Pro-Pal, le teorie del complotto: dal relitto in mare ai velivoli a Sigonella

di Tommaso Montesanomercoledì 10 settembre 2025
Pro-Pal, le teorie del complotto: dal relitto in mare ai velivoli a Sigonella

(Ipa)

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L’ultimo complotto è stato smascherato dal sindaco di Santa Teresa Gallura, Nadia Matta: ma quali militari, gli israeliani presenti nelle strutture ricettive sarde «sono a tutti gli effetti ospiti civili e regolari di una struttura privata, nel pieno rispetto delle leggi italiane». Eppure per giorni gli organi di informazione più vicini alle posizioni palestinesi non hanno fatto altro che alimentare il sospetto: loro, i soldati dello Stato ebraico, mentre a Gaza è in corso un «genocidio» se ne stanno belli comodi a riposare in Italia. E a fare che? Chi li protegge? Chi li paga? Perché proprio in Italia? Era tutta una balla. «Non è emerso alcun elemento che faccia pensare alla presenza di militari né a situazioni irregolari». Una spiegazione che non convince gli attivisti pro Gaza, che chiedono al sindaco di «smettere di minimizzare. I mass media e il Parlamento confermano la presenza di soldati».

Avanti col prossimo complotto. Il focus è, ovviamente, la missione della Global Sumud Flotilla in predicato di iniziare la missione “umanitaria” per Gaza. Salpando, per quanto riguarda la parte italiana, dalla Sicilia (da Siracusa). E qui i cospirazionisti si sprecano. Il 3 settembre il solito Angelo Bonelli, uno dei leader di Avs, ha sganciato la “bomba”: «Aerei israeliani hanno sorvolato la Sicilia e sono atterrati nella base militare di Sigonella. Il governo deve dirci chiaramente: questi aerei sono venuti a spiare la Global Sumud Flotilla oppure sono venuti a caricare materiale bellico?».

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QUANTI SCENARI
Sul web hanno iniziato a circolare scenari sempre più inquietanti: i velivoli sarebbero decollati dall’aeroporto israeliano di Nevatim, nel deserto del Negev. E Nevatim «è una delle principali base aeree israeliane, utilizzata anche dai reparti che vanno a bombardare Gaza». Tutto falso: lo stato maggiore della Difesa italiana nella serata dello stesso giorno della sparata di Bonelli ha spiegato che si è trattato, da parte di un aereo cargo israeliano c-130, di un «atterraggio tecnico presso la U.S. Navy Air station di Sigonella nell’ambito di un’attività addestrativa e di supporto logistico (rifornimento) preventivamente autorizzata secondo le procedure previste dalla normativa nazionale e internazionale». Un passaggio tecnico. Qualche giorno dopo, ecco il “mistero” del relitto non identificato al largo di Lampedusa, avvistato dai pescatori di un motopeschereccio. Spinto dalle onde, galleggiava un oggetto cilindrico metallico di circa 5 metri, con un diametro di un metro e mezzo. «È materiale bellico israeliano», la sentenza dei complottisti pro Pal. Poi arriva il ministro della Difesa, Guido Crosetto, a riportare alla realtà: «Non penso si tratti di un reperto militare. Penso si tratti di qualcosa collegato a un lancio satellitare». A quel punto il sindaco di Lampedusa e Linosa, Filippo Mannino, si sfoga e prende di petto gli allarmisti: «Gravissime e del tutto irresponsabili le dichiarazioni di chi ha parlato pubblicamente, senza alcun riscontro ufficiale, di “missile israeliano” e ha ipotizzato nessi con scenari internazionali altamente sensibili, creando un procurato allarme tra la popolazione». Il clima è questo. Su Xc’è chi mette in relazione i due eventi (l’aereo a Sigonella e il ritrovamento in mare) e delinea scenari da Terza guerra mondiale. Contro la Flottilla, ovvio. «Rinvenuto a largo di Lampedusa un missile israeliano. Segnalati aerei militari israeliani in volo nei paraggi. Stiamo lasciando esercitare gli aerei di #NetanyahuWarCriminal sul quale prende un mandato di cattura della Corte penale Internazionale?», si chiede Kenny.

I FALLIMENTI
Poi ci sono i droni. Oltre a quelli che colpiscono le barche (il caso di ieri), ecco gli immancabili velivoli spia. «Israele monitora con aerei spia vicino a Tunisia/Malta, pianificando intercettazioni». Maria Elena Delia, la portavoce della delegazione italiana del Globe Movement to Gaza, all’inizio di settembre, nel corso di una conferenza stampa promossa al Senato dal Movimento 5 Stelle (lo stesso partito che aveva alimentato il terrore sul relitto), denuncia che «droni hanno seguito le imbarcazioni. Non so da dove vengano». L’attivista delinea scenari apocalittici in vista della partenza, adesso programmata per domani: «Ci aspettiamo di essere abbordati e rapiti, perché quello che per la marina militare di Israele è arresto per me è rapimento in quanto saremo in acque internazionali. Io vorrei essere tranquilla nel partire». Non è una novità per la Flotilla denunciare sabotaggi di ogni tipo ai suoi danni prima delle missioni per Gaza: «Sono molto comuni». Tra i più ricorrenti, corde legate intorno alle eliche, acido solforico al posto dell’acqua e alberi di trasmissione spezzati in due. Dal 2010 al 2024, la Freedom Flotilla ha lanciato sei missioni navali, nessuna delle quali è riuscita a raggiungere la Striscia di Gaza.