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Macron? Il simbolo di una Ue unita solo dall'idea di governare senza consenso

Carlo Nicolato
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«L'Europa non è mai stata così unita» dicevano. Dicevano anche che di fronte all'invasione russa all'Ucraina la Ue ha risposto con una sola voce e se perfino la Germania si è convinta ad armarsi e ad armare, forse, Kiev, c'era proprio da crederci. Lo stesso dicevano, prima ancora, del Green Deal, tutti d'accordo nel salvare il Pianeta, e dell'inflazione, che tanto è passeggera. Dicevano appunto, ma la realtà alla fine si è palesata drammaticamente diversa. E se a Bruxelles l'unione di intenti è stata azzoppata da bocciature di leggi date per scontate ("Fit for 55"), da ricatti (Ungheria sulle sanzioni alla Russia) e controriforme (il ritorno del carbone), nei singoli Paesi membri lo scollamento tra governo e cittadini è ormai acclarato: chi ci governa nemmeno ci rappresenta più, la presunta unità è solo fittizia.

 

 

ADDIO ROSSA ANDALUSIA - Lo dimostra il voto in Francia dove Macron ha sì vinto le elezioni presidenziali, grazie al cordone sanitario contro la Le Pen, ma ha poi perso la maggioranza all'Assemblea Nazionale con la stessa Le Pen che ha più che decuplicato i seggi, passando da 8 della scorsa legislatura a 90, e il gruppo di estrema sinistra Nupes guidato da Mélenchon che ne ha conquistati oltre 150. Che cos' hanno in comune la "fascista" Le Pen e il "comunista" Mélenchon? Nulla, se non che entrambi stanno all'opposizione, senza tentennamenti da due posizioni diverse criticano la misure economiche di Macron e la doppiezza del presidente sulla guerra in Ucraina.
«Deve scegliere tra guerra e diplomazia, non si possono fare le due cose insieme» ha detto la leader del Rassemblement National criticandola recente passarella presidenziale a Kiev.
Lo dimostra anche nella sua regionale portata il voto in Andalusia dove il Partito Popolare, che al governo nazionale sta all'opposizione, ha addirittura raggiunto la maggioranza assoluta conquistando più del doppio dei 26 seggi ottenuti alle scorse elezioni.
Un risultato clamoroso nella (ex) rossa Andalusia, che permetterà al Ppe di governare da solo senza l'appoggio dell'estrema destra di Vox che pure è salita a 14 seggi. I socialisti di Sanchez che governano il Paese dal 2018 hanno perso 1,3 milioni di voti in una regione che conta 8 milioni di abitanti, minorenni compresi.
No, l'Europa non è unita, i cittadini sono sempre più distanti da chi li rappresenta e in loro nome prendono decisioni. Questo succede, manco a dirlo, anche nella nostra Italia.
Nell'ultima tornata di elezioni locali ha vinto Fratelli d'Italia, ovvero l'unico partito che non appoggia il governo Draghi, mentre la principale forza che lo sostiene non ha raggiunto la doppia cifra da nessuna parte. «Il Movimento 5 Stelle non esiste più» ha detto la Meloni, ed è arrivato il momento di interrogarsi «se tenere ancora in piedi questo governo e questo Parlamento».
Alla conta dei governi europei senza consenso non manca certo la Germania, il cui Cancelliere ha raggiunto livelli di apprezzamento (39%) pari o inferiori a quelli di Biden. Scholz paga le scelte (specie su gas e petrolio dalla Russia) di chi lo ha preceduto e la vicinanza di alcuni illustri colleghi a Putin (Schroeder), ma soprattutto paga una politica fumosa sulla guerra in Ucraina, lo stesso "dialogo armato" di Macron con l'aggravante dell'invio a Kiev di armi obsolete ed inutili.
Per assurdo sono proprio questi tre, Scholz, Draghi e Macron, i tre che hanno rappresentato la presunta unità europea a Kiev la scorsa settimana, governanti senza consenso di una visita che è parsa una vacua passerella per tutti. Compreso per Zelensky, al quale è stata promessa, tanto non costa nulla, la candidatura per l'Ucraina nell'Unione Europea.

 

 

 

I DOLORI DI BIDEN - Un contentino con scadenza decennale, se va bene, che non rimpiazza certo uno dei motivi per cui Putin ha scatenato la guerra, ovvero la possibile adesione di Kiev alla Nato. Certo, quest' ultimo punto dipende più che altro dagli Stati Uniti, cioè dal presidente Biden, il quale se la sta passando perfino peggio dei suoi colleghi europei. Sommerso dall'inflazione, iniziata ben prima della guerra, dalla recessione incipiente e dalle divisioni interne al suo partito per Biden è ormai certa la sconfitta elettorale alle elezioni di midterm del prossimo novembre. Come Macron il presidente Dem, che attualmente "vanta" un consenso ai minimi inferiore al 40%, dovrà governare il suo Paese senza poter contare su una maggioranza parlamentare. Il che, visti i risultati finora ottenuti, è un bene per il suo Paese e perfino per l'Occidente. Alla conta manca Boris Johnson, ma non certo perché ce ne siamo dimenticati. Il premier britannico annaspa da anni tra scandali, voti di sfiducia e sconfitte elettorali. Guerra, inflazione e scelte economiche in questo caso non c'entrano, ma certo non si può dire che il suo governo abbia il vento in poppa.

 

 

 

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