Lo scorso 21 agosto la US Space Force, la forza armata spaziale, che il presidente Donald Trump ha voluto e fondato nel 2019 durante il suo primo mandato, ha lanciato in orbita per una nuova missione segreta lo spazioplano americano X-37B, il piccolo shuttle-drone senza equipaggio, lungo 9 metri e del peso di 5 tonnellate, spesso impegnato in lunghi voli spaziali che durano anche anni. La navetta, lanciata con un razzo Falcon 9 della SpaceX di Elon Musk è stata immessa su un’orbita molto eccentrica dal perigeo bassissimo, appena 323 km di quota, e dall'apogeo di ben 38.000 km dalla Terra, oltre l'orbita geostazionaria.
Il Pentagono non lo dice, ma è possibile che la missione abbia a che fare con esperimenti preliminari al progetto di scudo spaziale antimissile Golden Dome, annunciato da Trump negli ultimi mesi. L'X-37B trasporta non meglio specificati «sistemi di comunicazione laser coi satelliti», che potrebbero essere utili per collimare e colpire satelliti nemici in orbita o testate balistiche nella fase suborbitale della traiettoria, qualora il raggio laser fosse potenziato a un livello energetico distruttivo. Sul sistema antimissile Golden Dome si sa ancora poco, ma è certo che Trump e il Dipartimento alla Difesa americano pensano a una rete composta da satelliti intercettori in orbita e basi antimissile terrestri per coprire l'intero territorio statunitense sotto questa “cupola d'oro”. Nel nome richiama l’Iron Dome israeliano, realizzato dalla Rafael, entrato in servizio operativo dal 2011, con costo di progettazione di 200 milioni di dollari Ma è più di una semplice versione pantografata in grande del sistema israeliano.
La sfida è ardua poiché Israele è una piccola nazione estesa solo 22.000 km quadrati, meno di un decimo dell'Italia, mentre gli Stati Uniti hanno una superficie di 9,8 milioni di km quadrati, un'area 445 volte più ampia!
Trump, torna il "Dipartimento della guerra": cosa c'è dietro
Per un presidente che ha dichiarato, fin dal suo primo mandato, che gli Stati Uniti non combattono guerre senza fine, te...Assicurare un'invulnerabilità ai missili nemici all’intera America è un sogno che risale alle “guerre stellari” annunciate nel 1983 dal presidente Ronald Reagan e rivelatesi poi un bluff per sfiancare l’Unione Sovietica con la corsa al riarmo. La nuova incarnazione del sogno di Reagan ha preso forma dal 27 gennaio 2025, quando l'appena reinsediato Trump ha firmato il primo ordine esecutivo per chiedere una difesa antimissile integrale. Il 5 marzo l’ha battezzato Golden Dome e il 20 maggio ne ha affidato la supervisione al generale Michael Guetlein della Space Force. Il costo preventivato è di 175 miliardi di dollari, con i primi test ipotizzati per il 2028. Il 7 agosto il Pentagono ha chiamato a raccolta 3.000 aziende, fra grandi e piccole, del comparto della difesa ad Huntsville, in Alabama, per mobilitarle allo slogan “Go fast, think big!”, in uno sforzo degno del progetto Manhattan, che nel 1945 diede vita alla bomba atomica. Alla guida del programma si candidano i colossi dell’aerospaziale, come Lockheed Martin, Raytheon, Boeing e Northrop Grumman, e dei satelliti, come L3Harris, oltre all'israeliana IAI, che collabora per ricambiare l’aiuto finanziario statunitense alla creazione dell'Iron Dome.
La vera novità sarebbe una linea avanzata di “intercettori basati nello spazio”, satelliti che dovrebbero captare e distruggere missili nemici appena lanciati. Si tratterebbe di satelliti con sensori radar e all’infrarosso che, una volta individuati i missili, li colpirebbero con laser oppure con proiettili ipersonici in grado di piombare verso gli strati alti dell'atmosfera. Questa rete di satelliti coprirebbe teoricamente tutto il mondo. Le successive linee di difesa sarebbero costituite da missili intercettori con base a terra per la fase media e la fase terminale degli ordigni nemici. Se per la fase terminale ci si affida ai collaudati Patriot e THAAD, perla fase media, ancora fuori dall'atmosfera, ci sono i GBI, Ground Base Interceptor di Raytheon e Boeing, schierati nelle basi di Fort Greely, in Alaska, e Vandenberg, in California. Ma dopo il 2028 verranno rimpiazzati da nuovi missili NGI, o Next Generation Interceptor, sviluppati da Lockheed con un appalto da 17 miliardi assegnato nel 2024. Gli NGI rimpiazzeranno gli attuali missili in Alaska e California, ma è prevista anche una nuova base nel Midwest, per coprire il centro del Nordamerica. Al Golden Dome sono collegati gli appetiti di Washington per la Groenlandia, poiché è nella base americana di Pituffik (ex -Thule) che Trump vuole nuovi radar spaziali per coprire il versante artico.