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Europa, Dombrovksis il "falco" avverte l'Italia: "Tornerà il patto di stabilità, devono saperlo tutti". L'ombrello Covid si chiude

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Torna il patto di stabilità. E i membri Ue più fragili economicamente possono già iniziare a tremare. L'annuncio lo ha dato il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis: "Quando prepareranno i bilanci 2023, i Paesi dovranno tenere conto che la clausola" di sospensione del patto di stabiltà "verrà disattivata". Insomma, "l'ombrello protettivo" imposto per far fronte al dramma sanitario ed economico del Coronavirus sta per chiudersi. "Ora la questione è come esattamente verrà gradualmente rimosso", ha spiegato l'ex premier lettone, uno dei falchi rigoristi di Bruxelles, anche se ha chiarito che "ci saranno alcuni margini di tempo". 

"La risposta alla crisi è stata un successo. Abbiamo segni di una solida ripresa, la crescita del Pil è proseguita per il secondo trimestre, oltre le aspettative", ha sottolineato il numero 2 della presidente Ursula Von der Leyen, nonché sorta di "tutore" del commissario italiano all'Economia Paolo Gentiloni, al termine della riunione informale dell'Ecofin in corso di svolgimento a Brdo, in Slovenia. "Il supporto applicato durante la crisi non può durare per sempre - ha proseguito con spietata freddezza l'euroburocrate -, quando sarà il tempo, dovremmo iniziare a ridurre il deficit fiscale e il debito e allo stesso tempo gli Stati devono migliorare la qualità delle loro finanze nella revisione nella spesa".

Le parole chiave restano sempre le stesse. "Dobbiamo creare spazio per investire in aree che potenzialmente possono creare posti di lavoro, come la transizione verde e digitale. C'è un doppio compito: ridurre il deficit e investire. Gli investimenti da soli non bastano ma devono andare di pari passo con riforme strutturali che sono contenute nei Recovery plan. Serve un ambiente di mercato che incentivi gli investimenti, libero da colli di bottiglia. Tuttavia, le tecnologie digitali non vengono senza rischi e dovremmo proteggere i consumatori mentre promuoviamo l'innovazione". La sfida ora è tutta dei Paesi più arretrati. L'Italia, purtroppo, è tra questi. E almeno su questo l'Europa non ha colpe.

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