Tra le critiche mosse contro l’oppositrice venezuelana María Corina Machado. dopo il conferimento del premio Nobel per la Pace, era emerso anche un suo appoggio al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu (che ieri sera ha annunciato l’intenzione di candidarsi alle elezioni del 2026). Ora la polemica si riaccende, in seguito a una telefonata tra i due in cui la dissidente anti-Maduro ha elogiato la lotta dello Stato ebraico contro le «forze totalitarie», in quello che Israele ha presentato come un sostegno alla sua offensiva su Gaza. In un post su X, l’ufficio di Netanyahu ha affermato che la Machado ha detto al leader israeliano di «apprezzare molto le sue decisioni e le sue azioni risolute nel corso della guerra» e ha anche elogiato «l’accordo per il rilascio degli ostaggi a Gaza». Su X, però, c’è anche in altro post che alla conversazione ha dedicato la stessa Machado. E lì si evita invece accuratamente ogni riferimento a Israele e Gaza. In una dichiarazione formulata con prudenza, si afferma che i venezuelani sanno che il raggiungimento della pace «richiede immenso coraggio, forza e chiarezza morale per opporsi alle forze totalitarie che ci contrastano».
«Proprio come noi lottiamo per la libertà e la democrazia in Venezuela, tutte le nazioni del Medio Oriente meritano un futuro basato sulla dignità, la giustizia e la speranza, non sulla paura», ha aggiunto. Ha tuttavia definito direttamente «il regime iraniano» come «un sostenitore chiave del regime di Maduro» che «appoggia anche organizzazioni terroristiche come Hamas, Hezbollah e gli Houthi». «Ci auguriamo che la piena attuazione del piano visionario del Presidente Trump contribuisca al raggiungimento di una pace giusta e duratura nella regione. In definitiva, la pace richiede libertà, e la libertà richiede coraggio e forza», è stata la conclusione.
In effetti, una chiave interpretativa del Nobel alla Machado era stata individuata nella intenzione di non dare il premio al presidente Usa ma di assegnarlo a qualcuno che egli non potesse criticare - oltre che una sanzione contro Maduro per avere fatto saltare quell’Accordo di Barbados con l’opposizione di cui anche la Norvegia era stata mediatrice. Critiche al Comitato di Oslo erano però arrivate dal direttore delle Comunicazioni della Casa Bianca Steven Cheung. La Machado, che il Nobel aveva colto assolutamente di sorpresa, si era premurata dunque subito di parlare con Trump, per avere un chiarimento. Il post di ieri sembra seguire la stessa direzione. Va considerato che - come normale per il leader di un movimento di opposizione a un regime autoritario la Machado non operi particolari selezioni su chi la può appoggiare, ma al massimo critica chi appoggia Maduro. Adesso ha risposto alle congratulazioni di Netanyahu allo stesso modo in cui il 5 agosto 2024 ringraziò il presidente di sinistra brasiliano Lula per avere tentato una mediazione in Venezuela, e il 12 gennaio 2025 anche il presidente di sinistra cileno Gabriel Boric per avere appunto detto: «Da sinistra vi dico che il governo di Nicolás Maduro è una dittatura». Il regime venezuelano interruppe le relazioni diplomatiche con Israele nel 2009 e ha un rapporto di alleanza strettissimo con l’Iran, che ha fatto addirittura aderire alla Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América-Tratado de Comercio de los Pueblos Alba, e ha relazioni anche con Hamas e Hezbollah