I 250 terroristi (più gli altri 1.722 cittadini di Gaza arrestati durante la guerra) che verranno rilasciati da Israele in base all’accordo raggiunto con Hamas non sono figure secondarie responsabili di “reati minori” che si perderanno nella massa dei profughi. Nemmeno eroici combattenti della loro causa, bensì delinquenti della peggior specie che in molti Paesi dove vige la pena di morte, perlopiù islamici, sarebbero già stati passati per le armi senza certamente avere la possibilità di rientrare nei ranghi e diventare eroi della Flottilla di turno. Tra questi, ad esempio, Mahmoud Qawasmeh, 45 anni, rilasciato durante lo scambio di ostaggi per Gilad Shalit nel 2011 e poi resosi responsabile del rapimento e dell'omicidio di tre adolescenti israeliani nel 2014, Eyal Yifrach, Gilad Shaer e Naftali Fraenkel, che facevano l’autostop. Qawasmeh era stato poi catturato nel marzo del 2024 durante un’operazione a Shifa in cui l’Idf uccise 90 terroristi e lui se la stava dando a gambe. Tornerà a sgozzare ragazzini Mahmoud Qawasmeh?
E che dire dell’omonimo, forse parente, Imad Qawasmeh, condannato a 16 ergastoli per aver organizzato un doppio attentato suicida su un autobus nel 2004, nella città meridionale di Beersheba, in cui 16 israeliani furono uccisi e oltre 100 feriti? Tra le vittime c'era un bambino di tre anni e mezzo, dilaniato mentre era seduto sulle ginocchia della madre. Le cronache dell’epoca raccontano peraltro che il giorno successivo l’attentato ventimila sostenitori di Hamas, tra i quali donne e bambini, scesero in piazza a Gaza per far festa. Tra i “fortunati” c’è anche Morad Bader Abdullah Adais, un palestinese di 25 anni condannato per aver macellato con un coltello da cucina Daphna Meir, una israeliana di 39 anni, madre di sei figli. All’epoca l’assassino aveva 16 anni e raccontò di aver ucciso Daphna dopo aver guardato la televisione palestinese, in particolare le reti Falastin e Ma'an, e alcuni video pubblicati su Facebook, che descrivevano i soldati israeliani come assassini. Dopo l’omicidio, Abdullah Adais era tornato a casa a guardare un film in tutta tranquillità con la sua famiglia. Nella lista anche Hilmi Abdul Karim Muhammad Hammash, condannato per aver coordinato un attentato suicida su un autobus a Gerusalemme nel 2004, in cui morirono 11 israeliani e altri 50 ne rimasero feriti. Tra i più famosi invece c’è Iyad Abu al-Rub, comandante della Jihad Islamica Palestinese nell'area di Jenin, in Cisgiordania, responsabile dell'organizzazione e della supervisione di numerosi attacchi terroristici: in una discoteca di Tel Aviv, in un centro commerciale di Netanya, in un mercato alimentare all’aperto di Hadera, a nord di Tel Aviv. In totale, nei tre attacchi sono state uccise 13 persone.
I CLAN AFFILIATI
Questi citati e tutti gli altri torneranno certamente a dar manforte ad Hamas, o magari ai clan attigui che li contrastano, che approfittando della tregua è già uscita dai tunnel e tornata nelle strade di Gaza per riaffermare il controllo. Ci sono fotografie e video a documentarlo, così come il Palestinian Home Front, un canale Telegram affiliato all’organizzazione terroristica, che conferma che è in corso una caccia all’uomo per punire «collaboratori e informatori». Gli stessi canali hanno riferito di scontri avvenuti nella zona di Sabra tra una famiglia di spicco e le “forze di sicurezza”, durante i quali è stato ucciso Muhammad Imad Aql, figlio di un alto comandante militare di Hamas.
Nella parte meridionale di Gaza, un gruppo che si oppone ad Hamas, noto come Forze popolari, si è invece rifiutato di deporre le armi. Il gruppo è stato coinvolto nella scorta di spedizioni di aiuti e ha pubblicamente sfidato Hamas, che a sua volta ha affermato che affronterà quella che ha definito «una banda criminale». La guerra di Gaza potrebbe dunque trasformarsi in fretta in una resa dei conti locale, una sorta di guerra civile in cui le centinaia di terroristi rilasciati da Israele potrebbero avere un ruolo determinante.
Ed è anche per questo che Hamas non vuole essere disarmata e chiede il rilascio di altri sette prigionieri di alto profilo il cui ritorno darebbe prestigio all’organizzazione. Tra questi Marwan Barghouti, capo di Fatah Tanzim che sta scontando cinque ergastoli per il suo ruolo nella pianificazione di tre attacchi terroristici che hanno ucciso cinque israeliani durante la Seconda Intifada; Ahmad Sa'adat, leader del Fronte Popolare Marxista-Leninista per la Liberazione della Palestina (Fplp), condannato nel 2008 a 30 anni di carcere per aver orchestrato l’assassinio del ministro del turismo israeliano Rehavam Ze'evi nel 2001; e Abdullah Barghouti, un artificiere di Hamas che sta scontando 67 ergastoli per aver fabbricato le bombe utilizzate negli attacchi mortali durante la Seconda Intifada all’Università Ebraica, al ristorante Sbarro di Gerusalemme e al centro commerciale pedonale Ben Yehuda della città.