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Angela Merkel, la mossa sporca del falco: "Meno soldi Bce all'Italia", il trucco per derubarci

Giuliano Zulin
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Attenzione, attenzione. S'è svegliato Jens Weidmann, il potente governatore della Bundesbank. Da sempre considerato un "falco", ovvero un profeta dell'austerity in casa Bce, ha passato gli ultimi anni a battagliare con Mario Draghi, quando l'attuale premier era il presidente della Banca Centrale europea. Il nostro varò, nonostante ricorsi in tribunale, il Quantitative Easing. Cos'è? La creazione di denaro dal nulla, stampare moneta, allo scopo di abbassare gli interessi sui titoli di Stato e di far dimenticare il problema spread. Draghi ha "inventato" circa 2.200 miliardi di euro. E il successore, Christine Lagarde, sta facendo altrettanto con il programma Pepp, Pandemic emergency purchase programme (programma di acquisto emergenziale di obbligazioni pubbliche e private), varato dopo lo scoppio della pandemia in Europa. Ecco, a Weidmann questo non sta più bene.

 

 

ALLA SVELTA
Il governatore teutonico, primo azionista della Bce, l'ha spiegato ieri: «Una politica monetaria espansiva è ancora appropriata. Ma non dobbiamo ignorare il rischio di un'inflazione troppo alta. In vista dell'incertezza esistente, non dovremmo bloccare troppo a lungo» la politica monetaria accomodante. L'altro ieri abbiamo scoperto infatti che i prezzi al consumo sono saliti del 3% nell'Eurozona. Un punto sopra il fatidico 2%, considerato dai banchieri centrali come "sana inflazione". «Nella mia opinione i rischi al rialzo attualmente sono predominanti - ha detto Weidmann - Se questi fattori temporanei dovessero portare a aspettative di inflazione più elevate e a un'accelerazione della crescita dei salari, il tasso di inflazione potrebbe aumentare notevolmente nel lungo termine». Per il numero uno della Bundesbank, quindi, la Bce dovrebbe prepararsi alla fine del suo programma di acquisti di emergenza pandemica (Pepp) poichè l'economia è ora in piena espansione e l'inflazione è in aumento. «La prima P in Pepp sta per pandemia, non permanente, e questo per una buona ragione», ha precisato riferendosi al programma di acquisti portato avanti dalla Bce che dovrebbe concludersi nella migliore delle ipotesi il 31 marzo 2022. Ora - è il ragionamento di Weidmann - dal momento che gli acquisti non dovrebbero essere terminati bruscamente, la Bce dovrebbe gradualmente ridurli anche prima di segnalarne la fine. Dunque a breve. Stranamente, le parole del "falco" non hanno rovinato la festa sui mercati. Sì, Piazza Affari ha rallentato la corsa, tuttavia lo spread fra Btp decennali e i corrispettivi Bund non ne ha risentito. Come mai? I tedeschi non contano più nulla? In realtà sono stati i titoli teutonici a risentirne, però va detto che non fanno nemmeno testo, dato che il prezzo di un Bund decennale è a 175 (da 100 di partenza) e che gli interessi su questa obbligazione è negativa dello 0,37%. Una bolla incredibile, che prima o poi scoppierà. Ma chi ha voglia di farla scoppiare?

 

 

GOVERNI DEBOLI
In Germania si vota a fine settembre e attualmente si ipotizza un non vincitore, dopo la fine dell'era Merkel. In Francia si vota fra un paio di anni, così come in Italia. Ameno che Draghi non salga al Colle. Tutti i governi, comunque, sono deboli: devono affrontare la gestione della pandemia, ancora in atto, e accompagnare una ripresa difficile. Inoltre tutti gli Stati hanno aumentato i loro debiti a dismisura. Tornare all'austerity, quindi fine dell'aiuto Bce, a breve sarebbe un dramma. E madame Lagarde è dell'idea che si stamperanno euro finchè ce ne sarà bisogno. Weidmann però non resterà in disparte ad osservare l'aumento dell'inflazione, che sta mangiando i risparmi fermi nei conti correnti del suo popolo. Il bivio è: aiutare i governanti o lasciare correre i prezzi a danno dei salari, in un'economia per altro già tecnologizzata e globalizzata, per tanto tendente all'abbassamento degli stipendi? Negli Stati Uniti, Jerome Powell, presidente della Federal Reserve sta per ora scegliendo la strada di proteggere Biden, non fosse che spera in una riconferma: per cui è refrattario a ridurre gli acquisti da 120 miliardi di dollari mensili. La Lagarde sembra della stessa opinione, per ora. Solo Draghi potrà aiutarla nella battaglia contro Weidmann. Ma per farlo, soprattutto nel 2022, dovrà rimanere a Palazzo Chigi. Un bel dilemma anche per i nostri partiti. Negli ultimi anni chi ha governato aveva l'ombrello della Bce a proteggerli, se si chiude, pioverà tanto. E non sarà acqua.

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