Hamas dice sì al piano Trump per Gaza, annuncia di essere pronta a rilasciare tutti gli ostaggi e a trasferire il controllo della Striscia a un ente palestinese, sulla base di un sostegno arabo e islamico. Secondo fonti arabe, l’organizzazione terroristica ha trasmesso ai mediatori la risposta al piano in venti punti del presidente americano e ha recepito l’ultimatum che l’inquilino della Casa Bianca aveva lanciato dal suo canale social Truth: «Accetti il piano per Gaza entro le 18 di domenica, ora di Washington, o sarà l’inferno».Non è ancora detto che le porte degli inferi non si aprano per i boia del 7 ottobre, secondo una dichiarazione su Telegram ci sarebbero ancora alcuni punti «da chiarire» prima di formulare un sì definitivo al piano, rimangono insomma questioni aggiuntive, ma di sicuro la clamorosa svolta arrivata ieri sera nella difficile situazione mediorientale porta la firma degli Stati Uniti di Trump e passa dal consenso dei Paesi del Golfo, compatti sulla necessità di attuare il piano del tycoon per la Striscia. Un piano che soltanto alla sinistra italiana sembra non andare giù.
Il testo inviato da Hamas ai negoziatori dichiara che «dopo un esame approfondito, è stata trasmessa ai mediatori la seguente risposta: Hamas apprezza gli sforzi arabi, islamici e internazionali, così come gli sforzi del presidente Usa Donald Trump, che mirano a porre fine alla guerra nella Striscia di Gaza, favorire uno scambio di prigionieri, permettere l’ingresso immediato degli aiuti umanitari, respingere l’occupazione della Striscia di Gaza e l’espulsione del nostro popolo palestinese da essa». E aggiunge: «In questo contesto, e al fine di raggiungere la cessazione delle ostilità e il ritiro completo dalla Striscia, il movimento annuncia la propria disponibilità a liberare tutti gli ostaggi israeliani - vivi e deceduti - secondo il meccanismo di scambio previsto nella proposta del presidente Trump, a condizione che esistano le condizioni sul terreno per farlo. In questo contesto, il movimento conferma la propria disponibilità ad avviare immediatamente negoziati, tramite i mediatori, per discutere i dettagli».
Trump avverte Hamas: "Firmate entro domenica o sarà l'inferno"
"Un accordo con Hamas deve essere raggiunto entro domenica sera alle 18:00, ora di Washington, D.C. Ogni Paese ha f...
Sui tempi di rilascio degli ostaggi non c’è certezza. «È irrealistico pensare di consegnare tutti i prigionieri entro 72 ore», ha fatto sapere Abu Marzouq, dirigente del movimento islamista palestinese, all’emittente panaraba qatariota Al Jazeera. «Abbiamo affrontato con spirito positivo i punti del piano di Trump che riguardano il nostro movimento e gli Stati Uniti devono guardare con positività al futuro del popolo palestinese. Tuttavia, la consegna di prigionieri e resti entro 72 ore è una questione irrealistica nelle attuali circostanze», ha precisato Marzouq. Un altro funzionario di Hamas sottolinea che «Hamas sarà un partner e contribuirà con piena responsabilità al futuro della Striscia. La priorità è fermare la guerra e il massacro, e da questa prospettiva abbiamo risposto positivamente al piano. Plasmare il futuro del popolo è una questione nazionale, in cui Hamas non decide da sola», ha commentato Mousa Abu Marzouk.
Ma di sicuro l’ultimatum del presidente americano (o l’accordo viene siglato «entro la domenica sera alle ore sei, ora di Washington, o si scatenerà un inferno come nessuno ha mai visto prima») ha sortito l’effetto sperato. Un richiamo agli inferi era già stato recapitato con le dichiarazioni di martedì, quando Trump aveva concesso un margine di due-tre giorni per firmare il piano di pace presentato all’inizio della settimana in occasione dell’incontro con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu: o firmano o «pagheranno i conti all’inferno». I vertici di Hamas avevano risposto chiedendo tempo per analizzare con attenzione tutti i venti punti sul tavolo e la questione aveva da subito mobilitato la diplomazia di alcuni Paesi arabi come Egitto, Turchia e Qatar, che avevano invitato il gruppo ad accettare la proposta. Secondo l’agenzia Bloomberg, gli Stati del Golfo Persico ancora ieri hanno descritto il piano Trump come «il migliore dall’inizio della guerra» e, pur riconoscendone difetti e punti poco chiari, «è giunto il momento di porre fine ai combattimenti», ha dichiarato un delegato. Da Donald nessuna intenzione di fare sconti, nemmeno nei toni. Il post di Trump era un’invettiva senza mezzi termini: «Hamas è stata per molti anni una minaccia spietata e violenta in Medio Oriente! Hanno ucciso (e reso la vita insopportabilmente misera), culminando con la strage del 7 ottobre: bambini, donne, anziani e molti giovani che si preparavano a celebrare il loro futuro insieme». «Sappiamo dove siete e chi siete e sarete braccati e uccisi». Il disarmo totale è uno degli aspetti più discussi della road map proposta dall’amministrazione americana.