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Putin, il vero obiettivo è il bilancio Ue: come può farci saltare in aria

Vladimir Putin

Carlo Nicolato
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L'Ucraina sta vincendo la guerra a colpi di miliardi- euro e dollari. Cifre talmente elevate per una Paese che produceva, prima della guerra, un pil annuo di appena 155 miliardi di dollari, che sia in Europa che negli Stati Uniti ci si sta chiedendo se mai Kiev sarà in grado di restituire quei soldi. Denaro che per la gran parte non è a fondo perduto. Giusto ieri è stato pubblicato il rapporto annuale della Corte dei Conti europea nel quale, tra un allarme e l'altro sulla tenuta finanziaria della Ue, si cita il caso dell'Ucraina e si avverte che la guerra sta mettendo a rischio il bilancio stesso, sia pure con cifre limitate rispetto alla spesa globale. Si parla di 4,7 miliardi di euro che l'Europa aveva già dato prima della guerra a Kiev nell'ambito di più programmi dell'Ue. Degli ulteriori 5 miliardi che hanno promesso giusto qualche settimana fa, parte di una pacchetto di "assistenza macrofinanziaria" di 9 miliardi che la Commissione Europea aveva già annunciato a maggio e dei quali finora solo uno, secondo i tempi pachidermici di Bruxelles e con grande delusione di Kiev, è stato erogato. A detta del presidente della Corte, Tony Murphy, il rischio è che l'Ucraina non sia poi in grado di restituire tale somma, un pericolo che si aggraverà ulteriormente quando ci sarà da ricostruire il Paese e tali somme si moltiplicheranno. «Ovviamente» ha detto «tutto dovrà essere molto ben controllato, data la situazione in cui si opererà e le grandi quantità di denaro che saranno richieste».

 

 

 

CATTIVO PAGATORE

Va tenuto conto peraltro che l'Ucraina è già stata salvata dal default più di una volta ben prima della guerra, e la crisi debitoria, si parla del 2014, era dovuta più che altro all'enorme corruzione che occupava gran parte dell'apparato produttivo del Paese. Pari preoccupazioni sono state sollevate anche negli Stati Uniti le cui cifre elargite a Kiev sono di gran lunga superiori a quelle europee. Difficile perfino fare un calcolo, visto che Biden ogni due o tre settimane promette nuovi stanziamenti e altre forniture di armi, ma secondo l'"Ukraine support tracker" del Kiel Institute for the World Economy, in totale fino al 3 ottobre Washington ha speso per Kiev 52,3 miliardi di dollari, la cui parte maggiore è andata in spese militari, 27,6 miliardi. Gli aiuti finanziari ammontano invece a 15,2 miliardi, mentre quelli umanitari a 9,5 miliardi. Certo, verrebbe da pensare che tale cifra è niente rispetto ai supposti 2300 miliardi di dollari buttati in Afghanistan in 20 anni. Il ritmo annuo però è più o meno lo stesso, e in fondo Biden non ha fatto altro che trasferire quel budget da una guerra all'altra. La grande differenza è che in Afghanistan i soldati statunitensi erano impegnati direttamente, in Ucraina no. E questo agli americani potrebbe non andare giù. Tantopiù che tra un po' c'è da votare il budget nazionale con il solito spettro dello shutdown, tra inflazione alle stelle, benzina sempre più cara, crisi economica e disoccupazione. Chi glielo spiega agli americani che i loro soldi sui quali si rischia la bancarotta sono finiti in parte per una guerra che non li riguarda direttamente?

 

 

 

SICUREZZA NAZIONALE

È più o meno questo il ragionamento che il senatore repubblicano Rand Paul fece a maggio quando ci fu da votare il pacchetto di aiuti più consistente da 40 miliardi di dollari: «Il mio giuramento è alla Costituzione degli Stati Uniti, non a una nazione straniera», disse, «e non importa quanto compassionevole sia la causa, il mio giuramento è alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Non possiamo salvare l'Ucraina condannando a morte l'economia statunitense». Sono passati 6 mesi da queste parole e nulla è cambiato, anzi se possibile molto è peggiorato nell'economia americana, tanto che ci si chiede che fine faranno gli aiuti a Kiev se Biden dovesse perdere le elezioni di midterm e i repubblicani conquistare la maggioranza al Congresso. «L'America non può permettersi di fornire un libretto degli assegni in bianco all'Ucraina quando abbiamo inflazione, prezzi del gas, crisi della catena di approvvigionamento, e crisi economica», dicono sempre più numerosi deputati repubblicani, «questo è ciò che sentiamo dire dai nostri elettori». 

 

 

 

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