Charlie Kirk, gli applausi alla sua morte sono una macchia indelebile

No, decisamente non funziona e non convince il tentativo in corso da parte di numerosi e autorevoli politici e intellettuali di sinistra di provare a rovesciare la frittata
di Daniele Capezzonelunedì 15 settembre 2025
Charlie Kirk, gli applausi alla sua morte sono una macchia indelebile

(Ansa)

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No, decisamente non funziona e non convince il tentativo in corso da parte di numerosi e autorevoli politici e intellettuali di sinistra di provare a rovesciare la frittata dopo l’orrendo assassinio di Charlie Kirk. Se anche - qui - volessimo dimenticare la demonizzazione, perfino post mortem, subita da quel ragazzo. Se anche potessimo chiudere gli occhi davanti alla sistematica distorsione del suo pensiero, perfino con citazioni inventate o rovesciate di senso. Se anche avessimo voglia di rimuovere dalla nostra memoria i commenti e le interviste di chi, pur dotato di strumenti culturali per riconoscere la violenza e prenderne le distanze, ha invece preferito giustificarla o contestualizzarla ambiguamente.

Ecco, se anche, se anche, se anche, se anche esaurissimo il nostro magazzino di “se anche”, resterebbe- primitiva e feroce come una lapidazione - la quantità di applausi, non solo social, venuti da sinistra, da quella che un tempo si sarebbe definita la “base”, verso l’elimin a z i o n e dell’odiato Charlie. Quegli applausi e i loro autori restano incancellabili. E non sono liquidabili come feccia online: troppo comodo. Né solo come belve in mala fede: troppo semplice pure questo. No: si tratta di persone (non di rado tragicamente in buona fede, convinte anzi di essere le “migliori”) che hanno succhiato il latte dell’odio dalle mammelle dei media di sinistra, che sono state allevate e allenate (chi per cinque, chi per trent’anni) a ritenere che l’avversario sia sempre necessariamente “fascista”, perversamente pericoloso, sadicamente pronto a torsioni autoritarie e svolte anticostituzionali.

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Quelle persone ci sono, il loro cuore batte a sinistra. Non di rado si tratta di account social che hanno in bella vista “bandierine” per segnalare le proprie credenziali democraticissime. E sono il prodotto di una semina culturale precisa e sistematica: quella che non ha risparmiato da trent’anni almeno quasi nessun leader di destra, italiano o straniero. Da sinistra non è mai stata ritenuta accettabile (cioè magari non condivisibile, e tuttavia legittima) una politica più rigorosa di contrasto all’immigrazione illegale: no, era ed è bollata come disumana. Non è mai stata ritenuta accettabile (magari non opportuna, e tuttavia astrattamente discutibile) una riforma costituzionale presidenzialista o in materia di giustizia: no, era ed è sempre un attacco alla Costituzione, un progetto eversivo, un piano piduista. E allora? E allora, compagni, perché meravigliarsi se qualcuno, in una forma o nell’altra, passa alle vie di fatto? Anche senza sparare (per fortuna): ma impedendo una conferenza, allontanando un relatore sgradito, scatenando un linciaggio morale. Ecco, se questo accade, e accade sempre più sistematicamente, avete diritto a qualsiasi sentimento: tranne che allo stupore. È tutta roba vostra.

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