alla sua seconda abitazione di Hove (ha pagato 40mila sterline in meno di “stamp tax”, tassa di registro), hanno innescato una mini-rivoluzione a Londra.

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Con Starmer che ha ridisegnato un governo di fedelissimi, con una sterzata a destra, per affrontare i due principali problemi: il budget, da presentare a novembre, e Farage, il vero avversario politico secondo tutti i sondaggi. Il posto di vicepremier lasciato vacante dalle dimissioni brusche di Rayner è stato assegnato a David Lammy, ministro degli Esteri uscente che, con la promozione, è passato al dipartimento della Giustizia. Al Foreign Office è arrivata la veterana Yvette Cooper, che come ministra degli Interni si era distinta per la linea dura sull’immigrazione.

Ma la nomina più chiacchierata a Londra è quella di Shabana Mahmood al ministero dell’Interno: origini pachistane, musulmana praticante, contraria all’aborto e al suicidio assistito e, come colei che l’ha preceduta, inflessibile contro l’immigrazione scriteriata. In un’intervista di due anni fa, Shabana Mahmood aveva affermato che la sinistra britannica deve smettere di essere «schifiltosa» sull’immigrazione, che denunciarne le derive non significa essere degli infrequentabili razzisti. «Se chiedete ai miei elettori, loro vogliono un sistema migratorio equo. Pensano che ci debbano essere delle regole. La maggior parte di loro dirà che sono arrivati in questo Paese sulla base di regole molto rigide, che hanno seguìto per lavorare e costruirsi una vita qui.

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Vogliono che questo senso di equità valga per tutti quelli che potrebbero arrivare, ora o in futuro», disse Mahmood a maggio in un’intervista allo Spectator. Ma la sua nomina ha suscitato anche molte polemiche. Da venerdì, sui social, circola una foto in cui Mahmood indossa il velo islamico mentre incontra alcuni correligionari e un video in cui afferma che «la fede musulmana è la cosa più importante della sua vita». In un’altra foto che sta suscitando forti polemiche, la neoministra dell’Interno brandisce un cartello “Free Palestine. End Israeli Occupation”.

Il rimpasto di Starmer ha portato anche al siluramento di Lucy Powell da ministra dei rapporti con la Camera dei Comuni (Leader of the House), che in una dichiarazione ha sottolineato come «non sia stato un periodo facile» per il governo, e di Ian Murray da ministro per la Scozia. Quest’ultimo ha lasciato il suo incarico sbattendo la porta: nella lettera rivolta a Starmer, in modo piuttosto inusuale, si è detto «profondamente contrariato» per la decisione di rimuoverlo a fronte del tanto lavoro svolto.

Le nomine di Starmer servono a rafforzare la squadra, ma dentro il partito cresce il timore che l’esecutivo possa non reggere a lungo. «Non è escluso che si vada al voto anticipato», ha detto al Times un deputato laburista in forma anonima. Farage, intanto, continua a volare. Venerdì e sabato si è tenuto il congresso annuale del suo partito al National Exhibition Centre di Birmingham. Con lo slogan “Next Steps”, pensato per suggellare il passaggio di Reform Uk da movimento di protesta a soggetto politico pronto a governare, il leader sovranista, dalla tribuna, ha predetto che il governo Starmer imploderà e che si andrà a elezioni anticipate entro il 2027, invece della scadenza naturale del 2029. Reform Uk, soprattutto, è saldamente in testa nei sondaggi, oltre il 30%, mentre i laburisti languono attorno al 20%.
Starmer rimane al governo ma con forti pressioni: da un lato deve fronteggiare le tensioni interne e il difficile equilibrio tra le diverse anime del partito, dall’altro deve rispondere a un’opposizione sovranista in crescita.