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Sinodo sul Medio Oriente. La pace passa dal rispetto per i cristiani

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Di Caterina Maniaci

Roberto Amaglio
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Continuano, a ritmo serrato, i lavori del Sinodo sul Medio Oriente in Vaticano. Ed è sempre al centro dei dibattiti e degli interventi la difficile (e in  più di qualche caso disperata) situazione dei cristiani in questa regione. Che sono a rischio di "estinzione".  Mentre appare chiaro che il dialogo con l'Islam moderato  deve essere sostenuto, a patto che non venga eluso il principio di reciprocità. Oggi, poi, si aggiunge a tutto ciò l'accorato appello di  monsignor Ruggero Franceschini, vicario apostolico di Smirne e presidente della Conferenza Episcopale Turca. Il prelato, infatti, ha dichiarato che al dolore per l'uccisione di monsignor Luigi Padovese, il vicario apostolico d'Anatolia assassinato lo scorso giugno in Turchia si assomma quello per le "insopportabili calunnie" messe in circolo su Padovese "dagli stessi organizzatori del delitto", che è stato "un omicidio premeditato": tutto questo in   riferimento alle voci false su una presunta relazione omosessuale come movente del delitto - perpetrato in realtà con le modalità del fanatismo islamico come dimostra l'avvenuta decapitazione - nell'intervento che ha tenuto al Sinodo per il Medio Oriente in corso in Vaticano. Il presule - sottolinea il sito missionline.org - dopo la morte di Padovese è anche amministratore apostolico dell'Anatolia e in questa veste ha rivolto un invito esplicito al Papa: gli ha chiesto di nominare subito un nuovo vescovo che raccolga il testimone, "perché la situazione pastorale e amministrativa del vicariato dell'Anatolia è grave per le divisioni all'interno della comunità cristiana, già fragile di per sé", per le difficoltà economiche del Vicariato e per "la gravissima scarsità di personale missionario". Sulla difficile vita dei cristiani e sul significato di questa presenza, tra i tanti interventi vorremmo segnalarne uno particolarmente "forte", quello del patriarca di Antiochia dei greco-melkiti, arcivescovo di Damasco, Gregorios III Laham. "Se l'Oriente dovesse svuotarsi dei suoi cristiani, ciò vorrebbe dire che ogni occasione sarebbe propizia per un nuovo scontro delle culture, delle civiltà e anche delle religioni, uno scontro distruttivo fra l'Oriente arabo musulmano e l'Occidente cristiano", ha dichiarato l'arcivescovo  Gregorios. Il ruolo dei cristiani, infatti,  "è di creare un clima di fiducia tra l'Occidente e il mondo musulmano per lavorare ad un nuovo Medio Oriente senza guerra",  ha detto, formulando poi un "appello ai nostri fratelli e concittadini musulmani" per "dire loro con franchezza quali sono le nostre paure: la separazione della religione e dello Stato, l'arabità, la democrazia, nazione araba o nazione musulmana, diritti dell'uomo e leggi che propongono l'islam come unica o principale fonte delle legislazioni che costituiscono un ostacolo all'uguaglianza di questi stessi concittadini davanti alla legge". Una chiarezza, dunque, che non elimina la possibilità di confronto, ma serio e senza nascondere la realtà. E ancora oggi il Papa ha inviato un messaggio al direttore generale della Fao Jacques Diouf, in occasione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione 2010. "Dare priorità ad uno degli obiettivi più urgenti per la famiglia umana: la libertà dalla fame". Come dire: è inutile parlare di libertà e uguaglianza, quando ancora nel mondo ci sono milioni di esseri umani che devono lottare per sopravvivere ogni giorno. "Per eliminare la fame e la malnutrizione - ha scritto Benedetto XVI - devono essere superati gli ostacoli derivanti da interessi specifici dei Paesi, per fare spazio ad una gratuità feconda, che si manifesta nella cooperazione internazionale come espressione di fraternità autentica. Questo non elimina il bisogno di giustizia", e perciò, continua Ratzinger "è importante che le norme esistenti siano rispettate e applicate, in aggiunta a quanto può dimostrarsi necessario dai piani di intervento e dai programmi di azione". Ci chiediamo: in quanti riporteranno queste parole del Papa e sottolineeranno che, in tantissime parti del mondo, dove si combatte questa battaglia per la sopravvivenza, gli unici a sostenere questi uomini, donne e bambini sono i missionari, gli uomini di Chiesa, i volontari?

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