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Carlo e Camilla in Vaticano: dopo 500 anni re e Papa pregheranno insieme

La coppia reale britannica in udienza da Leone XIV, poi il raccoglimento religioso nella Cappella Sistina. Al sovrano il titolo di “royal confrater”
di Luca Puccinisabato 18 ottobre 2025
Carlo e Camilla in Vaticano: dopo 500 anni re e Papa pregheranno insieme

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Sarà la prima volta, sarà storica: il re del Regno Unito e il papa di Roma, il capo della Chiesa anglicana e il pontefice della Chiesa cattolica, in preghiera, assieme, uno vicino all’altro. C’è già la data (giovedì prossimo, il 23 ottobre) e c’è già il cerimoniale (dettato dai protocolli per le visite di Stato). Carlo III d’Inghilterra e Leone XIV: l’appuntamento dice già tutto, è l’ecumenismo come valore, l’unità e la pace tra i cristiani del mondo. Ed è stato proprio Carlo a desiderare «un momento spirituale di preghiera» con Prevost, come conferma monsignor Flavio Pace, segretario del dicastero per la Promozione dell’unità dei cristiani. Tra cinque giorni esatti, alle 12.10, in quella cappella Sistina che è il fulcro di ogni cosa, con la preghiera per la cura del creato guidata da Leone e dall’arcivescovo di York Stephen Cottrell (secondo norma sarebbe toccato alla collega di Canterbury, ma Sarah Mullally si insedierà solo il 25 marzo), con i cori reali di Saint James’s Palace e di Windsor, nonché con quello pontificio della Cappella musicale Sistina a fare da contorno, entrambi accompagnati dalle voci dei bimbi della Cappella reale. Non è mai successo prima da quel lontano 1534 in cui è avvenuto lo scisma della Chiesa di Londra: l’Atto di Supremazia ed Enrico VIII.

Adesso, cinque secoli dopo, si aspetta una fotografia che farà epoca, che avrebbe dovuto accadere lo scorso aprile: poi la morte di Francesco ha cambiato il corso degli eventi. I sovrani britannici in Vaticano non rappresentano una novità, solo Carlo è stato in visita nella Santa Sede almeno cinque volte (anche se mai da regnante): ma ciò che succederà la settimana prossima è un evento senza precedenti. La liturgia sarà aperta da un inno di Sant’Ambrogio (tradotto in inglese da san John Henry Newman: niente è lasciato al caso, nemmeno il più piccolo dettaglio, Newman infatti è una figura molto importante sia per i cattolici che per gli anglicani, rappresenta quasi un simbolo del loro legame e il prossimo primo di novembre verrà proclamato dottore della Chiesa). Carlo, al fianco della sua Camilla, arriveranno in Vaticano entrando dall’Arco delle Campane, giovedì alle 10.45: un quarto d’ora dopo avranno un preliminare colloquio con il Papa nella Biblioteca del Palazzo apostolico. A questo punto i reali si dovranno separare per poter presenziare a incontri paralleli: Carlo sarà atteso dal segretario di Stato vaticano (il cardinale Pietro Parolin) e Camilla visiterà la Cappella Paolina. Poi ci sarà quel momento di preghiera così tanto atteso, nella sala regia; l’orario stimato è intorno alle 12.45, prima che re e regina si congedino verranno presentati a diverse personalità tra cui alcuni rappresentanti della Curia, imprenditori e delegati Onu che discuteranno di tematiche e progetti legati alla tutela dell’ambiente. Il tutto, per l’appunto, «per evidenziare e riaffermare l’impegno del Papa, Francesco prima e Leone ora, della Santa Sede e di re Carlo III alle tematiche ambientali», dice suor Alessandra Smerilli, il segretario del dicastero allo Sviluppo umano integrale: si tratta di «un impegno che poi ciascuno sviluppa nel proprio ambito. C’è un lavoro continuo per accelerare il cambiamento.

La collaborazione tra Chiesa cattolica e Chiesa anglicana sui temi ecologici è oggi una frontiera decisiva. L’impegno comune per la salvaguardia della Terra è una forma concreta di ecumenismo sociale e spirituale». E quindi tutto torna. Quel punto d’incontro, quel nodo che accomuna due regnanti con una visione d’insieme. Una giornata impegnativa, tuttavia, che non si concluderà dietro al Colonnato: nel pomeriggio re Carlo, alla basilica di San Paolo fuori le mura, riceverà il titolo di Royal Confrater dell’abbazia benedettina, onorificenza che gli sarà conferita dal cardinale James Michael Hervey e dall’abate Donato Ogliari. Per quest’occasione è stato realizzato uno scranno col suo stemma e la frase latina Ut unum sint (Che siano uno) incisi sopra. Anche questo è un simbolo di comunione, rimarrà in custodia nella basilica.