La storia sta accelerando il cambio di scena, il sipario del Nuovo Mondo è spalancato e gli eventi di questi giorni sono una prova generale. Leggo su Repubblica dotte pagine sul «declino dell’Occidente» che in realtà confermano lo spaesamento degli intellò di fronte alla strage delle (loro) illusioni. È la storia, compagni.
Siete di nuovo sotto le macerie, per la seconda volta dopo il crollo del Muro di Berlino. In Italia il ciclo di una nuova rivoluzione conservatrice è iniziato tre anni fa con il centrodestra guidato da Giorgia Meloni. Tra due guerre (Ucraina e Medio Oriente) e shock mondiali che hanno smontato il paradigma del progresso inarrestabile e della globalizzazione senza perdenti, la maggioranza ha dato finora una prova esemplare. Dall’altra parte, a sinistra, assistiamo a un accelerato declino e a una spaventosa trasformazione, una deriva verso altri -ismi che puntano a demolire il canone dell’Occidente (a cominciare dall’arte e dalla letteratura, guardate cosa accade nella cattedrale di Canterbury).
Le piazze pro-Pal sono l’esito di questo smarrimento, pensano e agiscono ai confini della realtà, la piazza è «l’avanguardia rivoluzionaria», gli slogan non si discutono, basta ascoltare quello che dice (e non dice) la nostra signora di Gaza, Francesca Albanese, leader del movimento pro-Pal. Sempre dalla parte sbagliata della storia, coccolano tutte le dittature. Il caso del Nobel per la Pace alla venezuelana Maria Corina Machado è esemplare, una doccia fredda per la sinistra madurista, culminata con una nota di disapprovazione di Avs (Bonelli-Fratoianni), alleati di Pd e Cinquestelle (silenti). E questa sarebbe l’alternativa di governo, un “campo largo” che flirta con i totalitarismi. Gaza era l’innesco perfetto, il piano di pace di Trump e Netanyahu lo ha fatto evaporare, ma nel romanzo distopico della sinistra le manifestazioni continuano, gli “oppressi” vanno liberati - non da Hamas ma dall’Occidente - mentre il «genocidio» è una menzogna permanente.
Avevano bisogno della guerra, l’hanno persa. Caduta Gaza, resta in piedi la rivoluzione in casa, il jihad domestico della «Palestina libera dal fiume al mare», mentre gli ostaggi nelle mani di Hamas escono dai tunnel e rivedono la luce della libertà.