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Salvini contro Von der Leyen: "Disgustoso ricatto prima del voto"

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Alla vigilia del voto piovono le minacce di Ursula von der Leyen all'Italia, presidente della Commissione europea: "Vedremo il risultato delle elezioni in Italia. Se le cose andranno in una direzione difficile abbiamo gli strumenti per fare come in Ungheria, abbiamo gli strumenti per intervenire", ha affermato. Una minaccia, bella e buona. Alla quale ha risposto di primissima mattina Matteo Salvini. E lo ha fatto a tono: le parole della Von Der Leyen "suonano di minaccia", dice il leader della Lega a Radio Capital. La Von der Leyen "si preoccupi di mettere un tetto al prezzo del gas. Sono parole disgustose, il tono minaccioso è inaccettabile. Non può permettersi di influenzare, di ricattare", ha concluso picchiando durissimo Matteo Salivini.

Di seguito, vi proponiamo l'articolo di Francesco Specchia sulle minacce rivolte dalla Von der Leyen all'Italia

«Lavoreremo insieme ma vi teniamo occhio...», in sintesi.

Issata su una cattedra dell'Università di Princeton negli Stati Uniti, Ursula von der Leyen, per la prima volta, spolvera un splendida ambiguità, rispondendo a una domanda sul futuro dello Stato di diritto in Italia dopo le elezioni di domenica.

Dapprima la presidente della Commissione europea serve agli astanti una risposta diplomatica e d'approccio volenteroso: «Siamo pronti a lavorare con qualsiasi governo democratico». 

Qualsiasi governo. Dopodiché, arriva un avvertimento neanche troppo larvato: «Vedremo l'esito delle elezioni» in Italia. «Se le cose vanno in una situazione difficile - ho parlato di Ungheria e Polonia - abbiamo gli strumenti. Se le cose vanno nella giusta direzione... E le persone, a cui un governo è tenuto a rispondere, giocano un ruolo importante». E poi, continua la presidente: «La democrazia ha bisogno di tutti voi, è un costante lavoro in corso, non finisce mai. Non è mai al sicuro. Non si mette in una scatola e si tiene. È questione di come la gente protegge la democrazia. Vedremo l'esito delle elezioni, abbiamo appena avuto delle elezioni anche in Svezia». Sottinteso: anche in Svezia sono molto di destra, teniamo d'occhio pure loro.

E, così, con nonchalance, la commissaria accenna agli strumenti utilizzati contro la Polonia - il blocco dei fondi del Pnrr - e contro l'Ungheria, il blocco dei fondi di Coesione, con il meccanismo di condizionalità allo Stato di diritto, appunto per la tutela dello stato di diritto. «La Commissione è il guardiano dei Trattati. Li deve proteggere e difendere e ha gli strumenti legali per farlo». Sottotesto: rispettiamo le vostre urne, ma se non rigate dritto vi tagliamo tutti i fondi.

Quando c'è la fiducia c'è tutto. Se questi sono gli amici, figurarsi i nemici. Ora, seppur rarefatta, dal discorso di Von der Leyen esala, molto percepibile, una minaccia - o perlomeno- un avvertimento volto all'Italia della Meloni prossima a Palazzo Chigi. Si tratta, evidentemente, di un rigoroso invito a rimanere sulla retta via dei trattati internazionali e del patto di stabilità.È, questa, una postura istituzionale che indica due cose: lo stato d'animo agitato dal pregiudizio con cui Bruxelles sta assistendo alla campagna elettorale e all'addio di Mario Draghi. E la diffidenza verso un possibile nuovo governo italiano di centrodestra (di cui due componenti hanno, in effetti, affossato il governo Draghi). In soldoni. S' intravvede comunque un pregiudizio sul fatto che il Belpaese possa: a) non rispettare lo Stato di diritto (un'idiozia sonora e offensiva, come avvertire la Germania di controllarsi perché è stata nazista); b) non mantenere la linea sul contenimento del debito e del deficit che ci hanno finora assicutao l'erogazione dei fondi del Pnrr. E qui la cosa è più comprensibile. Interessante come la Ue spenda la sua stima, come noi col Pnrr....

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