La sinistra britannica vive un momento fra i più difficili della sua storia. Da una parte ci sono gli sbadati laburisti al governo i quali continuano a scoprire, con loro sommo sconcerto, che bisogna pagare le tasse. Ieri è stato il turno di John Healey: il ministro della Difesa ha ammesso che si era scordato di saldare delle imposte sulla sua seconda abitazione. Si tratta dell’ennesimo caso dopo quelli della ex vice premier Angela Rayner e della segretaria per i senzatetto, Rushanara Ali, che sfrattava gli inquilini degli immobili di sua proprietà per alzare gli affitti. I sondaggi danno il governo Starmer in caduta ma bisogna dire che la minaccia per l’attuale inquilino di 10, Downing Street viene solo da destra, con Reform UK di Nigel Farage che avanza a valanga nel gradimento popolare (al netto di qualche esponente della formazione arrestato perché al soldo di Putin). A sinistra di Starmer infatti il problema che sembrava incarnarsi nella barba poco curata, nelle giacche sformate e nel berretto alla Lenin di Jeremy Corbyn si sta risolvendo da solo.
“Your party” è il nome provvisorio del movimento guidato dall’ex numero uno laburista insieme con Zarah Sultana - musulmana praticante di origini pakistane, con idee repubblicane e nemica di Israele- su un programma che voleva mettere insieme proprio l’attivismo filopalestinese con la lotta sociale di quella parte della sinistra britannica che non si riconosce in Starmer e neppure nel blairismo riveduto e corrotto dell’attuale esecutivo. Sulle prime, la creatura di Jeremy cacciato dal Labour per l’antisemitismo suo e del suo entourage sembrava destinata a un futuro luminoso: i primi rilevamenti la davano al 10% di gradimento fra l’elettorato. Invece qualcosa non sta andando per il verso giusto.
“Your Party”, infatti, è atteso la prossima settimana dal suo primo congresso ma ci arriva con le ossa rotte e dopo addii importanti ancora prima di venire ufficialmente fondato. Se ne sono già andati, sbattendo la porta, due pezzi da novanta come Adnan Hussain e, ed è la notizia di ieri, Iqbal Mohammed, entrambi musulmani e tutti e due fortemente ostili alle aperture al mondo omosessuale e ai trans. Soprattutto sono due che il seggio a Westminster se lo erano già procurato a differenza di tanti scappati di casa che affollano i ranghi del partito in stato nascente. Mohamed era stato attaccato da Zarah Sultana per una serie di post sui social media critici nei confronti delle questioni di «genere» ma anche Hussain pare non vedesse di buon occhio quella che per lui era una confusione fra Mecca e checca. Sembrano baruffe interne a un partitino inglese e tuttavia fanno parte di un contesto molto più grande. L’alleanza fra le istanze pro-Pal e quelle delle sinistre, estreme e meno estreme, è infatti una delle realtà più importanti del mondo attuale. Lo si vede nelle piazze italiane, nell’Assemblea nazionale francese dove imperversa Mélenchon col suo partito di giacobini antisemiti. Soprattutto è un fenomeno che è spuntato dalle urne di New York con il nuovo sindaco Zohran Mamdani, sciita e socialista (ma forse ha ragione Trump che lo chiama communist, anche se ieri lo ha elogiato). È un alleanza possente ma del tutto tattica. E le disavventure di Corbyn preso in mezzo allo scontro fra musulmani e trans sono un campanello d’allarme. Ma a sinistra non lo ascolteranno: d’altra parte, che © RIPRODUZIONE RISERVATA alternative hanno?




