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Pietro Bartolo, il paladino dei migranti col portaborse indagato

Carlo Nicolato
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Pietro Bartolo non è un membro del Parlamento Europeo qualsiasi, uno dei tanti superflui nomi in quota al Pd e quindi al gruppo dei Socialisti e Democratici di cui a fatica si ricorda il nome. Certo, Bartolo è anche vicepresidente del Libe, la Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, ma soprattutto è il "medico dei salvataggi" di Lampedusa, di cui è stato consigliere e vicesindaco per tanti anni e per quasi trenta è stato il responsabile sanitario delle prime visite ai migranti che sbarcano sull'isola. Pietro Bartolo è la storia di migliaia di immigrati sbarcati sulle nostre coste, è un documentario di Gianfranco Rosi (Fuocoammare) che ha vinto l'Orso d'Oro al festival di Berlino ed è stato candidato all'Oscar nella sua categoria. È anche un più recente film interpretato da Sergio Castellitto (Nour).

 

 


Pietro Bartolo è Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana, è tanti riconoscimenti di cui non basterebbe lo spazio per elencarli, come il "Premio Sérgio Vieira de Mello" per essersi distinto tra «coloro che si adoperano per la coesistenza e cooperazione pacifica tra società, religioni e culture», o il "Premio Don Beppe Diana - per amore del mio popolo". Bartolo è anche un libro dal titolo Lacrime di sale (Mondadori, 2016), scritto con la giornalista Lidia Tilotta, anche quello gratificato col suo bel premio letterario, il Vitaliano Brancati. Insomma Pietro Bartolo è uno di quei massimi simboli della sinistra italiana ed europea, contro cui a suo tempo si è ripetutamente scontrato il ministro Salvini e poi, più tardi, il presidente Meloni. E in quanto tale non può di certo venire offuscato da basse questioni di mazzette provenienti da Paesi che non rispettano i diritti umani. Il Qatargate, sia detto subito, lo ha solo sfiorato, lui non c'entra proprio nulla, e già prima che che la procura belga cominciasse a interessarsi del suo assistente Davide Zoggia, ha rimesso il suo mandato da relatore ombra del gruppo dei Socialisti e Democratici del testo sulla liberalizzazione dei visti a Kuwait e Qatar. Un atto dovuto perché è il gruppo che per primo ha preso le distanze e chiesto la sospensione dell'iter riguardante i visti, ma anche un segnale per dire che «io con questo schifo non voglio aver niente a che fare».

 

 


Bartolo ha poi chiarito che il suo collaboratore è condiviso con un altro eurodeputato, Brando Benifei, sottolineando che Zoggia «non c'entra nulla con questa storia» ma si è ritrovato coinvolto in quanto abitava in subaffitto nella casa di Giuseppe Meroni, ex assistente di Antonio Panzeri. Insomma gli inquirenti sono andati in quella casa per cercare Meroni ma hanno trovato Zoggia «che è caduto dalle nuvole». Bartolo ha poi ribadito che il suo fidato assistente non ha si è mai occupato di questa brutta faccenda: «È una cosa schifosa che sta gettando fango su tutti». Aggiungendo che se le accuse che riguardano Panzeri e tutti gli altri «sono vere devono rinchiuderli e buttare le chiavi nella fossa delle Marianne». 

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