La Francia di Emmanuel Macron è il malato d’Europa, sorvegliata speciale dei mercati finanziari, indebolita da una crisi politico-istituzionale pressoché cronica, con manifestazioni di piazza a cadenza settimanale e una rabbia sociale che rischia di esondare. Ma la priorità della sinistra è attaccare le radici cristiane della “figlia primogenita della Chiesa”. Mercoledì scorso, il Consiglio superiore dell’istruzione, organo consultivo posto sotto l’egida del ministero dell’Istruzione, ha approvato con 44 voti a favore e 7 contro un emendamento proposto dal sindacato maggioritario degli insegnanti della scuola primaria, lo Snuipp-Fsu, che mira a scristianizzare le feste di Ognissanti e Natale a partire dal calendario scolastico 2026-2027. Per «rispettare la laicità» bisogna chiamarle «vacanze autunnali» e «vacanze di fine anno», afferma il sindacato. L’obiettivo è quello di “laicizzare” Ognissanti e Natale alla stregua di quanto fatto con le vacanze di Pasqua, che dal 1974, nel calendario scolastico, vengono definite «vacanze di primavera». «Si sta tentando di cancellare le radici cristiane e la storia del Paese», ha denunciato Baptiste Gilli, delegato nazionale dell’Uni, sindacato studentesco vicino alla destra, tra i pochi oppositori all’emendamento. «Una gioventù sana e armata intellettualmente e moralmente deve basarsi sulla sua storia, sulle sue radici e sui suoi valori», ha aggiunto Gilli, che ha lanciato una petizione sul sito dell’Uni per mobilitare i francesi contro l’ennesimo delirio laicista. Il ministero dell’Istruzione, guidato dalla socialista Élisabeth Borne, ha preso atto che «l’emendamento ha ricevuto un parere favorevole dai membri del Consiglio superiore dell’istruzione».
«Allontanare i bambini dalle tradizioni che fanno parte di un patrimonio condiviso significa privarli di una memoria collettiva. La loro abolizione non sarebbe solo una misura tecnica, ma un impoverimento culturale: tradurrebbe l’idea che i bambini non hanno bisogno di un’eredità comune», ha reagito Bruno Retailleau, ministro dell’Interno uscente e presidente dei Républicains, nonché l’unico ad aver alzato la voce contro la crociata laicista della gauche. Sullo sfondo, continuano le trattative per la formazione del governo.
Fino a ieri sera alle 20, la partecipazione dei gollisti all’esecutivo di Sébastien Lecornu era ancora in bilico, in ragione delle numerose concessioni a sinistra del primo ministro e delle poche aperture a destra: sul taglio della spesa pubblica, sulla sicurezza e sull’immigrazione, uno dei totem di Retailleau. Per ora l’unica certezza è che la maggioranza dei francesi teme molto di più la France insoumise, il partito della sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon, che il Rassemblement national, la formazione sovranista di Marine Le Pen. Secondo un sondaggio Odoxa, in caso di scioglimento dell’Assemblea nazionale e elezioni legislative anticipate, il 58% dei francesi è pronto a un voto di sbarramento anti Lfi, contro il 46% anti Rn. Un risultato che è anche figlio del sentimento di insicurezza dominante nelle città governate dalla sinistra. Il 10 settembre, a Lione, Comune guidato dal sindaco ecologista Grégory Doucet, un cittadino algerino ha ucciso a coltellate un influencer cristiano iracheno con disabilità mentre stava girando un video su TikTok. L’algerino è stato arrestato giovedì pomeriggio a Andria dalla polizia italiana, in esecuzione di un mandato di arresto europeo emesso dal Tribunal de Grand Istance de Lyon.