«Non ragioniam di lor, ma guarda e passa», dice Virgilio a Dante mentre entrano nell’Inferno. Stanno guardando le anime dannate; anime di persone che non hanno mai scelto il coraggio. Che non hanno mai scelto la responsabilità. Che non hanno mai scelto il bene sul male. Questa frase dalla Divina Commedia oggi parla direttamente all’Europa - ed è per questo che torno a Dante. Come feci un anno fa. Perché? Perché quando i tempi si rimpiccioliscono, si torna a ciò che è più grande. Perché l’Europa sta attraversando l’Inferno. Un inferno di decadenza culturale, di migrazioni di massa fuori controllo. Un inferno in cui non sappiamo più cos’è l’Europa. Vergogna invece di orgoglio. Standard più bassi invece di obiettivi più alti. Comodità - invece di lavoro, sacrificio e dovere. Siamo diventati troppo comodi. Abbiamo consumato sempre di più. E quando non è bastato, abbiamo iniziato a consumare noi stessi. La nostra cultura. Le nostre comunità. Le nostre fondamenta. Ma non ci fermeremo qui. Guarda e passa. Andiamo avanti. Stiamo vivendo un momento di caos. Le vecchie regole non funzionano più. Le nuove non sono ancora arrivate ma una cosa è chiara. L’era unipolare è finita. Non viviamo più in un mondo con un unico centro di potere.
«Multipolarità» è una parola di moda. Ma pochi spiegano cosa significhi davvero. Significa nessuna garanzia finale. Il vecchio modello di business è finito. L’energia russa a poco prezzo — finita. La sicurezza americana a poco prezzo — finita. Il finanziamento a poco prezzo — finito. La manodopera a poco prezzo - finita. In Europa, troppi leader guardano ancora la rivalità USA-Cina come se accadesse su un palcoscenico lontano. America e Cina sono gli attori. L’Europa è diventata una comparsa, un accessorio. E io sono qui perché rifiuto di accettare quel ruolo per il mio continente. L’Europa può essere di più. È per questo che parlo di Nato dell’economia. Un’Alleanza atlantica per il commercio. Un quadro in cui Europa e Stati Uniti agiscono insieme. Propongo un accordo di tipo FTA, una zona di libero scambio tra Usa e Ue. Insieme, i paesi Nato costituiscono quasi la metà del Pil globale. Un tale nuovo blocco potrebbe imporre nuovi standard, norme, regolamenti, dazi — al resto del mondo. Potremmo formare un’alleanza formidabile, difficile per qualsiasi altro paese imporre la sua volontà sudi essa.
Al tempo stesso, l’Europa deve cambiare dall’interno. L’Unione Europea dovrebbe diventare un’Europa di molti percorsi. Un’Europa di partenariati strategici. Un’Europa in cui paesi e nazioni possono scegliere percorsi diversi l’uno dall’altro. Non ha senso imporre le stesse soluzioni a ogni Paese. Soprattutto quando i costi non sono condivisi equamente. Qualche esempio: l’euro. Il Green Deal. Le migrazioni. La sicurezza. Sulle migrazioni l’Italia è in prima linea. L’Italia non ha invitato le migrazioni di massa ed è stata lasciata sola con esse. Nessun progetto europeo può sopravvivere se le nazioni di prima linea sono trattate come cuscinetti invece che come partner. Che coloro che vogliono spingersi oltre, lo facciano. Ma torniamo tutti a ciò che conta di più. Torniamo all’industria. Alla produzione. Alla tecnologia. Perché la ulteriore promozione del Green Deal è un vicolo cieco. Come dicono i ministri italiani: vietare i motori a combustione nel 2035 sarebbe «un regalo incredibile alla Cina» — e una forma di suicidio industriale per l’Europa. Perché senza industria, non c’è prosperità e, alla fine, non c’è sovranità. E senza sovranità, non c’è Europa. È una nuova era. La forza non si misura più solo in carri armati e artiglieria. Si misura in satelliti, in droni. In software e nella base industriale dietro di essi. Oggi, il motore dello sviluppo è il settore della difesa. L’uso duale, cioè militare e civile, non è più una nicchia. È lo spirito del nostro tempo. Ogni euro deve lavorare due volte: per la crescita e per la sicurezza.
Schlein fugge da Atreju? Meloni passa all'incasso: sondaggio pazzesco
In mezzo alle solite polemiche che mettono al centro della critica il governo, prima o poi arriva sempre il resoconto de...Abbiamo bisogno di meno obiettivi climatici astratti e di più obiettivi tecnologici concreti. Il concetto di Intermarium — la teoria geopolitica degli anni ’30 alla base della progettata alleanza delle nazioni libere dell’Europa orientale contro la minaccia sovietica e quella nazista — sta raggiungendo una nuova fase. Sta diventando ciò che l’asse transatlantico una volta era — la spina dorsale geopolitica dell’Europa. Intermarium non è un’appendice della relazione transatlantica. Il suo futuro risiede prima di tutto nelle mani della regione stessa. Un’alleanza Nord-Sud. Dalla Scandinavia. Attraverso i paesi baltici, la Polonia e la regione carpatica. Attraverso l’Italia — il ponte tra Nord e Sud. Ricordate. Stati e nazioni tendono ad avere ruoli duraturi nella storia. Alcune nazioni proteggono. Alcune costruiscono. Alcune dominano. Alcune distruggono. L’Italia — con Roma e il Vaticano — sarà sempre un pilastro della civiltà europea. La Polonia sarà sempre il baluardo della libertà europea. E la Russia ne testerà i limiti — nemica della libertà, nemica della cultura. Polonia e Italia — con Giorgia Meloni — possono diventare i due ancoraggi gemelli di un nuovo accordo europeo. La Polonia al Nord. L’Italia al Sud. Due pilastri. Un asse strategico. Avanti — con forza, con alleati e con scopo. «Guarda e passa». Avanti, Europa!




