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Gas, Von der Leyen confessa: siamo finiti in trappola

Sandro Iacometti
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La Russia ci ha fregato. E la Cina pure. È questo in buona sostanza il messaggio arrivato ieri da Ursula von der Leyen, che è rientrata dalle vacanze e si è accorta che il mondo sta venendo giù. A fine luglio la tempesta all'orizzonte era già abbastanza visibile, ma la Commissione si è limitata a varare un piano facoltativo per il razionamento dell'energia. Ora che i fulmini sono sopra la testa, la presidente ha annunciato un intervento di emergenza e una riforma strutturale del mercato dell'elettricità. Tema, quest' ultimo, di cui si discute da mesi, così come del tetto al prezzo del gas, senza alcun risultato. Per seguire il ragionamento bisogna mettersi seduti, perché la testa può girare. Il fatto, ha spiegato la von der Leyen è che Putin può chiudere i rubinetti da un momento all'altro, quindi ci «dobbiamo preparare». Come, al di là del solito razionamento, non si sa bene. Ma un strada c'è. «Il modo migliore per sbarazzarsi dei combustibili fossili russi», ha detto intervenendo al Forum di Bled, in Slovenia, «è accelerare la nostra transizione verso fonti energetiche verdi. Ogni chilowattora di elettricità che l'Europa genera da energia solare, eolica, idroelettrica, da biomasse dal geotermico o dall'idrogeno verde ci rende meno dipendenti dal gas russo».

 

 

Bene, ma ci sono due problemi. Non sollevati da Libero, ma dalla stessa presidente della Ue. Il primo è che «porre fine alla nostra dipendenza dai combustibili fossili russi è il primo passo». Perché «l'aumento vertiginoso dei prezzi sta mettendo a nudo i limiti dell'attuale struttura del mercato dell'elettricità. Che è stato sviluppato per circostanze diverse». Insomma, bisognerebbe arrivare al famoso disaccoppiamento del prezzo del gas da quello dell'energia sui mercati all'ingrosso, che può essere anche prodotta da altre fonti e non dovrebbe incorporare il costo del metano. Una riforma che la Spagna, il Portogallo, la Francia e pure l'Italia chiedono, inascoltati, dalla scorsa primavera.

 


INDISCREZIONI
Adesso, però, voci che arrivano da Bruxelles, pur ammettendo che si è ancora alla fase degli studi di fattibilità, assicurano che il dossier è alle battute finali. Così come continuano a trapelare indiscrezioni su un potenziale allargamento del fronte dei Paesi Ue favorevoli al tetto al prezzo del gas, altra questione di cui si discute da mesi senza riuscire a cavare un ragno dal buco, perché Olanda e Germania non ne vogliono sapere (almeno finché non avranno riempito fino all'orlo i loro depositi di metano acquistato a peso d'oro). Ma è il secondo problema posto dalla von der Leyen quello che demolisce, clamorosamente, qualsiasi speranza di uscire vittoriosi dalla guerra dell'energia. Vi ricordate il modo migliore per liberarci del ricatto di Mosca? Ebbene, sentite qua. Le transizioni verdi e digitali, ha spiegato la presidente della Commissione, «aumenteranno in modo massiccio il nostro fabbisogno di materie prime». In particolare, ha elencato, «serviranno più litio per le batterie, silicio metallico per i chip, terre rare per produrre magneti per veicoli elettrici e turbine eoliche: la domanda di queste materie prime potrebbe raddoppiare entro il 2030 e la domanda europea di batterie al litio è destinata ad aumentare ad un tasso annuo del 40% tra il 2020 e il 2025».

 

 


DIPENDENZA
Il problema? Il problema è che «delle 30 materie prime critiche oggi 10 provengono per lo più dalla Cina: dobbiamo quindi evitare di cadere nella stessa dipendenza del petrolio e del gas, non dobbiamo sostituire le vecchie dipendenze con nuove». Toh, la von der Leyen si è accorta che la transizione ecologica ci renderà schiavi della Cina. Possibile? È proprio così. «Dobbiamo assicurarci», ha proseguito, «che l'accesso a queste materie prime non venga usato per ricattarci, diversificando l'approvvigionamento e costruendo nuovi legami con partner affidabili e affini in tutto il mondo». Come? Quando? Non si sa. La sostanza è che ieri abbiamo appreso dalla paladina del green deal, a cui deve gran parte della sua nomina, che la rivoluzione verde su cui Bruxelles procede a testa bassa, anticipando ogni due tre mesi le scadenze per il raggiungimento degli obiettivi, ci consegnerà nelle mani di Xi Jinping. A questo punto orientarsi non è semplice. Dobbiamo usare le rinnovabili per liberarci dei combustibili fossili, ma liberarsi dei combustibili fossili non farà abbassare il prezzo dell'elettricità. E comunque quando saremo riusciti a fare a meno di gas e petrolio passeremo dalla padella di Mosca alla brace di Pechino, che ci taglierà litio e silicio se non facciamo i bravi. Il 9 settembre è convocato a Bruxelles il consiglio straordinario dei ministri dell'energia. Ci sarà da ridere. 

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